mercoledì 27 settembre 2023
Don Luca Peyron racconta le serate assieme ai giovani con il naso all'insù sul tetto della parrocchia a guardare le stelle: è una "biblia pauperum" disponibile a tutti
Don Luca Peyron, al centro, assieme ai giovani assieme ai quali va alla "scoperta" della volta celeste

Don Luca Peyron, al centro, assieme ai giovani assieme ai quali va alla "scoperta" della volta celeste - (Peyron)

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C’è una nuova biblia pauperum. In realtà è antica quanto l’universo. Ma è nuova perché i fanali di strada, le luci delle città, la smania di illuminare a giorno qualunque artefatto, ha reso color caffellatte uno spettacolo che per millenni ci ha ispirato. È biblia perché è intrisa dello Spirito che aleggia sulle acque, quelle sopra di noi. È pauperum perché non è necessario avere chissà quali conoscenze o capacità, ma chiunque, di ogni età, latitudine e censo può averla a disposizione.

La nebulosa di Orione

La nebulosa di Orione - (Peyron)

Il cielo stellato, galassie, nebulose, costellazioni, pianeti. Il cielo profondo come lo chiamano gli astronomi. Ed è il poverello per antonomasia, il più santo degli italiani ed il più italiano dei santi, a cantare queste pagine celesti sopra di noi. San Francesco ne era infatti così tanto innamorato, meravigliato, ispirato, che ne fa l’ossatura portante del Cantico, non a caso, di frate Sole. Laudato sì canta Francesco innanzitutto per il Sole, la nostra stella, la Luna, il nostro satellite e poi tutte loro le stelle. Al suo tempo non poteva vedere galassie e nebulose, però possiamo immaginare che in qualche modo le avrebbe inserite nel suo semplice e potente canto d’amore per il Creatore che nel creato rivela la sua paternità ed amorevolezza.

La Scrittura stessa, la Bibbia quella autentica, è costellata, non potrei usare altro termine, della presenza del cielo profondo. Per tutto bastino i versetti del Salmo 19 ove “I cieli narrano la gloria di Dio, l’opera delle sue mani annuncia il firmamento. Il giorno al giorno ne affida il racconto e la notte alla notte ne trasmette notizia”.

In un tempo ove l’annuncio del Vangelo deve trovare nuove strade per essere espresso, ove tecnologia e pensiero scientifico sono le nuove religioni e la nuova pratica religiosa, abbiamo strade antiche e ad un tempo nuove da proporre all’umano inconsciamente assetato di Dio, ma coscientemente smarrito in una sua ricerca disordinata e rapsodica?

Don Luca Peyron

Don Luca Peyron - (Peyron)

Non ho una ricetta, ma una esperienza che sta diventando proposta che ha, letteralmente, di nuovo illuminato i cieli di molti, soprattutto bambini e giovani. Il cielo. Quello che è abitato da un Padre straordinario che sembra aver puntellato con garbo il nero sopra di noi come a lasciare briciole di pane per farsi trovare. Che ha colorato polveri e gas per permettere a chi fa della scienza e della tecnica uno dei pilastri della propria esistenza di farsi abbracciare dal fattore di quella intelligenza e di quella meraviglia usando un telescopio ed una telecamera. Sto sperimentando come la natura annunci il Vangelo mettendo un telescopio sul tetto della parrocchia o costruendo con studenti universitari di mezzo mondo, in un progetto di Fondazione Matrice, piattaforme astronomiche. Ho abbracciato stupore e assaporato meraviglia. Ho, soprattutto, gioito del fatto che in tanti hanno letto che sì, il loro nome è scritto nei cieli, ma soprattutto nel palmo della mano di Dio. Laudato sì.

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