giovedì 7 aprile 2022
La fidanzata del giornalista saudita ucciso nel 2018 fa ricorso contro la decisione del ministero della Giustizia di Ankara: "La mia battaglia per la giustizia per Jamal va avanti"
La fidanzata turca del giornalista saudita Jamal Khashoggi, Hatice Cengiz, porterà avanti la sua battaglia legale per fare luce sull'uccisione del giornalista anche dopo che il processo sull'omicidio del reporter, nel 2018 presso il Consolato di Riad a Istanbul, è stato trasferito in Arabia Saudita per decisione di un tribunale della città sul Bosforo

La fidanzata turca del giornalista saudita Jamal Khashoggi, Hatice Cengiz, porterà avanti la sua battaglia legale per fare luce sull'uccisione del giornalista anche dopo che il processo sull'omicidio del reporter, nel 2018 presso il Consolato di Riad a Istanbul, è stato trasferito in Arabia Saudita per decisione di un tribunale della città sul Bosforo - Ansa

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Hatice Cengiz, la fidanzata turca del giornalista saudita Jamal Khashoggi, sparito dopo aver varcato nel 2018 la soglia del consolato saudita di Istanbul, ha presentato un ricorso contro la decisione del ministero della Giustizia turco di trasferire il fascicolo d'inchiesta in Arabia Saudita.
La vicenda giudiziaria riguarda 26 sauditi, accusati di aver ucciso Khashoggi e averne occultato il corpo, mai ritrovato.

Prima della decisione finale, gli avvocati di Hatice Cengiz, fidanzata di Khahosggi, avevano chiesto invano alla Corte di attendere la decisione del Tribunale amministrativo contro l'approvazione del ministero della Giustizia sul trasferimento del caso a Riad.

Prima della decisione finale, gli avvocati di Hatice Cengiz, fidanzata di Khahosggi, avevano chiesto invano alla Corte di attendere la decisione del Tribunale amministrativo contro l'approvazione del ministero della Giustizia sul trasferimento del caso a Riad. - Reuters


La fidanzata turca del giornalista saudita Jamal Khashoggi porterà avanti la sua battaglia legale per fare luce sull'uccisione del giornalista

anche dopo che il processo sull'omicidio del reporter, nel 2018 presso il Consolato di Riad a Istanbul, è stato trasferito in Arabia Saudita per decisione di un tribunale della città sul Bosforo. "La mia battaglia per la Giustizia per Jamal non è finita. La corte può anche avere deciso di ignorare la verità riguardo a questo caso ma non mi fermerò e non resterò in silenzio. Sappiamo tutti chi è colpevole per l'omicidio di Jamal ed è ora più importante che mai che io vada avanti. Non mi arrenderò e credo che un giorno avremo giustizia per Jamal".

"Qui non c'è una famiglia a governare come in Arabia Saudita. Abbiamo un sistema giudiziario che deve fornire risposte ai cittadini, ecco perché presentiamo ricorso, vogliamo risposte", ha dichiarato ancora Hatice Cengiz.

La scorsa settimana il procuratore aveva chiesto lo stop del processo in contumacia ai 26 sospetti e il trasferimento del fascicolo a Riad e il ministero della Giustizia ha dato il via libera. Alla richiesta si sono opposte organizzazioni per la Difesa dei diritti umani e Giornalisti senza Frontiere, tuttavia, come sottolineato dalla stessa organizzazione per la libertà di stampa, "Ankara è stata lasciata sola nella ricerca di giustizia" per il giornalista.


Ankara aveva più volte chiesto invano l'estradizione dei sospetti killer, i cui nomi furono resi noti dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan insieme ai dettagli del terribile omicidio emersi nell'indagine turca. Ora arriva lo stop al processo e il trasferimento del fascicolo, una mossa che va intesa nell'ambito del processo di normalizzazione in corso tra Turchia e Arabia Saudita, dopo che Riad, in risposta alle accuse di Ankara, aveva deciso un embargo sui prodotti turchi.


Va ricordato che il 2 ottobre 2018 il giornalista era andato al consolato saudita di Istanbul per ritirare dei documenti necessari al matrimonio con Hatice Cengiz. Quella fu l'ultima volta in cui Khashoggi è stato visto vivo.
Sotto accusa da parte di Erdogan e dell'Onu per il delitto in suolo turco è il principe ereditario al trono di Riad, Mohammed Bin Salman, di cui Khashoggi era un fiero oppositore. Ma il principe avrebbe posto come condizione per un riavvicinamento tra Ankara e Riad che il presidente turco "dimentichi" il caso Khashoggi.

Le tappe del procedimento Khashoggi

​Reporter Sans Frontieres (RSF) ha monitorato l'intero procedimento a Istanbul, aperto a luglio 2020.
Ventisei imputati - tutti cittadini sauditi - sono processati in contumacia, con rappresentanza legale nominata dall'Ordine degli avvocati di Istanbul.

RSF aveva presentato domanda per diventare parte civile nel caso, ma la domanda è stata respinta dal tribunale nel novembre 2020.

Nel marzo 2021, il tribunale ha respinto la richiesta della fidanzata di Khashoggi Hatice Cengiz di accettare come prova il rapporto declassificato dell'intelligence statunitense che nominava la corona saudita e il principe Mohammed bin Salman, responsabili dell'approvazione dell'omicidio di Khashoggi.

L'Arabia Saudita ha tenuto segreto il proprio processo. Secondo quanto riferito, otto imputati non identificati sono stati condannati a pene che vanno da 7 a 20 anni di carcere. Altri tre imputati sono stati assolti, compresi alti funzionari sauditi.
La Turchia è al 153° posto e l'Arabia Saudita al 170° posto su 180 paesi nel World Press Freedom Index 2021 di RSF.

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