martedì 14 gennaio 2020
Ieri aveva chiesto tempo fino a stamani, il suo rivale Sarraj aveva firmato l'accordo sotto l'egida di Russia e Turchia. Rischia di slittare la Conferenza di Berlino
Il generale Kalifa Haftar, leader della Cirenaica, a Mosca

Il generale Kalifa Haftar, leader della Cirenaica, a Mosca - Ansa

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È ripartito da Mosca senza aver firmato l'accordo per una tregua in Libia. Il generale della Cirenaica Kalifa Haftar aveva chiesto un periodo di riflessione fino a questa mattina prima di accettare l'accordo formale di cessate il fuoco firmato dal suo rivale, Fayez al-Sarraj, ma alla fine ha lasciato il tavolo dei negoziati promossi da Turchia e Russia.

Le parti sembrano tuttavia rispettare fin da domenica il cessate il fuoco deciso l'8 gennaio dai presidenti russo, Vladimir Putin, e turco, Recep Tayyip Erdogan, mostrando la loro rispettiva influenza, mentre l'Europa sembra impotente a influenzare il caos libico. Ankara appoggia Sarraj e dispiega soldati per farlo, mentre Mosca, nonostante lo smentisca, sembra sostenere Haftar con armi, denaro e mercenari.

La partenza di Haftar da Mosca senza aver firmato un accordo solleva interrogativi sulla fattibilità di una conferenza internazionale sulla Libia sponsorizzata dall'Onu a Berlino, prevista per gennaio (si ipotizza la data del 19). La cancelliera Angela Merkel è andata a Mosca sabato, guadagnandosi il sostegno di Putin. Tra l'arrivo della Turchia sul suolo libico, la sospetta presenza di mercenari russi e l'esistenza di una moltitudine di gruppi armati - tra cui milizie jihadiste, trafficanti d'armi e contrabbandieri di migranti - la comunità internazionale teme un'escalation del conflitto.

In particolare, l'Europa teme che la Libia possa diventare una "seconda Siria" e vuole ridurre la pressione migratoria alle sue frontiere, poiché negli ultimi anni ha accolto centinaia di migliaia di migranti in fuga dai conflitti nel mondo arabo-musulmano. Per Mosca, l'Occidente è in gran parte responsabile del conflitto in Libia, il Paese con le maggiori riserve di petrolio dell'Africa, in quanto ha sostenuto militarmente i ribelli che hanno rovesciato e ucciso il colonnello Muammar Gheddafi nel 2011.

Oltre ai guadagni geopolitici sui suoi rivali e all'accesso privilegiato al petrolio libico, la Russia spera di riconquistare questo mercato per le sue armi e il suo grano. Tanto più che Putin ha l'ambizione di affermarsi in Africa. Anche la Turchia ha ambizioni petrolifere, grazie a una controversa intesa con il governo libico di accordo nazionale che estende la piattaforma continentale turca e le permette di rivendicare lo sfruttamento di alcuni giacimenti.

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