sabato 7 agosto 2010
Un gruppo di medici stranieri (sei americani, un britannico e un tedesco) appartenenti a una ong cristiana sono stati assassinati a colpi di arma da fuoco. Facevano parte dell'International asisstence mission (Iam). Duplice accusa dei taleban nei loro confronti: erano spie e facevano proselitismo.
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Un gruppo di medici stranieri (sei  americani, un britannico ed un tedesco) di una ong cristiana  sono stati brutalmente assassinati a colpi d'arma da fuoco  insieme a due accompagnatori locali nell'Afghanistan  nord-orientale dai talebani che hanno rivendicato il gesto accusando le vittime di aver svolto proselitismo, ma soprattuttodi aver cercato di localizzare le basi degli insorti in un distretto della provincia di Badakhshan. Li hanno messi in filae fucilati, ha raccontato un interprete che è stato salvato perchè, ha raccontato, si è messo a recitare il Corano.Poco dopo che le prime informazioni sul massacro dei sette uomini e delle tre donne del gruppo sono state diffuse dai media afghani, il direttore della International Assistence Mission (Iam), Dirk Frans, ha firmato a Kabul un comunicato in cui ha confermato che «le vittime erano operatori della sua associazione caritativa» senza scopo di lucro, in Afghanistan dal 1966.In questa lunga storia la Iam ha perso nel conflitto quattro  operatori, prima di questa recente vicenda, e subito le violenze dei talebani che, al potere nel 2001, espulsero i suoi membri  per tre mesi dal paese. Lo stesso Frans ha chiarito ai giornalisti che il capo della missione che si era recata per due settimane nel Nuristan, al  confine con il Pakistan, per un progetto oculistico con la  popolazione di vari villaggi, era l'optometrista americano Tom Little. Di essa faceva parte anche una nota professionista britannica, Karen Woo.«I volontari di questa associazione sono persone molto preparate - ha detto il medico afghano Aref Oryakhail, impegnato con la Cooperazione italiana - e il loro lavoro è molto apprezzato negli ospedali dove operano a Herat, Kabul e Jalalabad». Terminato il lavoro in Nuristan, hanno riferito presso la  sede dell'Iam, il gruppo si è messo in viaggio per rientrare a  Kabul. L'ultimo contatto via telefono satellitare con la base è avvenuto mercoledì. Su quello che è successo poi esistono solo notizie frammentarie.Il governatore del Nuristan, Jamaluddin Badar, ha detto di  avere saputo che i medici, a bordo di tre fuoristrada, hanno  attraversato il confine con il Badakhshan ieri. «Si sono  fermati - ha riferito - in un ristorante per il pranzo nella impervia Sharron Valley delle montagne dell'Hindu Kush».  Dopo questo passaggio è venuto il cruento epilogo. Il capo della polizia locale, generale Aqa Noor Kintoz, ha detto che in base a testimonianze di residenti della zona, «un commando di uomini armati con barbe rosse hanno aperto il fuoco sui veicoli catturando il gruppo e trasferendolo in una zona remota dove i medici e due afghani sono stati barbaramente uccisi». Si deve ricordare che è tradizione in certe zone tribali afghane e pachistane che gli uomini si tingano le barbe con hennè.Due le rivendicazioni dell'operazione. La prima da parte del  gruppo Hezb-i-Islami di Gulbuddin Hekmatyar, che effettivamente, opera a cavallo della frontiera afghano-pachistana, e la seconda dei talebani del Mullah Omar. Gli analisti sono propensi ad accreditare piuttosto  quest'ultima. Prima, per telefono, il portavoce degli insorti Zabihullah Mujahid ha sostenuto che i «missionari cristiani» facevano proselitismo ed «avevano Bibbie in dari da distribuire alla gente». Poi, in un comunicato pubblicato nella pagina web,ha assicurato che svolgevano «nell'area una missione clandestina contro i mujaheddin, con l'obiettivo di localizzare le loro basi nel distretto di Kuran Minjan».Uno dei loro interpreti afghani sarebbe stato risparmiato dai talebani perché ha recitato alcuni versetti del Corano. L'uomo, di cui è stato reso noto solo il nome, Saifullah, ha raccontato alla polizia che il gruppo aveva «passato diverse notti all'aperto. Poi l'ultimo giorno un gruppo di uomini armati è arrivato, li ha messi in fila e li ha uccisi. Poi hanno rubato tutto». È stato proprio nel momento dell'esecuzione che l'uomo ha recitato alcuni versetti del Corano e i Talebani, rendendosi conto che era un musulmano, lo hanno graziato.
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