venerdì 11 febbraio 2022
Le ragazze avevano manifestato a metà gennaio. Dopo aver disperso la protesta, gli studenti coranici sono andati a prenderle a casa
Donne sfollate ricevono assistenza da uomini dell'Onu alla periferia di Kabul

Donne sfollate ricevono assistenza da uomini dell'Onu alla periferia di Kabul - Reuters

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AGGIORNAMENTO DEL 15 FEBBRAIO: RILASCIATE LE QUATTRO ATTIVISTE SCOMPARSE DA GIORNI

Da mesi le donne afghane sono sparite dalle strade di Kabul e da giorni quattro attiviste sono sparite del tutto. Il ritorno al potere dei taleban, nell’agosto scorso, ha fissato l’inizio di un processo apparentemente inarrestabile di erosione dei diritti conquistati dalla donne in vent’anni di presenza straniera.

Mamme, sorelle e mogli sono state relegate in casa e intabarrate nei burqa come previsto dal “ministero per la Promozione delle virtù e la Prevenzione del vizio”, istituto inaugurato con sollecitudine dai nuovi amministratori del Paese; tutte hanno dovuto il lasciare il lavoro; poche hanno potuto continuare a studiare (in classi separate); nessuna riesce più a protestare. Ci avevano provato, all’inizio, alcuni gruppi di attiviste, sfidando i fondamentalisti con i loro cartelli scritti a mano tenuti stretti davanti alle telecamere straniere.

Erano state prese a bastonate, ma il mondo teneva ancora ancora gli occhi sull’Afghanistan, subito dopo il ritiro americano, e quella visibilità era uno scudo. A sei mesi di distanza, con i taleban di nuovo padroni del loro mondo in macerie e l’attenzione internazionale dirottata altrove, ogni parola in più, ogni parola contro, può costare la vita.

Tamana Paryani, Parwana Ibrahim Khil, Mursal Ayar, Zahra Mohammadi, ci hanno provato lo stesso. Il 16 gennaio hanno manifestato per strada contro l’obbligo di indossare il velo. I taleban le hanno fatte smettere sparando spray al peperoncino. Hanno sequestrato i filmati (comunque circolati online). Poi sono andati a prenderle a casa. Le prime due sono state prelevate il 19 gennaio. Settimana scorsa è toccato alle altre.

L’Alto commissariato Onu per i diritti umani ha espresso forte preoccupazione per la loro sorte. «Arrestate o sequestrate», ha detto una portavoce, che ha fatto riferimento alle «autorità di fatto» del Paese chiedendo loro «un’indagine efficace e trasparente», oltre, ovviamente alla liberazione immediata e al rispetto dell’integrità fisica e mentale delle ragazze. Le “autorità di fatto”, per ora, ha hanno liquidato tutta la faccenda come «una montatura studiata solo per ottenere asilo». Dell’accaduto resta un video, girato da Tamara Paryani quando i taleban sono arrivati a prenderla: sfondano la porta di casa, lei urla. La portano via. Da allora, più nulla.

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