mercoledì 18 maggio 2022
La guerra in Ucraina ha contribuito ad aumentare i prezzi del cibo e questo ha aggravato ulteriormente una situazione già tragica. L'analisi di Oxfam e Save the children
Pozzi inariditi a Mansa, contea di Wajir, Kenya

Pozzi inariditi a Mansa, contea di Wajir, Kenya - Khadija Farah/Oxfam

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Non bastavano i mali endemici, dal debito insostenibile alla sordità dei Paesi ricchi che tagliano sugli aiuti, poi sono arrivate l'ennesima siccità, la pandemia di Covid-19 e infine la guerra in Ucraina. Questi ultimi due eventi hanno determinato un aumento dei costi del cibo, a cominciare dai cereali, a livello mondiale. La ciliegina sulla torta della fame.

In particolare in Etiopia, Kenya e Somalia, la siccità e la carenza di cibo potrebbe uccidere una persona ogni 48 secondi, calcolo fatto facendo riferimento alle esperienza passate. È quanto denunciano oggi Oxfam e Save the children in un rapporto.

A 10 anni dall’ultima carestia che ha fatto 260.000 vittime in Somalia, la metà delle quali bambini sotto i 5 anni, la comunità internazionale sembra incapace di evitare la fame in Africa orientale. Al momento, già quasi mezzo milione di persone è in carestia in alcune regioni di Somalia e Etiopia, mentre in Kenya 3,5 milioni soffrono la fame.

“Tutti gli appelli delle Nazioni Unite per la risposta umanitaria nei diversi Paesi sono scarsamente finanziati, a causa di altre crisi, come quella ucraina, aggravando ulteriormente la piaga della fame in questa parte dell’Africa”, ricordano le due organizzazioni.

In Somalia, Etiopia e Kenya, il numero di persone che soffrono la fame estrema è più che raddoppiato dallo scorso anno, passando da 10 a oltre 23 milioni.

Ciò accade in Paesi stritolati da un debito che è più che triplicato in meno di un decennio (da 20,7 miliardi di dollari nel 2012 a 65,3 miliardi di dollari nel 2020) sottraendo risorse ai servizi pubblici e a misure di protezione sociale.

Il rapporto denuncia l’inefficacia degli interventi globali e le responsabilità dei governi dell’Africa orientale “per non aver agito tempestivamente ed essersi rifiutati di riconoscere l’ampiezza e gravità della crisi”. Oltre al “fallimento dei donatori e delle agenzie umanitarie nel dare priorità alle organizzazioni locali in prima linea, le sole capaci di contrastare la crisi in modo efficace e tempestivo”.

Solo il 2% (93,1 milioni di dollari) dell’attuale appello delle Nazioni Unite per Etiopia, Kenya e Somalia è stato formalmente finanziato fino ad oggi. Nel 2017, quegli stessi Paesi avevano ricevuto 1,9 miliardi di dollari in finanziamenti di emergenza. “Anche se i donatori hanno promesso 1,4 miliardi di dollari di aiuti il mese scorso, è vergognoso che siano arrivati solo 378 milioni di dollari”, commentano. Oxfam e Save the children chiedono quindi “un’azione urgente per affrontare la crisi alimentare in Africa orientale”.




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