lunedì 15 gennaio 2018
Con la visita del Papa in America Latina si torna a parlare della "questione mapuche” e del caso Luchsinger, che ha diviso l'opinione pubblica in Cile
Papa Francesco incontrerà il popolo indigeno dei mapuche: ecco chi sono
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Sono il “popolo della terra”. I mapuche – parola formata da “mapu” (terra) e “che” (gente) – sono un’etnia indigena originaria della Patagonia. È difficile fornire una cifra esatta della loro presenza: si parla di una cifra compresa tra 1 e 1,6 milioni di persone. Di questi, circa centomila vivono in Argentina. Il resto in Cile di cui rappresentano quasi il 10 per cento della popolazione.

La “questione mapuche”, in quest’ultimo, risale ai primi decenni indipendenza. Quando, a partire dal 1867, il nuovo Stato realizzò una campagna militare di occupazione dell’Araucanía, fino a quel momento autonoma. Il popolo che per tre secoli aveva resistito agli spagnoli perse 9,5 milioni di ettari di terra e fu confinato in riserve. Da allora, i nativi reclamano riparazione e autonomia. Il braccio di ferro, a lungo latente, si è riacceso con la fine della dittatura.

La nuova “legge indigena” del governo democratico del 1993 - che presupponeva un sistema di indennizzi, restituzione e garanzie - suscitò molte speranze. Ma buona parte sono rimaste incompiute. Favorendo, così, la radicalizzazione di una minoranza del movimento. Da qui la moltiplicazione delle violenze, con atti vandalici contro varie proprietà - incluso una trentina di chiese - arresti, processi e dure sentenze. Uno degli episodi più drammatici è avvenuto nel 2013, quando – durante alcune proteste – fu realizzato un attacco incendiario contro la residenza dell’anziano imprenditore Wemer Luchsinger che è morto nel rogo, insieme alla moglie Vivienne. Dell’omicidio sono stati accusati 11 mapuche, assolti in un controverso processo che ha spaccato l’opinione pubblica. Alla fine, a dicembre, la sentenza è stata annullata e il giudizio dovrà essere rifatto.

In questo contesto, si inquadrano le critiche alla presenza di papa Francesco di una piccola parte del mondo mapuche non rappresentativa del movimento. Anche perché la Chiesa – che nel 2000 ha chiesto perdono per gli errori commessi nelle prima fasi della Conquista e della colonizzazione – ha avuto, nel corso, un ruolo fondamentale nel riconoscimento della dignità dei mapuche. Durante il regime militare e la sua politica di ulteriore compressione dei diritti dei nativi, i vescovi hanno offerto spazi di libertà ai dirigenti della comunità. Favorendo la trasmissione della storia, della lingua e delle tradizioni indigene, con la creazione, nel 1978, dei centri culturali mapuche, base per la ricostituzione, nei decenni successivi, del movimento nativo, smantellato dalla dittatura. Il viaggio di san Giovanni Paolo II a Temuco, nel 1987, diede un forte sostegno al lavoro ecclesiale per la dignità degli indios.

“Nel difendere la vostra identità non solo esercitate un diritto, bensì portate a compimento un dovere”, affermò papa Wojtyla, suscitando forti applausi tra la folla. L’impegno della Chiesa prosegue tuttora con un ruolo attivo nel sostenere le legittime richieste di giustizia dei mapuche, espresse in modo pacifico e favorendo il dialogo con lo Stato. Il viaggio di Francesco, in tal senso, assume un forte senso di vicinanza e solidarietà con i popoli originari.

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