I ricchi inquinano di più. A danno dei poveri

Rapporto Oxfam: in un solo giorno un individuo appartenente allo 0,1% più ricco del pianeta emette più C02 di quella prodotta in un anno dal 50% più indigente
October 29, 2025
I ricchi inquinano di più. A danno dei poveri
Una strada inondata dall'acqua e dai rifiuti in Pakistan / EPA/A. HUSSAIN
Un miliardario inquina in un giorno quello che il più povero inquina in un anno: non è certo una novità che i più poveri e i più fragili subiscono in misura maggiore gli effetti del cambiamento climatico. Ma oggi un nuovo report, diffuso da Oxfam in vista della Cop30 in Brasile, rivela come in un solo giorno un individuo appartenente allo 0,1% più ricco del pianeta emetta più C02 di quella prodotta in un anno dal 50% più povero della popolazione mondiale.
Non solo, i ricchi inquinano sempre di più e i poveri di meno: dal 1990, infatti, la quota di emissioni totali del top 0,1% è cresciuta del 32%, mentre la metà più povera dell'umanità l’ha vista ridursi del 3%. "La crisi climatica è strettamente connessa all’acuirsi delle disuguaglianze globali e ne aggrava la portata. - ha detto Francesco Petrelli, portavoce di Oxfam Italia - Gli individui più ricchi del mondo finanziano e traggono profitto da questa crisi, mentre il resto della popolazione mondiale ne fa le spese”.

I super ricchi investono anche in settori devastanti per il clima

I super ricchi non solo emettono una quantità enorme di CO2 a causa del loro stile di vita, ad esempio con l’uso di jet e yacht privati, ma investono anche in attività economiche tra le più inquinanti e ne traggono profitto. Il report rileva infatti come, in media, un miliardario, attraverso i propri investimenti, sia responsabile dell’emissione di 1,9 milioni di tonnellate di CO2 all'anno. Una quota di emissioni paragonabile a quella prodotta da un jet privato che facesse 10 mila volte il giro del pianeta.

Alle Cop più lobbisti di delegati dei 10 paesi più colpiti dalla crisi climatica

Quasi il 60% degli investimenti dei miliardari globali è realizzato in settori che hanno un impatto devastante sul clima, come quello petrolifero o minerario. L’influenza esercitata da questa ristretta élite di super ricchi e dalle grandi corporation sta anche condizionando e indebolendo considerevolmente i negoziati sul clima. Alla Cop29 di Baku, ad esempio, risultavano accreditati ben 1.773 lobbisti delle industrie del carbone, del petrolio e del gas, più di quanti fossero i delegati dei 10 paesi più colpiti al mondo dalla crisi climatica.
"In questo momento le politiche per il clima sono condizionate sempre più dalla tutela di interessi privati e da un’economia che guarda al passato, basata sull’estrattivismo fossile, a discapito del bene comune. – aggiunge Petrelli – Da tempo le aziende inquinanti e i super ricchi, che le controllano, portano avanti campagne di disinformazione sulla crisi climatica e cause legali contro le Ong e i governi che cercano di opporsi. Per limitare questo potere di condizionamento delle politiche sul clima, serve una decisa azione in occasione della Cop30 che porti a tassare di più i grandi inquinatori, a vietare le attività di lobbying in favore dei combustibili fossili, dando voce e spazio nel processo decisionale ai paesi che sono più colpiti dalla crisi climatica, pur essendone i meno responsabili”.

La crisi climatica colpisce soprattutto le donne

L’impatto della crisi climatica è inoltre negli ultimi anni sempre più forte sulle donne sia nei Paesi ricchi che, soprattutto, in quelli del Sud globale: oggi nel mondo 4 migranti climatici su 5 sono donne, che hanno, in media, una probabilità 14 volte più alta di restare vittime di disastri naturali rispetto agli uomini; anche nelle città europee ondate di calore sempre più forti e frequenti producono un maggior numero di decessi tra le donne.
Per questo Oxfam, in occasione della Cop30, ha lanciato la campagna di sensibilizzazione e attivismo “Climate Justice Is Gender Justice”. L’obiettivo è di portare l’attenzione su un tema cruciale, come la rilevanza degli aspetti di genere nel contrasto ai cambiamenti climatici. Un tema poco considerato nelle politiche di lotta al cambiamento climatico definite prevalentemente da uomini: in Europa, ad esempio, meno del 27% dei ministri con delega all’ambiente sono donne. La campagna coinvolgerà centinaia di giovani con tante iniziative e attività di sensibilizzazione fino al Climate Pride del 15 novembre a Roma, in occasione della giornata di mobilitazione globale per il clima che si svolge in simultanea in molti paesi europei.

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