Dazi e terre rare, così tra Usa e Cina è scoppiata la pace

Raggiunto un accordo: Washington rinuncia a nuove misure punitive e Pechino alle restrizioni sui minerali. Intesa definitiva anche per TikTok
October 27, 2025
Il presidente Usa Donald Trump sbarca in Giappone
Il presidente Usa Donald Trump sbarca in Giappone/ ANSA
Pace fatta tra Stati Uniti e Cina? Si tratta di una svolta reale e “ferma”, non soggetta alle oscillazioni ondivaghe del presidente a stelle e strisce Donald Trump, deciso a usare la arma dei dazi per strappare concessioni e mettere nell'angolo anche gli alleati storici degli Usa? La prima e la seconda economia al mondo hanno concordato il quadro di un potenziale accordo commerciale. Insomma, una tregua. Il testo, ha spiegato il segretario al Tesoro statunitense Scott Bessent, sarà discusso durante l'incontro tra lo stesso Trump e il presidente cinese Xi Jinping previsto per giovedì in Corea del Sud, il primo dal 2019. Quali sono dunque i contenuti concordati? Su cosa si basa la pax trumpiana? Primo. Niente ulteriori dazi del 100% sui prodotti cinesi, “arma” più volte minacciata dallo stesso presidente Usa. Per ora non se ne parla. Capitolo TikTok: l’intesa includerebbe un "accordo definitivo". Da parte sua Pechino si impegna a sospendere le restrizioni alle esportazioni globali di terre rare, rinunciando di fatto a usare la leva dei minerali rari, suo asso nella manica nella partita mondiale sul commercio. Un dato certifica la "forza" cinese: il gigante asiatico lavora circa il 90% delle terre rare mondiali, utilizzate per realizzare prodotti di ogni tipo, dai pannelli solari agli smartphone. La Cina, poi, effettuerà acquisti "sostanziali" di soia americana.
Trump ostenta ottimismo. Il presidente Usa, poco prima di atterrare a Tokyo dove oggi incontrerà la neopremier nipponica Sanae Takaich,si è detto certo di “raggiungere un accordo commerciale”, spargendo attestati di stima nei confronti del "collega” cinese Xi. “Avremo un'ottima conversazione, ho molto rispetto per il presidente cinese", ha assicurato. Non solo: Trump ha annunciato che si recherà in Cina all'inizio del 2026. "Sono stato invitato ad andare in Cina e lo farò all'inizio del prossimo anno. Abbiamo già tutto deciso. Il presidente Xi può venire a Washington, o a Palm Beach, o da qualche altra parte in seguito".
I due giganti provano, insomma, a disinnescare il rischio di un ulteriore inasprimento della guerra commerciale mentre Trump è impegnato nella sua “campagna d'Asia”. Nel tour in Malaysia, Giappone e Corea del Sud, il presidente intende siglare accordi con altri Paesi - lo ha già fatto con la Malaysia - per ottenere i minerali essenziali e ridurre così la dipendenza americana da Pechino. In base agli accordi raggiunti, Washington manterrà un'aliquota tariffaria del 19% sulla maggior parte delle esportazioni da Malaysia, Cambogia e Thailandia, mentre alcuni prodotti saranno esentati. La misure sul Vietnam rimarranno al 20%. La politica dei dazi, appassionatamente praticata da Trump, dunque resta. Confermandosi strumenti duttile (e imprevedibile) nelle mani della potenza Usa. "I dazi vengono annunciati, poi rinviati, poi applicati, poi parzialmente annullati di nuovo, poi aumentati quando i Paesi interessati reagiscono, e così via in un'infinita confusione di messaggi contrastanti e disordine", scrive il King’s College London. "Questo fattore ha sollevato la questione se l'approccio di Trump ai dazi sia strategico – in cui il caos è uno stratagemma deliberato per rendere i partner commerciali più disposti a offrire concessioni, timorosi di ciò che potrebbe accadere da un presidente che si sta costruendo con cura una reputazione di imprevedibilità; o sia soltanto caos senza una vera strategia di fondo, caos creato in gran parte al momento da un presidente che non sa molto e non è interessato alle complessità delle politiche pubbliche.
La diplomazia americana, intanto, starebbe lavorando a un vero e proprio colpo di teatro. Un (nuovo) incontro tra Trump e il leader nordcoreano, Kim Jong-un, al confine tra le due Coree a margine del vertice Apec in programma a Gyeongju. Un faccia a faccia definito dalla vicedirettrice della sicurezza nazionale dell'ufficio presidenziale sudcoreano, Oh Hyun-joo “improbabile ma possibile”. Pyongyang spesso "sfida le aspettative". Il presidente Usa, sull'Air Force One, ha detto che vorrebbe incontrare Kim se lui lo desiderasse”: "Sono andato molto d'accordo con Kim Jong-un, mi piaceva lui, piacevo a lui, se vuole incontrarlo, sarò in Corea del Sud".

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