
Foto Siciliani
La complessità del reale e le crescenti fragilità suggeriscono ai nuclei familiari la ricerca di aggregazioni organizzate o spontanee per affrontare emergenze educative, scambiare opinioni, risolvere problemi . Per fare fronte alle difficoltà che incontra, la famiglia ha sempre avuto bisogno di essere inserita in reti che possano fornirle sia un aiuto operativo e concreto, che un supporto informativo, formativo ed emotivo. La prima rete naturale di riferimento è rappresentata come sempre dal sistema parentale, e (almeno in Italia) soprattutto dai nonni, particolarmente attivi e coinvolti nelle vicende familiari dei figli.
Oggi però questa rete naturale risulta purtroppo spesso insufficiente, perché le complessità di tipo pratico sono sempre più rilevanti, e le complessità relazionali rendono difficile trovare una risposta solo attraverso le risorse interne alla famiglia stessa. L’ideale astratto della “famiglia perfetta” ha lasciato il posto anche nel mondo cattolico alla consapevolezza che la presenza di limiti, difficoltà o conflitti non può e non deve rappresentare motivo di scandalo. La complessità del reale comporta però in molti la percezione di una nuova fatica e di una nuova solitudine, accompagnate da un senso di disorientamento; nascono così il desiderio e la necessità di mettersi a confronto con altri, per fare fronte comune su tematiche formative, valoriali ed educative nuove. Non si tratta di adattarsi ai tempi, né di rinunciare alla bellezza del progetto di Dio sulla famiglia umana; si tratta al contrario di lavorare di più e meglio per comprendere più a fondo questa bellezza, di riscoprirne le ragioni, e di trovare strade sempre nuove per perseguirla nella concreta realtà che ci si presenta.
Diversi segnali indicano che il mondo cattolico sembra oggi voler esprimere, anche se forse in modo non ancora del tutto consapevole ed esplicito, un bisogno nuovo, come se avvertisse la necessità di mettere meglio a fuoco l’anello di congiunzione tra i valori di cui è portatore e la realtà complessa nella quale le famiglie vivono e le problematiche con cui devono confrontarsi quotidianamente, spesso senza avere gli strumenti sufficienti per farlo. Ci troviamo immersi in contraddizioni nuove che ci mettono in discussione: fragilità e crisi nella coppia, difficoltà educative, invasione dei social, aprono a domande che non possono rimanere senza risposta, e chiamano i cristiani a interrogarsi, ciascuno secondo la sua competenza, singolarmente e insieme. Il popolo cristiano è stato sempre capace di attivarsi davanti alle difficili sfide poste dalla realtà, e di rispondere ai bisogni del proprio tempo attraverso la costruzione di reti “operative” di supporto e mutuo aiuto: reti numerosissime, vitali, che danno tuttora risposta a esigenze piccole e grandi , indispensabili nella loro insostituibile funzione.
La sfida che oggi abbiamo davanti è però una sfida particolare e insidiosa, perché non riguarda tanto e solo il “fare”, quanto soprattutto il “pensare”: è una sfida che riguarda la messa in discussione dei fondamenti stessi della nostra vita, il nostro modo concreto di vivere la fede, e la fiducia nel futuro. Il nostro tempo sembra chiamarci perciò oggi alla costruzione di reti nuove, reti che, riprendendo un termine usato da Pier Paolo Donati, chiamerei “riflessive”, necessarie per rispondere a questo tipo di sfida, alla quale nessuna famiglia può fare fronte da sola.
La risposta mi sembra già cominciata. L’inquietudine diffusa che si respira nel mondo occidentale e il desiderio di una risposta di speranza stanno dando il via ovunque alla nascita di reti formali e informali, organizzate o spontanee, a volte molto creative, che nascono per iniziativa dei laici intorno a esigenze condivise. I temi intorno a cui ha iniziato a organizzarsi spontaneamente la riflessività dei cristiani (che deve rimanere sempre e in ogni caso aperta al contributo di tutti) sono soprattutto temi che riguardano le relazioni familiari e le relazioni educative: ne sono un esempio le reti di nonni che si confrontano sul loro ruolo, oppure le reti che aggregano le famiglie intorno al complesso tema dell’utilizzo dei media e dei social (come i “patti digitali”, ad esempio, che si stanno diffondendo in diverse regioni italiane).
