venerdì 16 giugno 2023
Le Nazioni Unite lanciano un nuovo allarme sull’aumento delle aree non fertili. Al centro delle iniziative di domani le donne, motore per il reperimento delle risorse idriche nelle aree più povere
La desertificazione «globale» minaccia 168 Paesi

Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

Di sete non soffre solo l’Africa. La mancanza di acqua è un problema per almeno 168 Paesi del mondo. Stima che negli anni a venire è destinata ad aumentare fino a diventare di portata globale. È questo lo scenario che fa da cornice alla Giornata Onu contro la desertificazione e la siccità che si celebra domani. Sono quasi trent’anni che le Nazioni Unite invitano la comunità internazionale a prendere consapevolezza dei rischi causati dal prosciugamento delle risorse idriche del pianeta. Era il 17 giugno del 1994 quando l’Assemblea generale Onu adottò la Convenzione sulla prevenzione della desertificazione. L’unico trattato legalmente vincolate in materia per le 197 parti che lo hanno sottoscritto. L’urgenza di sottrarre la terra all’aridità che compromette la qualità e l’abbondanza dei raccolti, oltre all’equilibrio degli ecosistemi, è oggi ancor più grave. Fiumi prosciugati, laghi bassi, campi spaccati dal sole interessano ormai tutte le aree geografiche.

È stato stimato che la siccità, in aumento del 29% dal 2000, rende inutilizzabili ogni anno 12 milioni di ettari di terreni coltivabili. Non è necessario aspettare l’estate per rendersi conto di quanto grande sia la portata di questo dramma che, ovvio, incide soprattutto sulle popolazioni dei Paesi in via di sviluppo, spesso costrette a migrare per sopravvivere alle carestie. La mancanza di acqua penalizza in particolare le donne che vivono in queste zone. A loro è dedicata, non a caso, la giornata di domani. Sono le ragazze che si preoccupano di andare a cercare l’acqua e di portarla al villaggio.

Le donne, ancora, non possiedono la terra ma rappresentano il 50% della forza lavoro impiegata nei campi agricoli. La verifica sull’avanzamento del deserto e degli sforzi compiuti per contrastarlo è oggetto, ogni due anni, di una conferenza delle parti (Cop). L’ultima, la 15esima, si è tenuta l’anno scorso in Costa d’Avorio. Secondo Alain-Richard Donwahi, che è il presidente di Cop15, la siccità è un effetto del cambiamento climatico che «troppo a lungo stato è stata relegata solo all’Africa». È chiaro che adesso non è più così. «Non c'è più tempo, dobbiamo agire», ha sollecitato, per evitare che abbia «un impatto significativo sulla sicurezza alimentare». Mondiale, non regionale. Cosa rischiamo? Le perdite agricole causate dalla mancanza di acqua potrebbero aumentare di cinque volte in 70 anni. Entro il 2050 le persone che potrebbero essere costrette a migrare sono 200 milioni.



© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: