lunedì 11 dicembre 2023
La 31enne si è trasferita dallo Stato che le aveva vietato la pratica per una malformazione del feto. Una sentenza precedente l'aveva invece autorizzata
Lascia il Texas la donna a cui la Corte aveva vietato l'aborto in extremis

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Kate Cox, la donna alla ventesima settimana di gravidanza e in pericolo di vita alla quale la Corte Suprema del Texas ha negato l’aborto, ha lasciato lo Stato. Lo riferiscono fonti informate a The Hill. Madre di due bambini, la 31enne sta combattendo da settimane una battaglia legale per poter interrompere la gravidanza per via di una grave malformazione del feto. Venerdì scorso la Corte Suprema statale aveva sospeso l’interruzione della gravidanza, dopo che il giorno prima la donna aveva ottenuto invece l'approvazione a abortire da una giudice distrettuale. Il magistrato, Maya Guerra Gamble, aveva ammesso un’eccezione alla legge statale che vieta la procedura dopo le sei settimane di gestazione in base a una disposizione che consente l’intervento solo quando la salute di una donna è a rischio. Cox e i medici sostengono che la condizione diagnosticata al suo bambino non ancora nato, la trisomia 18, potrebbe causarle la perdita della fertilità se non le fosse consentito abortire. Ma il procuratore generale del Texas, Ken Paxton, aveva immediatamente presentato una petizione all'Alta corte per impedire la procedura.

Il massimo tribunale texano gli ha dato ragione, congelando la sentenza del giudice di grado inferiore. La decisione è temporanea e la Corte si è riservata il diritto di emettere un’opinione definitiva, ma non ha precisato in che tempi. Si tratta del primo caso in cui una donna ha chiesto a un tribunale un aborto d'emergenza da quando è stata abrogata la sentenza Roe v. Wade nel 1973, il 24 giugno dello scorso anno. Il fatto segna, qualunque sia l’esito finale, l'ultimo sviluppo di un acceso scontro politico e sociale sull’aborto in atto nello Stato del Sud, che dopo l’annullamento della sentenza federale che creava un "diritto" costituzionale all’aborto, ha approvato alcune delle leggi più restrittive degli Stati Uniti. Il caso ha anche acceso il dibattito sulle eccezioni mediche alle leggi anti-aborto entrate in vigore in una ventina di Stati negli ultimi 12 mesi. La causa di Cox è infatti solo una delle numerose intentate a livello statale da quando la Corte Suprema degli Stati Uniti ha annullato il precedente che ha legalizzato l’aborto cinquant'anni fa. Ma la situazione in Texas è unica perché lo Stato repubblicano punisce anche chi collabora a eseguire un aborto.

La causa di Cox cercava infatti di proteggere suo marito e la dottoressa Damla Karsan, che si è offerta di assisterla nella procedura. I medici del Texas colpevoli di aver eseguito aborti illegali rischiano fino a 99 anni di carcere, multe fino a 100.000 dollari e la revoca della licenza medica.

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