sabato 10 dicembre 2022
Dure critiche a Vladimir Putin alla consegna dei premi all’attivista bielorusso Ales Bialiatski, attualmente in carcere, alla Ong ucraina Ccl e alla russa Memorial
A Oslo il Nobel della pace per l'Ucraina: «Non abbiate paura, verrà primavera»

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«Non mi pento. Mi guardo dentro e i miei ideali non sono cambiati, non hanno perso il loro valore, non sono sbiaditi». Ha riempito con le parole scritte in carcere il suo posto vuoto, affidandole alla moglie Natalia Pintchuk: in cella dal mese di luglio dello scorso anno, l’attivista bielorusso Ales Bialiatski, presidente del centro per i diritti umani “Viasna”, è stato insignito a ottobre del Premio Nobel per la Pace 2022, assieme al Centro perle libertà civili (Ccl), e alla Ong russa Memorial. Bialiatski e le due organizzazioni per i diritti umani sono state premiate per «promuovere il diritto di criticare il potere e proteggere i diritti fondamentali dei cittadini», e anche per i loro sforzi nel documentare i crimini di guerra, le violazioni dei diritti umani e il potere, ha spiegato la giuria del Nobel, in occasione della consegna dei premi avvenuta ieri nel Municipio di Oslo, alla presenza della famiglia reale norvegese. Il presidente del Comitato per il Nobel norvegese ha dichiarato durante la cerimonia che i «pensieri del comitato sono rivolti a tutti i prigionieri di coscienza in Bielorussia». «In particolare, pensiamo ad Ales Bialiatski nella sua oscura e isolata cella di prigione a Minsk», ha detto Berit Reiss-Andersen al pubblico, che comprendeva il re Harald e la regina Sonja.


«“Non abbiate paura!”. Queste le parole che disse papa Giovanni Paolo II negli anni ‘80 quando venne nella Polonia comunista. Allora non disse altro, ma fu sufficiente. Perché so che viene sempre la primavera dopo l’inverno»: è il messaggio inviato da Bialiatski, sessanta anni, nel giorno in cui ricorre la Giornata mondiale dei diritti umani.

Per l’attivista la Russia vuole trasformare l’Ucraina in una «dittatura dipendente» come la Bielorussia. «Tutta la Bielorussia è in prigione», ha detto ancora Bialiatski attraverso la moglie, chiedendo allo stesso tempo «giustizia e libere elezioni», e contestando Mosca per il sostegno al regime di Minsk. Secondo le Nazioni Unite, sono quasi 1.100 tra attivisti, membri dell’opposizione e giornalisti le persone detenuti con «accuse motivate politicamente» in Bielorussia. Da parte sua, il presidente della Ong Memorial, Yan Rachinsky – nel suo discorso di accettazione del Nobel – ha criticato la guerra «folle e criminale» del presidente Vladimir Putin. «Oggi il numero di prigionieri politici in Russia è superiore al totale dell’intera Urss all’inizio del periodo della perestrojka negli anni Ottanta», ha aggiunto Rachinsky.

Nessuna parola di riconciliazione è arrivata dalla vincitrice ucraina del premio Nobel per la Pace. Oleksandra Matviichuk, che guida il Centro per le libertà civili (Ccl), ricevendo il riconoscimento, ha dichiarato che la pace nel suo Paese non può essere raggiunta «deponendo le armi» contro la Russia di Vladimir Putin. «Il popolo ucraino vuole la pace più di chiunque altro al mondo - ha proseguito -. Ma la pace per un Paese sotto attacco non può essere raggiunta deponendo le armi. Non sarebbe pace, ma occupazione». «Dobbiamo istituire un tribunale internazionale e assicurare alla giustizia Putin, Lukashenko e gli altri criminali di guerra. Sì, è un passo coraggioso. Ma dobbiamo dimostrare che lo stato di diritto funziona e la giustizia esiste, anche se in ritardo». «I leader autoritari vedono qualsiasi tentativo di dialogo come un segno di debolezza», ha concluso.


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