Talvolta i laici si aggregano nelle parrocchie, altre volte nelle scuole (soprattutto paritarie) altre volte ancora trasversalmente, utilizzando anche canali innovativi come incontri online su tematiche che si desidera approfondire, anche con l’aiuto di persone competenti. Alcune di queste reti si strutturano maggiormente e prendono un intento chiaramente formativo, rivolgendosi alla famiglia nei suoi vari livelli di sviluppo (la coppia, la famiglia con figli piccoli, la famiglia con figli adolescenti ecc.) per accompagnare chi lo desidera a una maggiore consapevolezza delle dinamiche relazionali in gioco. Altre reti appaiono invece piuttosto come aggregazioni spontanee tra persone che stanno vivendo le stesse problematiche e desiderano mettersi in un confronto costruttivo tra loro ( per esempio i genitori di soggetti omosessuali, ma anche, in un’esperienza che ho conosciuto recentemente, un folto gruppo di suocere che vuole riflettere sul rapporto con le nuore e le famiglie dei figli). Ciò che mi sembra unire tra loro tutte queste realtà differenti è il desiderio diffuso di acquisire nuovi strumenti e nuovi linguaggi, nella consapevolezza crescente che, anche come cristiani, non è sufficiente avere buoni principi e buoni progetti per costruire buone relazioni, che siano capaci di rispondere al disegno di Dio sulla famiglia umana.
Ma la nascita di molti gruppi “riflessivi” prende origine anche da un’altra esigenza importante: quella di trovare parole più chiare per appropriarsi in modo nuovo e più consapevole dei valori fondanti dell’antropologia cristiana. Si tratta di valori sui quali non sembrava necessario interrogarsi, e che sono stati invece messi in discussione dai profondi e rapidi cambiamenti culturali che hanno caratterizzato gli ultimi decenni. Il mondo dei credenti sente il bisogno di comprendere con parole adatte all’oggi i propri fondamenti, di riscoprirne il significato e di riflettere su come declinarli nella quotidianità. Ha bisogno di tornare a sentire e a credere che il disegno di Dio sul maschile e il femminile, sulla coppia, sulla famiglia, sulle relazioni, non è un disegno astratto e/o impossibile, ma la via concreta e percorribile pensata per la piena felicità dell’uomo.
Anche per questo, oggi, è più che mai il tempo dell’impegno diretto dei laici nelle loro diverse formazioni e professioni, e ad essi mi sembrano rivolte le modernissime parole di Romano Guardini, sul “creare cristiano”. “L’amore si attua di fronte alla realtà …E’ qualcosa di creativo… è irripetibile e sprovvisto di modello … che cosa dobbiamo fare? Pensare, riflettere, comprendere. Avvicinarci agli altri, movendo dalla verità che noi crediamo…”. E ancora: “Non avere paure. Comportati con riverenza e obbedienza nei riguardi dei grandi comandamenti e precetti che Dio ti dà attraverso la Chiesa, ma non renderti schiavo di prescrizioni e di regole. Pensa con tutta la rettitudine possibile, esamina, e poi fa’ ciò che ritieni più giusto, Dio sarà con quello che farai…”. ( Romano Guardini, Volontà e verità, Ed. Morcelliana, pag. 144, pag. 153) Ci è chiesto dunque di sviluppare la nostra creatività per il Regno di Dio nel luogo esatto (famiglia, relazioni, lavoro) in cui la nostra vita si svolge. E di farlo insieme. Per questo motivo, credo sia fondamentale che la Chiesa con i suoi pastori si muova in sintonia con i laici, li supporti e li accompagni; e credo decisivo che si costruiscano “reti” di pensiero, mettendo in vero dialogo tra loro a tutti i livelli la riflessione teologica, filosofica, psicologica, educativa, pastorale.... I credenti hanno bisogno più che mai dei loro Pastori, perché la ricerca e la fame di conoscenza non si smarriscano perdendo i loro riferimenti ultimi, e per trovare soluzioni creative nell’affrontare le sfide dell’oggi, appoggiandosi alla Verità che non muta.