mercoledì 15 febbraio 2023
A Cervignano del Friuli una cinquantina di coppie della diocesi si sono date appuntamento con il vescovo Redaelli nel giorno della festa degli innamorati. Una serata tra preghiera e romanticismo
Gorizia, la Messa e poi la cena insieme a lume di candela
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La Messa con il vescovo e poi la cena a lume di candela per un San Valentino fatto di condivisione, di preghiera e anche di romanticismo. È quello che hanno vissuto ieri sera una cinquantina di coppie, tra fidanzati e sposi, a Cervignano del Friuli, nell’arcidiocesi di Gorizia, durante l’incontro diocesano promosso dall’Ufficio per la pastorale familiare, con l’arcivescovo Carlo Roberto Maria Redaelli.

«Daniele è riuscito a farmi credere e sperare di nuovo nel “per sempre”», racconta Maria Grazia, che ha partecipato all’incontro di ieri sera e assieme al fidanzato sta seguendo il percorso verso il matrimonio a Mossa, guidati da altre sette coppie di sposi e da don Maurizio Qualizza. Infermiera, 29 anni, lei, operatore socio sanitario, 33 anni lui, si sono conosciuti all’ospedale di Gorizia: «Siamo entrambi di Napoli – raccontano – ma il destino ci ha fatti incontrare qui. Entrambi venivamo da due storie precedenti disastrose. Abbiamo un bimbo piccolo ed è dura perché qui siamo soli, ma davanti alle difficoltà ci siamo trovati ancora più uniti. Da qui la decisione di dire di fronte a Dio “sì, scelgo questo amore per sempre” ». Un aiuto nel loro cammino, rivelano, sono «le tante coppie anziane incontrate in ospedale e che si amano e si sostengono nonostante tutto».

«Ci chiedono perché abbiamo deciso di sposarci in Chiesa – raccontano Giulia e Riccardo, commercialista lei, ingegnere meccanico, lui, entrambi di 30 ani –. Pensiamo che con il vincolo del matrimonio cristiano andiamo ad accogliere l’amore di Dio, l’amore autentico, che può aiutarci ad affrontare anche le difficoltà. Condividere questo significa alimentare la nostra forza e la nostra serenità». L’immagine è quella della casa: «Se le fondamenta sono solide grazie alla presenza di Dio, allora anche il resto, tutto quello che costruiremo, lo sarà». Il per sempre? «Non fa paura – dicono –, ma richiede di essere sostenuto attraverso l’ascolto e l’accettazione dei propri limiti».

Per Alessandra, 40 anni, medico psichiatra, fidanzata con Simon, 40 anni di origini albanesi, oggi con un’agenzia di compravendita auto, il per sempre «non è una scommessa sulla durata ma l’espressione della fiducia prima di tutto in se stessi e poi negli altri». Simon ha una storia non facile: orfano di padre, è arrivato a 15 anni in Italia su un barcone. A 23 ha avuto un brutto incidente sul lavoro, da lì, dice «è iniziata una seconda vita». «La sua gioia è un esempio per me», dice Alessandra, che ha conosciuto il suo futuro marito al matrimonio dell’insegnante di ballo (sono anche campioni italiani di salsa portoricana). «Dire sì davanti a Dio – conclude Simon, che è ortodosso – per noi è stata una scelta naturale, nata non da una tradizione, ma da una nostra necessità interiore».

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