“Sto dalla parte dei padri separati e vi spiego perché”

L’appello di Gian Marco Centinaio, vicepresidente del Senato, per far ripartire il dibattito sull’affido condiviso: subito la riforma della legge del 2006, pari diritti per entrambi i genitori
July 30, 2025
“Sto dalla parte dei padri separati e vi spiego perché”
SORAPOP UDOMSRI - Icp online |
“Cari papà, se volete bene ai vostri figli e volete continuare a vederli, cercate in tutti i modi di tenere incollati i pezzi del vostro matrimonio. Se lasciate disgregare la vostra famiglia e, soprattutto, se non riuscite ad evitare il conflitto coniugale, le possibilità di perdere per sempre i figli sono elevatissime”. È l’appello che arriva dalle associazioni di padri separati. Nasce dall’esperienza diretta di molti di loro, spesso estenuati da confronti giudiziari che vanno avanti per anni e anni, ma anche dalle statistiche. L’ultimo report Istat sulle previsioni demografiche (28 luglio) riferisce infatti che la conflittualità coniugale continuerà a crescere ma che il rapporto tra il numero di madri e di padri separati non varierà molto. Oggi, di fronte al 79% di madri sole con i figli, i padri soli con prole sono soltanto il 21%. Nel 2050 si ipotizza che arriveranno al 25%, quindi con uno spostamento percentuale quasi insignificante. Significa che anche per i prossimi venticinque anni i tribunali italiani – in barba alla legge sull’affido condiviso che pure esiste dal 2006 – continueranno nel 75% dei casi a “collocare” i figli minorenni presso le madri e continueranno a concedere ai padri solo le briciole in termini di tempo e di spazi educativi. Proprio come avviene oggi, secondo una prassi giuridica ancora legata a una cultura impregnata di patriarcato deteriore: alle madri l’educazione dei figli, ai padri l’obbligo del mantenimento. Ma è possibile continuare così?
Nel frattempo la famiglia è cambiata, i redditi dei padri e delle madri molto spesso non fanno registrare differenze significative, la maggior parte dei padri separati vorrebbero continuare a rappresentare una presenza significativa nella vita dei propri figli. Ma i tribunali, al di là di tante dichiarazioni formali, continuano a comportarsi come sempre. In otto casi su dieci – le statistiche sono difficili da smentire – i bambini vengono “collocati” presso le madri. Nonostante l’inverno demografico i numeri rimangono importanti. I genitori separati sfiorano i due milioni, i figli coinvolti nella separazione dei genitori sarebbero circa 2,8 milioni. Tanti, troppi per non correre ai ripari e immaginare una legge sull’affido condiviso che finalmente riesca a tradurre in prassi virtuose il principio di bigenitorialità, cioè pari diritti e pari tempi educativi per madri e padri separati. Abbiamo già spiegato su queste pagine (vedi qui) come la legge 54 del 2006, da questo punto di vista, fosse condivisibile nei principi ma del tutto inefficace dal punto di vista dell’applicazione di quelle idee. Tanto che i giudici, in assenza di protocolli applicativi – tranne qualche lodevole eccezione in non più di cinque, sei tribunali da Nord a Sud – hanno continuato a gestire i problemi relativi all’assegnazione dei figli come se quella legge non esistesse.
Come rimediare? Semplice, trasformando l’affidamento dei figli, che oggi è solo “formalmente condiviso”, in istituto “materialmente condiviso”. Che è poi quello che l’Europa, attraverso la Corte per i Diritti dell'Uomo, ha più volte imposto all’Italia anche con condanne molteplici nell’ultimo decennio.
Ora, dopo tante iniziative legislative andate a vuoto, qualcosa sembra muoversi. Abbiamo già dato conto (vedi qui) del ddl 832 a prima firma Alberto Balboni (FdI) giunto alla fine di maggio all’esame della Commissione Giustizia del Senato - «Modifiche al codice civile, di procedura civile e al codice penale in materia di affido condiviso» - e anche della proposta di legge popolare sull’affido condiviso depositata ad aprile presso la Cassazione dal Comitato genitori per i figli (vedi qui).
“Ma nel frattempo tutto si è bloccato e si tratta quindi di riprendere in mano quelle proposte e di farle ripartire. Magari arrivando a un testo unico, integrando il ddl Balboni con alcuni spunti efficaci presenti nell’altra proposta”. Lo spiega Gian Mario Centinaio (Lega), vicepresidente del Senato, che da anni sta seguendo il problema e ha raccolto tante esperienze di padri separati alle prese con i ritardi e le incongruenze dei tribunali italiani.
“Ho messo insieme una casistica tanto triste quanto emblematica – spiega – che racconta bene purtroppo il medioevo giuridico del nostro Paese, quella mentalità a cui fanno riferimento ancora troppi giudici e che impedisce a migliaia di padri separati di essere considerati su un piano di parità rispetto alle madri. Ho ascoltato papà riferire disavventure quasi incredibili, ho messo insieme una documentazione imponente su disservizi e scelte discutibili”. E sono storie che davvero fanno pensare quelle raccontate da Centinaio. Ci sono giudici, che di fronte all’evidenza di madri inadeguate anche per sofferenze psichiatriche, allargano le braccia e motivano la decisione di affidarle comunque i figli dicendo: “la mamma è sempre la mamma”. Ci sono altri giudici che, di fronte alla difficoltà di una scelta, preferiscono non decidere, affidandosi a una serie infinita di ctu (consulenza tecnica d’ufficio), ctp (consulenza tecnica di parte), percorsi genitoriali e altro ancora per prendere tempo. Come se la moltiplicazione degli accertamenti e delle relazioni potesse risolvere i casi. Ma tanta incertezza non è senza conseguenza, sia per i genitori che vedono deteriorarsi progressivamente il loro rapporto, sia soprattutto per i figli minori, tanto più se nel frattempo è scattato un allontanamento e una collocazione in una struttura esterna.
Gian Marco Centinaio
Gian Marco Centinaio
Ecco perché, secondo Centinaio, bisogna fare in fretta. La decisione del governo di congelare a tempo indefinito la riforma Cartabia, almeno per quanto riguarda la parte ordinamentale del diritto minorile (vedi qui), sembra offrire lo spunto per rivedere, insieme all’affido condiviso, anche alcuni aspetti del diritto di famiglia ormai non più congruenti. Le questioni in campo sarebbero tante, e tutte strettamente collegate, dai servizi sociali – che lavorano per i tribunali ma dipendono dai Comuni - al ruolo di tutori e curatori dei minori, figure spesso prive di una competenza specifica. “Prima inizia il dibattito in commissione e prima si arriva a una riflessione condivisa anche nel Paese. Ho ben presente - continua il vicepresidente del Senato – le critiche arrivate nei mesi scorsi dal mondo femminista sul ddl Balboni ed è giusto tenerne conto. Ascoltiamo i pareri di tutti, confrontiamoci senza pregiudizi, ma anche senza negare la realtà. Non si tratta di schierare i padri contro le madri, ma di arrivare a una legge finalmente equilibrata”.
E la realtà, fa ancora notare Centinaio, è anche quella dei padri separati che, dopo aver lasciato l’abitazione coniugale, non riescono più ad arrivare a fine mese, quelli che vengono messi da parte dai giudici senza neppure avere l’opportunità di far sentire la propria voce. “A tutti i padri separati che mi scrivono sui social – conclude Centinaio – metto un post che recita: la legge non è uguale per tutti. Ecco, vorrei cancellarlo per sempre. E ci arriveremo. Come legislatore e come padre separato mi sento di prometterlo a tutti”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA