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Spariti. È la risposta a una domanda che da qualche tempo aleggia sulla letteratura per l’infanzia: che fine hanno fatto i maschi? La scomparsa non solo di principi azzurri e capitani coraggiosi ma di gran parte dei protagonisti intraprendenti e intrepidi, determinati e audaci che hanno caratterizzato tanta narrativa è ormai un dato di fatto. Un dato su cui riflettere, confermato anche dalle novità editoriali presentate quest’anno alla Fiera del libro per ragazzi di Bologna.
“Incredibilmente, salvo rare eccezioni, i maschi non si sono visti”, racconta Nicola Galli Laforest, pedagogista, una delle anime dell’associazione culturale Hamelin di Bologna che si occupa di studio e divulgazione della letteratura per ragazzi e ragazze, dell’illustrazione e del fumetto. Come ogni anno per conto della Fiera, Hamelin ha tracciato una mappa di tutte le novità editoriali in programma tra novembre e maggio - quasi 600 titoli tra albi illustrati, romanzi e fumetti per l’infanzia, pubblicati da più di cento editori - arrivando così a comporre un report, che registra le tendenze in atto nell’anno. Lo stato dell’arte della letteratura junior.
“La sparizione dei maschi nella narrativa quest’anno sembra aver raggiunto il punto zero. Ci ha davvero sorpresi – spiega Nicola Galli Laforest - ne abbiamo trovati pochissimi, in compenso abbiamo visto moltiplicare le figure dei maschi adulti, papà alle prese con la gestione solitaria della casa e dei figli, che ribaltano la serie dei vecchi stereotipi e inaugurano il ruolo dei padri ipercoinvolti e ipercreativi, magari un po’ pasticcioni, ma sempre affettuosi e disponibili. Come contraltare abbiamo invece registrato la crescita di storie in cui protagoniste assolute sono le bambine e le ragazze, raccontate in una molteplicità di ruoli. Guerriere, streghe, detective, viaggiatrici, spie, avventuriere, scienziate, eroine, ribelli. Gli ottant’anni di Pippi Calzelunghe, di cui queste bambine hanno ereditato la determinazione e l’ardire, sono stati l’occasione per riprendere la riflessione su un’anomalia che stiamo vedendo attraversare la narrativa da almeno quindici anni”. E cioè la vera invasione di campo di presenze femminili, forti caratterialmente, piene di energia, coraggiose e pronte all’avventura, consapevoli del proprio valore, anticonformiste e decise a non farsi schiacciare dagli stereotipi e a non rinunciare ai propri sogni. Ribelli e indomabili almeno quanto lo sono stati i maschi del passato che si avventuravano senza paure tra i pirati e nella giungla, nei boschi e tra i lupi. Quegli stessi ragazzini ridotti a un piccolo gruppo di fragili, soli e solitari bamboccioni che disertano le storie di oggi.
Qui i numeri richiamano altri numeri. Continua Nicola Galli Laforest: “Partiamo da una ragione molto pratica, in assoluto le ragazze continuano a leggere molto più dei ragazzi, eccezione fatta per il mondo dei fumetti seriali. I dati Istat sulla lettura certificano che se all’inizio della scuola primaria la forbice maschi/femmine è molto stretta, con l’avanzare dell’età, dalle medie in su, il divario si allarga costantemente a sfavore dei maschi. Mentre le femmine guadagnano sulla distanza, alle superiori i maschi smettono di leggere. Sono numeri che contribuiscono a disincentivare la produzione di storie in cui un ragazzo lettore possa identificarsi?”. L’interrogativo sostiene un’ipotesi molto reale. “Significa che, osservate con la logica del marketing, queste cifre renderebbero sempre più inutile pubblicare storie con protagonisti maschili per acchiappare un target che non c’è più”. E poi a rendere più confuse le scelte di lettura dei lettori deboli c’è anche un cambiamento vistoso nell’editoria per ragazzi.
“Negli anni 80 si pubblicavano meno di duemila titoli l’anno. Oggi sono settemila. Esistevano alcune collane, ordinate e riconoscibili per fasce di età e generi che fidelizzavano i lettori, indirizzandoli nelle scelte. C’erano direzioni editoriali attente nella ricerca di libri belli e avvincenti che aiutassero nelle diverse età la crescita dei lettori. Poi sono arrivati i bestseller e i fuori collana a scombinare un mercato sensibile alle mode, mirato più sulla ricerca dei titoli che fanno vendere piuttosto che puntato ad allargare la base dei lettori”. E molti lettori deboli si sono persi per strada.
Detto questo resta la questione più sostanziale. ”La difficoltà di rappresentare i giovani maschi oggi nella loro complessità. Significa che abbiamo un problema con l’immaginario maschile. Nell’esiguità dei numeri continuiamo a incontrare figure deboli, ragazzi nell’età delle medie fragili, problematici e disadattati, difficilmente quei protagonisti coraggiosi, sfrontati, pieni di energia che abbiamo conosciuto nel repertorio dei classici”. Giovani antieroi, marginali e isolati, impopolari e goffi, talvolta maschere tristi, spesso autoironici e divertenti, consapevoli di essere disastrosi, vivono quasi tutti con un solo genitore, perché l’altro manca o se n’è andato piantando tutto, quella che Nicola Galli Laforest definisce un’orfanezza tutta contemporanea, quasi un’eco lontana di quella ottocentesca, “per il resto le storie continuano a giocare sulla figura del perdente – spiega - sulle schiappe che da Jerry Spinelli e Jeff Kinney in giù, da vent’anni dominano la scena. Sfigati, schiappe, perdenti, invisibili e impacciati, vittime dei bulli, in un’epidemia di imbranati da cui non si è mai usciti. Persino un autore finora estraneo alla narrativa per ragazzi e ragazze come Antonio Manzini ha inaugurato la collana di Sellerio “La memoria dei ragazzi” con un romanzo breve pieno di misteri, facendo di “Max e Nigel”, due ragazzini di seconda media, gli sfigatissimi e imbranati protagonisti di avventure spassose”.
Poco da fare anche sul fronte opposto, quando i ragazzi li vediamo intrappolati nella parte dei duri e dei cattivi (è il caso di due recentissimi Senzacuore di Fabrizio Silei e Capa Gialla di Patrizia Rinaldi), gratta gratta si scopre che la prepotenza e la spavalderia tacitano fragilità e paure. Ricompare il format, lo stigma dell’adolescente contemporaneo che la letteratura continua ad adottare allegramente o drammaticamente come una trama intramontabile.