Dentico: «Mine antiuomo in Ucraina? Così a Kiev la guerra non finirà mai»

La ex coordinatrice della campagna italiana per l'abolizione delle mine: «La decisione di Zelensky di uscire dal Trattato? Un errore grande, la devastazione aumenterà»
June 30, 2025
Dentico: «Mine antiuomo in Ucraina? Così a Kiev la guerra non finirà mai»
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«È un segnale di regressione politica drammatico, a meno di trent’anni dall’avvio della campagna per la messa al bando delle mine antiuomo». Nicoletta Dentico di quella campagna è stata a lungo coordinatrice per l’Italia e oggi, quando le si chiede un commento sulla scelta dell’Ucraina di uscire dalla Convenzione di Ottawa, diventa un fiume in piena. «L’annuncio di Zelensky ha un solo significato: la guerra andrà avanti per molto tempo e continuerà anche quando sarà finita». È la tragedia di questi strumenti di morte, pensati originariamente per dividere il terreno di battaglia tra i contendenti, e invece deflagrata in una catastrofe umanitaria senza fine, che neppure l’impegno della comunità internazionale e della società civile in questi anni è riuscito a bloccare. «Ci sono Paesi come Indocina, Laos e Vietnam in cui l’azione di rimozione dura da mezzo secolo e il lavoro è destinato a continuare» spiega Dentico.
Con l'uscita dell'Ucraina dal Trattato internazionale sulle mine antiuomo, la guerra mostra ancora una volta il suo volto più crudele. Che conseguenze possono esserci, a questo punto?
Chiunque si ritiri dalla messa al bando delle mine compie un errore, tecnicamente e tatticamente, molto grande. Lo diceva il gruppo di lavoro che negli anni Novanta, coordinato dalla Croce rossa internazionale, aveva fatto il punto sul tema, frutto di un’analisi sul campo durata due anni: nel testo cui poi fece riferimento la campagna per la moratoria di questo tipo di armi, si sosteneva infatti che le guerre non si vincono con le mine e che la devastazione portata durerà all’infinito.
Qual è, dal punto di vista militare, la funzione delle mine?
Sia le mine antipersona che le mine anticarro devono impedire o rallentare l’accesso dell’esercito nemico in determinate zone. Si dissemina il territorio di mine per evitare l’incedere delle forze armate avversarie, per colpire il morale di chi è contro di te. Così facendo le operazioni belliche vanno incontro a delle frenate, l’impasse militare diventa permanente e tu puoi rioccupare il territorio. Senza neppure renderti conto che in futuro, a saltare su quei marchingegni sarà soprattutto la popolazione civile.
C’è un legame tra la decisione di Kiev di uscire dalla Convenzione di Ottawa e il via libera al riarmo voluto dalla Nato, con il 5% del Pil da investire in strumenti di difesa?
L’Ucraina aveva già comprato mine dagli Stati Uniti: si tratta di mine più tecniche, a tempo. Ci prepariamo a guerre lunghe e dobbiamo tornare, come è stato detto con toni propagandistici durante l’assemblea della Nato di settimana scorsa, a concepire la guerra come strumento di gestione delle controversie internazionali. Kiev uscirà devastata da tutto questo, senza dimenticare i danni che la popolazione locale già colpita dagli effetti delle mine denuncia, insieme all’ecocidio in corso, come sempre succede durante i conflitti.
Che fine ha fatto la stagione di speranza e impegno cui assistemmo negli anni Novanta, in chiave di disarmo internazionale e di rilancio della diplomazia? Le attività di sminamento a questo punto sono destinate a interrompersi?
La campagna anti-mine proseguirà, così come le azioni sul campo. Il problema è che i programmi Onu saranno sempre meno finanziati, visto che il taglio ai finanziamenti voluti dagli Usa su molti capitoli di spesa avrà un effetto a catena anche su altri Paesi donatori. La verità è che un tempo la società civile faceva scrivere trattati all’avanguardia, oggi fa fatica a farsi ascoltare dai governi. E delle tragedie provocate dalla violenza dell’uomo sull’uomo pagheremo il conto a lungo, purtroppo.
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