lunedì 6 gennaio 2020
Al termine dell’Angelus, il Francesco ha esortato a scongiurare "l’ombra dell’inimicizia", riferendosi alle tensioni che stanno attraversando varie regioni del mondo
Il Papa: la guerra porta solo morte, tenere accesi dialogo e autocontrollo

Ansa

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Francesco esprime la sua preoccupazione per quanto sta accadendo in alcune parti del mondo con una crescente tensione che si teme possa sfociare in un’escalation di violenza. Al termine dell'Angelus il Papa ricorda che la guerra porta distruzione e che è necessario lavorare per favorire il dialogo tra le parti: In tante parti del mondo si sente la terribile aria di tensione. La guerra porta solo morte e distruzione. Chiamo tutte le parti a mantenere accesa la fiamma del dialogo e dell’autocontrollo e di scongiurare l’ombra dell’inimicizia. Preghiamo in silenzio perché il Signore ci dia questa grazia”

In questo contesto il Patriarca della Chiesa cattolica caldea, Louis Raphael Sako, ha lanciato un accorato appello: “Gli iracheni - ha affermato - sono ancora scioccati per ciò che è successo la settimana scorsa. Hanno paura che l'Iraq si trasformi in un campo di battaglia, invece di essere una nazione sovrana in grado di proteggere i suoi cittadini e le sue ricchezze. In circostanze così critiche e tese, è saggio tenere un incontro in cui tutte le parti interessate siedano attorno a un tavolo per un dialogo ragionevole e civile che risparmi all'Iraq conseguenze inaspettate. Imploriamo Dio Onnipotente - ha concluso Sako - di garantire all'Iraq e alla regione una ‘vita normale’, pacifica, stabile e sicura, cui noi aspiriamo”.

Francesco, in un tweet pubblicato sabato, aveva invocato la pace: “Dobbiamo credere che l’altro ha il nostro stesso bisogno di pace. Non si ottiene la pace se non la si spera. Chiediamo al Signore il dono della pace!”. Ai nostri microfoni, monsignor Shlemon Warduni, vescovo ausiliare di Baghdad, ha detto che una nuova guerra in Iraq sarebbe terribile per la popolazione e per la comunità cristiana. Le conseguenze dei conflitti le pagano sempre i più deboli.

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