giovedì 8 febbraio 2024
Federica Pepe, milanese cresciuta sul lago di Garda, ha costruito la sua famiglia in Svezia e con il diploma di "tagesmutter" racconta ora un diverso approccio educativo. Ecco la sua ricetta
Federica Pepe con il marito e il figlio

Federica Pepe con il marito e il figlio

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Se letto con la lente del pregiudizio, il titolo “Educazione nordica” potrebbe evocare una metodologia severa e rigida. Invece è tutt’altro: nel volume appena pubblicato da Sperling e Kupfer, Federica Pepe vuole presentare tutti i vantaggi dell’educazione dolce scandinava, che aiuta i bimbi a crescere serenamente e a diventare adulti autonomi e consapevoli. «Credo nell’educazione outdoor e aiuto altri genitori a crescere bambini all’aperto, senza aver paura del freddo, liberi di sporcarsi e indipendenti, liberi da sculacciate e urla», scandisce l’autrice nel suo sito www.mammainsvezia.com e nell’omonimo profilo Instagram che conta oltre 125 mila seguaci.

Ma da dove nasce la passione di questa donna classe ’92 per i Paesi scandinavi e il loro approccio pedagogico? Nata a Milano e cresciuta a Peschiera del Garda, laureata in Scienze motorie con la specializzazione nel percorso elettivo educativo, ha concluso poi due corsi di perfezionamento universitari: uno sull’attività motoria dei bambini da 0 a 6 anni, «nel quale ho avuto modo di affrontare nozioni di educazione nordica/outdoor con una insegnante norvegese (nel 2014 le sue lezioni erano incentrate sul metodo nordico delle scuole e degli asili del Nord Europa); il secondo mi ha dato l’opportunità di conseguire il diploma in educatrice prenatale e neonatale. Mi sono poi specializzata in outdoor education. Ho lavorato in Italia in nidi privati e in Svezia in una “förskola”, asilo nido e materna insieme. Nel 2017 ho conseguito il diploma di “tagesmutter”, figure nate in Nord Europa che accolgono in casa loro, come un asilo nido familiare, bambini tra i 3 mesi e i 13 anni».

Mentre viveva in Inghilterra per lavoro, Federica ha conosciuto il suo compagno svedese Joakim: «Abbiamo fatto match su Tinder, app di incontri», ricorda. Si trasferisce in Svezia nel 2019 e a febbraio 2021 nasce il loro primogenito, Leonard Filip. Oggi Federica lavora saltuariamente (a chiamata) come educatrice in un asilo nido e racconta sui social l’approccio svedese alla crescita e cura dei bambini, ma non solo. «Quella nordica è una filosofia che non si limita a offrire consigli per aiutare i genitori a compiere le scelte migliori. Riguarda i piccoli ma anche i grandi, e vede al centro un concetto semplice: occorre trattare i bambini come piccoli esseri umani meritevoli di rispetto e fiducia». Con il tempo e l’esperienza, racconta Federica, «ho capito che un metodo educativo nordico esiste. Non prevede dei chiari “si fa così” messi a punto da esperti e studiosi dell’argomento, in modo che vengano poi trasmessi a genitori ansiosi. È un approccio educativo nato spontaneamente, modellato sui valori, le convinzioni, la cultura di quell’ampia area del mondo chiamata Scandinavia. È una filosofia basata sulla dolcezza, dove la comunicazione ha un ruolo fondamentale e la fiducia, l’empatia e il rispetto sono centrali».

Al bando, quindi, ansie e aspettative genitoriali: «In Svezia difficilmente vedrete genitori urlare o alzare la voce. Al contrario, li troverete chini sulle ginocchia per mettersi al livello dei più piccoli, impegnati a parlare, magari a spiegare perché qualcosa si può fare e qualcos’altro invece no. Li sentirete anche raccontare le proprie emozioni, ammettere di essere stanchi o di essere rimasti male per una certa situazione». Ancora, il ruolo di mamme e papà è segnato dall’attribuire responsabilità ai piccoli: «Vedrete bambini coinvolti nella vita quotidiana, incoraggiati a dare il proprio contributo ogni volta che è possibile, per esempio preparandosi per uscire o sistemando i giocattoli. L’autonomia è insegnata e incoraggiata. Vi sembreranno bambini lasciati liberi: di provare, di sbagliare, semplicemente di fare. Liberi dalle sgridate e dagli ordini imposti, perché i piccoli svedesi vengono educati soprattutto con l’esempio. Il rispetto lo imparano vedendolo praticato dai più grandi, dai genitori e dagli adulti».

Il sottotitolo del volume recita: “Il segreto dei genitori svedesi per crescere bambini consapevoli e sereni”. Però non si tratta di una bacchetta magica, chiarisce l’autrice: «Sono stanca anch’io e anche il mio bambino alle volte è difficile. Ma diventare mamme o papà significa anche tirare fuori il meglio di noi stessi e crescere esseri umani che possano essere la migliore versione di sé. Anche le mamme e i papà svedesi sono esseri umani. Anche a loro capita di sentirsi stanchi, abbattuti, di arrabbiarsi. Gestire tutte queste emozioni non è facile né per loro, né per me: non siamo sempre in grado di dare il nostro meglio tutto il giorno, tutti i giorni. Eppure la genitorialità gentile è quella che prevale, nonostante i momenti di stanchezza e di debolezza».

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