venerdì 2 dicembre 2022
Il presidente Zelensky avvia l'iter per vietare le comunità collegate a Mosca dopo le perquisizioni in chiese e monasteri. I timori delle altre realtà religiose
I controlli di polizia al monastero delle Grotte di Kiev

I controlli di polizia al monastero delle Grotte di Kiev - Reuters

COMMENTA E CONDIVIDI

C’è un video che in Ucraina è diventato virale e che ha creato scandalo. È quello in cui appare Hieromonk Zachary, sacerdote del monastero delle Grotte di Kiev, nel cuore della capitale, che benedice un gruppo di donne mentre viene intonata una canzone sulla rinascita spirituale della Santa Russia. Il prete della Chiesa ortodossa ucraina legata al patriarcato di Mosca è accusato dall’Sbu, i servizi segreti ucraini, di attività sovversiva e di sostegno all’invasione russa. È da quel filmato che all’inizio di novembre sono partite in tutto il Paese perquisizioni a tappeto nei luoghi di culto espressione della Chiesa di Mosca e indagini su figure di spicco della gerarchia ortodossa.

Operazioni di «controspionaggio» che dicono come la maggiore comunità ecclesiale del Paese sia finita nel mirino delle autorità statali e che ieri hanno portato al decreto firmato dal presidente Zelensky per «garantire l’indipendenza spirituale dell’Ucraina». Il testo dà il via all’iter che dovrebbe portare al divieto di ogni Chiesa collegata alla Russia, a cominciare da quella ortodossa di Mosca. Sarà il Consiglio per la sicurezza e la difesa nazionale a presentare entro due mesi al Parlamento un disegno di legge che metterà al bando le organizzazioni religiose «affiliate a centri di influenza della Federazione russa». Poi vengono previste sanzioni nei confronti del clero su cui si dà mandato ai servizi segreti di intensificare i controlli. E, dopo il video incriminato, si chiede di verificare la «legalità della presenza» della Chiesa di Mosca nel monastero delle Grotte di Kiev che è di proprietà dello Stato: di fatto, un’ipotesi di sfratto.

Un segnale «preoccupante» sul delicato tema della libertà di culto, lanciano l’allarme alcuni membri delle Chiese e delle comunità religiose del Paese che avevano già denunciato censure alla Chiesa ortodossa da parte dei governanti di varie regioni. E a prendere le distanze è anche Elena Bogdan, responsabile del Servizio statale per la libertà di coscienza (organismo che verrà riformato da Zelensky e affidato al governo) che ha avvertito come lo stop a una confessione «provocherebbe una destabilizzazione della società» e la Chiesa ortodossa ucraina «con gli statuti adottati a maggio non mostri più alcun legame con la Russia». Il riferimento è alla presa di distanza varata dopo l’inizio della guerra, con anche la decisione di non nominare più durante le liturgie il patriarca di Mosca, Kirill, che ha benedetto l’attacco. E aggiunge: «Nella Chiesa ortodossa ucraina ci sono circa 10mila sacerdoti. Se guardiamo alla percentuale di procedimenti penali aperti stiamo parlando di meno dell’1%».

Dura la reazione russa. «I satanisti di Kiev hanno raggiunto la Chiesa ortodossa ucraina canonica - fa sapere il vice presidente del Consiglio di sicurezza Dmitry Medvedev -. Stanno cercando collegamenti con il mondo russo. Stanno confiscando le proprietà della chiesa. Stanno picchiando chierici e parrocchiani. Le autorità ucraine sono diventate apertamente nemiche di Cristo e della fede ortodossa». «Nessun attore dipendente dallo Stato aggressore deve avere l’opportunità di manipolare gli ucraini e indebolire la nazione dall’interno», commenta Zelensky.

Ed è anche con questo espediente che erano scattati i blitz degli 007 contro la «propaganda filo-russa» intorno all’altare. Nelle diocesi di Chernivtsi e Bukovyna i vertici della Chiesa ortodossa sono sotto processo come collaborazionisti per avere il passaporto russo e «informato male i fedeli». A Ivano-Frankivsk è stata setacciata la Cattedrale della Natività; nell’oblast di Ternopol è stato perquisito il Seminario di Pochaiv; nella regione di Rivne gli agenti hanno fatto irruzione nel monastero della Trinità a Korets. Indagato per «incitamento all’inimicizia religiosa» il metropolita Jonathan di Tulchyn. E accusato di «diffusione di opinioni pro-Cremlino» il metropolita Joasaph, già alla guida della diocesi di Kirovograd e nominato vicario di Kiev il 23 novembre: secondo l’Sbu, il presule «ha eseguito le istruzioni di Mosca per giustificare l’aggressione russa» e nel corso delle indagini sono stati scoperti «libri sullo scisma ucraino, un libro sulla storia del Cremlino» e «una foto con il patriarca Kirill».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI