«Troppo poveri per andare in vacanza? Ci pensiamo noi»
Le iniziative di Fondazione Albero della vita per combattere durante l’estate la povertà educativa dei bambini nelle grandi città. I progetti di Milano, Napoli, Genova, Perugia, Catanzaro e Palermo
“Lo sguardo di un bambino di Napoli che vede per la prima volta il mare. È dai suoi occhi che si capisce che cosa significhi per un piccolo l’emozione di scoprire qualcosa che gli appartiene ma che gli era sconosciuto”.
Con questa immagine Isabella Catapano, direttrice generale di Fondazione L’Albero della Vita, vuole rendere l’idea di che cosa possa rappresentare una vacanza per un piccolo che vive una condizione disagiata. “Non solo gioco, divertimento e relax, ma soprattutto un’esperienza che regala bellezza e rafforza il senso dell’identità”. Esattamente quello che dovrebbe essere l’estate per tutti i bambini, un tempo di riposo e di svago ma anche di crescita.
L’occasione di vivere al meglio la lunga pausa dalle attività scolastiche, che in Italia è tra le più lunghe in Europa, con 13 settimane consecutive di sosta, previste in quasi tutte le regioni.
Non per tutti i bambini però questi tre mesi rappresentano un momento fatto di stimoli e opportunità. Molti di loro non possono sperimentare la gioia di giocare sulla sabbia o la magia di esplorare i boschi. E la mancanza di attività culturali e ricreative, anziché valorizzare la pausa estiva, la trasforma in un periodo di vuoto e di emarginazione che aumenta la condizione di povertà educativa. Un fenomeno in continua crescita in Italia come confermano i dati. Nel 2024 è stato rilevato che circa una persona su quattro (23,1%) è a rischio di povertà o di esclusione sociale, dunque in grave deprivazione materiale e sociale, oppure a bassa intensità di lavoro. Si tratta soprattutto di famiglie che vivono nelle periferie degradate delle grandi città, dove l’abbandono scolastico e la devianza minorile raggiungono i livelli più alti di emergenza proprio durante l’estate.
Sì, perché con le scuole chiuse e l’assenza di centri estivi, il rischio per questi bambini e ragazzi è quello di essere lasciati a sé stessi, privi di stimoli, vittime di isolamento e di ghettizzazione. Un tempo vuoto che invece di farli rinascere li lascia indietro.
Un’emergenza silenziosa, come segnala Fondazione L’Albero della Vita, da quasi trent’anni impegnata a proteggere i diritti dei più giovani. “Di povertà educativa si parla poco”, fa notare Isabella Catapano. “I dati non sembrano allarmare quanto quelli della povertà economica. Bisogna ricordare però che un minore soggetto a povertà educativa non viene privato solo del diritto allo studio ma di opportunità educative in senso ampio: dalla cultura al gioco e allo sport. E l’assenza di stimoli culturali, relazionali ed educativi può compromettere in modo profondo il futuro delle nuove generazioni e dunque dell’intero Paese”.
Proprio il contrasto della povertà educativa è al centro del programma nazionale della onlus attivo dal 2014. L’obiettivo è quello di assicurare alle famiglie italiane e straniere coinvolte, in condizione di esclusione sociale ed economica, un sostegno materiale e socio-pedagogico, la creazione di una rete di prossimità e percorsi di orientamento alla formazione e al lavoro. Gite, laboratori e summer camp gratuiti, con tante attività ludiche ed educative: sono tanti e diversi i percorsi per l’estate 2025 messi a punto per i giovanissimi delle città di Perugia, Genova, Napoli, Milano, Catanzaro e Palermo, nell’ampia fascia di età che va dalla prima infanzia fino all’adolescenza.
Qualche esempio. Tornei di calcio e pallavolo, cineforum e dibattiti sui temi dei diritti dei più giovani coinvolgeranno i ragazzi milanesi dagli 11 ai 13 anni, mentre per i bambini delle scuole elementari verranno organizzate gite e pic-nic nei parchi. Fitta la programmazione prevista per la città di Catanzaro, con un obiettivo dedicato all’arte, costruito tra uscite didattiche e laboratori. Il percorso previsto per Palermo punta, sempre attraverso uscite ludico didattiche, allo sviluppo della socializzazione tra pari e del rispetto delle regole in contesti diversi da quelli del quartiere.
A queste attività si aggiunge la tradizionale vacanza al mare per i bambini di età compresa tra zero e sei anni accolti nella comunità educativa di Milano che sono stati allontanati dalla propria famiglia di origine per situazioni di incuria, abusi o maltrattamenti. Un rifugio sicuro e un sostegno materiale, relazionale e formativo per gli adulti di domani.
A proposito di famiglie, la direttrice Catapano, tiene a sottolineare la vicinanza che la Fondazione assicura loro. “I nuclei familiari si trovano in una situazione di grande solitudine, sprofondati nella vita delle periferie, lontani dai centri. Spesso non considerano di poter accedere ai servizi pubblici che spettano anche a loro, compresi quelli educativi per i figli. Così trasmettono a bambini e ragazzi lo stesso senso di fragilità e di estraneità rispetto alla vita della città. In questo modo esasperano la condizione di marginalità, con il risultato che i giovani si adattano a scelte facili, si abituano al degrado. Noi vogliamo dare il nostro aiuto a partire dall’informazione”, dice l’esperta, “assicurando mamme e papà sulla possibilità reale che i loro figli accedano a tutti i percorsi scolastici, università comprese. Cerchiamo insomma di trasmettere a questi genitori e ai loro figli la bellezza della conoscenza e il valore dell’inclusione”.
Un lavoro tanto prezioso quanto difficile quello della Fondazione, come riconosce la responsabile. “Servono più attenzione e contributi. E’ fondamentale fare rete, disporre di un intervento condiviso tra settore pubblico e privato sociale per poter mettere in campo tutte quelle iniziative che possano aiutare queste famiglie a valorizzare il loro ruolo educativo per assicurare un futuro migliore ai loro figli. Se oggi noi possiamo intervenire per garantire un’estate diversa a tanti di questi piccoli è grazie alla collaborazione con numerose realtà, sostenitori e finanziatori territoriali, aziende consapevoli del grande contributo che la loro responsabilità sociale può dare ai giovani più svantaggiati. Ma la strada da fare è ancora lunga”.
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