domenica 16 febbraio 2025
Sono aumentate del 25% nell’ultimo anno le richieste dei piccoli migranti sanitari e delle loro famiglie per trovare accoglienza negli alloggi dell’associazione, sei strutture tra Milano, Roma e Lecco
Il corso di acquarello organizzato per i piccoli pazienti di CasAmica Lecco

Il corso di acquarello organizzato per i piccoli pazienti di CasAmica Lecco

COMMENTA E CONDIVIDI

La malattia è uno spartiacque, non solamente per chi ne è colpito, ma per tutte le persone che gli ruotano attorno. Può essere necessario sospendere le attività lavorative, trovare un aiuto concreto per i periodi nei quali la malattia si fa più acuta oppure diventa invalidante. E c’è un altro fenomeno, poco evidente e conosciuto, ma in crescita e con un grande impatto sulla vita degli ammalati e delle loro famiglie: la migrazione sanitaria. Un milione di persone residenti nelle regioni del Sud e nelle isole, negli ultimi tre anni, si è spostato per effettuare cure mediche, in particolare verso il Lazio e verso la Lombardia. Il motivo di questo fenomeno si situa nella certezza di usufruire di una migliore offerta sanitaria (51%), di medici più preparati (39%) e, in alcuni casi (32% del campione) nella impossibilità di ricevere cure adeguate alla propria patologia. Sono dati importanti, raccolti nel sondaggio compiuto da Emg Different per CasAmica odv, “Studio sui migranti sanitari” pubblicato lo scorso anno. Gli spostamenti per usufruire di trattamenti sanitari non sono in calo; le richieste di supporto giunte a CasAmica nel 2023, hanno fatto registrare un aumento del 25%.

Una conferma che l’intuizione avuta da Lucia Cagnacci Vedani, presidente di CasAmica odv, nel 1986 è stata profetica, andando a rispondere a un bisogno reale e urgente: offrire un alloggio, e non solo, a malati e familiari lontani dalla propria città per motivi legati alla salute. Il malato fa parte di un nucleo familiare e amicale; la sua sofferenza tocca coloro che lo attorniano, profondamente e anche in modo concreto. Affrontare la malattia nella sua complessità, tenendo conto dei risvolti psicologici, relazionali, economici, è una sfida alla quale CasAmica cerca di rispondere da ormai quarant’anni. Il racconto di come nacque CasAmica ha il sapore di una “chiamata”: «Tutto è cominciato in maniera semplice – racconta Lucia Cagnacci Vedani -, quando accompagnavo, a Milano, i bambini a scuola. In piazza Gorini, al mattino presto vedevo molta gente. Un giorno notai un uomo che prendeva una valigia da una panchina, dove con ogni probabilità aveva trascorso la notte; lo seguii con lo sguardo mentre trascinava il bagaglio che sembrava pesantissimo. Si avviava solo, avvilito, verso l’istituto Tumori. Mi toccò profondamente. Non fui più frettolosa, imparai a vedere chi girava per la città e nacque in me, sposata, con quattro figli e molti impegni familiare, l’intuizione di ospitare i parenti dei malati e i malati stessi». Dare un tetto e dare un letto fu l’idea iniziale, scaturita osservando un uomo trascinare il bagaglio di sofferenza e di solitudine derivato dal ricovero di un parente in una struttura lontana centinaia di chilometri da casa.

Supportata dalla famiglia, dai volontari e dai donatori, Lucia Vedani aprì la prima casa. CasAmica nel corso degli anni è diventata una realtà che offre non solamente un letto, andando incontro a esigenze anche di tipo economico che comporta lo spostarsi in città lontane dalla propria, ma soprattutto è un luogo che risponde alla necessità di trovare un supporto, una condivisione, un amico, una famiglia. La malattia è uno spartiacque, come sottolinea Marinella Vedani, figlia di Lucia e consigliera di CasAmica odv.

A quasi quarant’anni dall’avvio di questa esperienza, il fenomeno della migrazione sanitaria resta poco evidente, anche se reale e in crescita. Un tempo c’erano volantini e passaparola, oggi la tecnologia aiuta a trovare notizie su CasAmica, che apre le porte delle proprie strutture (a Milano sono accolte circa quattromila persone all’anno in quattro case, nel 2016 sono state aperte le case di Lecco e di Roma, portando i posti letto offerti da 100 a oltre 150. Le sei case si trovano nei pressi di importanti centri di eccellenza ospedaliera, come l’Istituto Nazionale dei Tumori e l’Istituto Neurologico Carlo Besta a Milano, il Policlinico Universitario Campus Bio-Medico e l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù a Roma, l’Ospedale Alessandro Manzoni di Lecco e La Nostra Famiglia di Bosisio Parini).

«La malattia crea subito un disagio economico galoppante, perché un genitore o un coniuge a volte deve smettere di lavorare per seguire il proprio parente – spiega Marinella Vedani -. La necessità di strutture che, con un piccolissimo contributo oppure gratuitamente, possano supportare le persone in un momento così difficile è grande. Quello che col tempo l’associazione ha compreso, è che l’apporto dei volontari è indispensabile. Attualmente, sulle nostre sei case abbiamo circa 120 volontari che si prestano a qualsiasi tipo di attività. La compagnia è la prima cosa, e il volontario diventa l’amico di Milano, l’amico di Lecco… l’amico che hai trovato nel luogo in cui non conosci nessuno. Oltre a questo abbiamo attività di intrattenimento per dare serenità, come un corso di acquerello che si è svolto a Lecco, la pet-terapy soprattutto a Milano dove abbiamo una casa dedicata al mondo dell’infanzia, musicoterapia, laboratori creativi».

Il fenomeno delle migrazioni, nel tempo, cresce, ma la problematica non è abbastanza conosciuta. I centri di eccellenza attraggono. «I nostri ospiti o i loro parenti hanno malattie che richiedono di stare lontano da casa per lunghi periodi. CasAmica per Milano è la realtà di accoglienza più grande – prosegue Vedani -; a Lecco è l’unica realtà di questo tipo. Le migrazioni sono corpose e ancora sommerse. La malattia non si fa vedere, si gestisce in famiglia. Il dialogo con le istituzioni è importante e lo cerchiamo, per piantare piccoli semi». Alla base dell’attività di CasAmica c’è una sensibilità che le testimonianze di molti lasciano trasparire: «Gli ospiti lasciano un pensiero ed escono ricordi bellissimi – conclude Marinella Vedani -. Il tema della solitudine è prevalente. Non restare soli in un momento drammatico è fondamentale.

La parte preziosa è non solo trovare un alloggio, il volontario, ma trovare persone che hanno lo stesso tuo problema, con cui sentirsi a proprio agio perché in un momento così delicato tutto il resto, quello che c’è fuori, sembra futile. Avere uno spazio di serenità in mezzo a tanta sofferenza, è fondamentale. Si creano relazioni profonde, di amicizia, che durano anni».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: