
L'incontro finale tra i tutor e i ragazzi che sono stati accompagnati
Gli anni del Covid e della didattica a distanza sembrano lontani eppure, se parliamo di adolescenti e del loro benessere, facciamo ancora riferimento a quei mesi in cui studentesse e studenti seguivano lezioni a distanza, facevano i compiti in case affollate e rumorose per le troppe call in contemporanea ed erano spesso privati di un confronto autentico con gli insegnanti e con i loro pari. Conseguenza: una diffusa ”learning loss” a causa della chiusura delle scuole, una perdita significativa di capacità di apprendimento. Una risposta è arrivata da Top - Tutoring Online Program, un programma di accompagnamento allo studio in cui studentesse e studenti universitari, quasi nel ruolo di sorelle e fratelli maggiori, volontariamente, hanno sostenuto bambine e bambini di scuole secondarie di primo grado con qualche difficoltà. Attraverso lo stesso strumento della Dad - i device digitali e i collegamenti a distanza, ma questa volta con un rapporto uno-a-uno - è iniziato un progetto pilota diventato molto fecondo, un seme che nel tempo è germogliato e ha messo radici.
Oggi esiste una comunità di giovani tutor cresciuta insieme ai loro tutee, migliaia di ragazze e ragazzi che si sono aiutati a vicenda, non solo sotto l’aspetto meramente scolastico, ma anche dal punto di vista emotivo e relazionale.
Top è stato un esperimento, quindi, che ha dimostrato come sia possibile creare dal basso una comunità generativa di cambiamento e fiducia, sfidando il pregiudizio della gioventù “sdraiata”.
Tutto è iniziato con un'idea tanto semplice quanto brillante: impiegare bene il proprio tempo per aiutare gli altri. “Arianna, la prima tutor di questo progetto - ricorda Michela Carlana, professoressa Associate dell’università di Harvard - era una studentessa di medicina a Pavia durante i primi giorni del lockdown. Si era resa conto di avere a disposizione molto tempo mentre l’università era chiusa. Era l’occasione giusta per mettere le sue conoscenze e il suo tempo a disposizione degli altri”.
Così da quella sollecitazione e proposta, le università di Harvard e Bocconi (Leap- Laboratory for effective anti poverty policies), già impegnate sul fronte delle diseguaglianze educative, hanno ideato Top in via sperimentale, “permettendo così ad oltre 4.000 tutors dal 2020 ad oggi di mettere la propria professionalità a disposizione di studenti e studentesse delle scuole secondarie di primo grado”. In media ogni edizione di Top ha visto il coinvolgimento di oltre 600 tutor per 30mila ore di accompagnamento totali; inoltre studenti e studentesse hanno seguito altrettante alunne e alunni per più ore rispetto a quelle previste dal progetto, spesso fino alla conclusione degli esami di terza media.
Fin dai primi giorni, lo sguardo di Top sul mondo e non solo sulla scuola, è stato fresco e pieno di entusiasmo, malgrado le fatiche: è qualcosa che si è percepito anche nella sala del Meet Digital Culture Center di Milano durante il recente evento finale del progetto finanziato da Fondazione Cariplo; un momento di riflessione e confronto con i giovani protagonisti di Top, che ha visto lavorare insieme una rete di attori, uniti dalla voglia di contrastare la povertà educativa e la dispersione scolastica. Oltre agli atenei di Harvard, Bocconi (LEAP) e Milano Bicocca - che hanno curato gli aspetti scientifici, di valutazione di impatto e pedagogici - l’associazione Ciai si è occupata di implementare le attività dei tutor anche nella relazione tra scuola e famiglia. Infine WeSchool ha messo a disposizione la piattaforma per i tutor mentre i tutee che ne avevano necessità sono stati forniti device rigenerati e connessione internet, grazie alla collaborazione con TechSoup Italia. Un elenco di partner necessario per dare la misura di come un progetto educativo di questo tipo abbia bisogno di una visione ampia e di un approccio collaborativo.
Molto incoraggianti sono state le parole di tanti tutor che hanno raccontato al Meet le loro esperienze, emozioni e riflessioni: è stata riconosciuta la forza del peer learning, a conferma che “un ragazzo o una ragazza possono apprendere da un altro pari quello che non può imparare da un maestro”.
In un'epoca in cui si discute spesso del disimpegno giovanile, Top ha dimostrato l’opposto ovvero la capacità dei giovani di mettersi al servizio degli altri e di costruire legami profondi. Come ha raccontato la tutor Genet Antognazza, la relazione con la sua tutee Desirée è diventata così "bella e profonda" da continuare anche dopo la fine del percorso ufficiale. “Siamo arrivate alla fine della terza media, così abbiamo deciso di continuare a sentirci perché sia tranquilla a tutte le prove d’esame”, racconta. La ragazzina, dal canto suo, ha confessato di non essersi mai sentita giudicata: “A volte scherzavamo sui miei errori così sono migliorata nel metodo di studio e nelle conoscenze. In più è bello avere un’amica ventenne". Genet ha capito, nella sua costante relazione con la giovane amica, che il segreto era non tanto temere l’errore ma "renderlo abitabile”; l’errore non solo è accolto, a scuola e nella vita, ma è utile, quasi necessario. Questo approccio ha permesso a Desirée di rilassarsi, di scherzare, di sorridere e di credere di più in sé stessa.
Antonella Orologiaio ha toccato le corde dell'uditorio affermando che "non è il talento a mancare nelle persone. Spesso, mancano solo le condizioni per farlo fiorire e per fare in modo che dia i suoi frutti". La tutor ha evidenziato come la narrazione del "volere è potere” - tipica di questi anni e di una certa società della performance - ignori le disuguaglianze di partenza, colpevolizzando chi resta indietro. Per lei, “il merito è anche e soprattutto un prodotto sociale”. E ancora: “La dispersione scolastica non è un dramma individuale, ma un problema collettivo che indebolisce la società intera”; chi abbandona la scuola è una voce in meno nel dibattito pubblico, nel futuro della collettività.
Al centro di Top c'è sempre stato l’incontro e l'approccio che mette in relazione figure vicine per età ed esperienze, favorendo uno scambio paritario e un dialogo più libero: come evidenziato da molti insegnanti, un sostegno concreto in anni in cui anche la scuola pubblica fatica a trovare soluzioni personalizzate per tutti. Un’insegnante ha raccontato, ad esempio, come il progetto abbia aiutato un suo studente disgrafico e discalculico a utilizzare il computer per i compiti in classe così come altri docenti hanno testimoniato che alunne e alunni non solo sono migliorati nei risultati, ma anche nella fiducia in sé stessi e nelle relazioni con gli altri.
I dati raccolti finora hanno dimostrato che la partecipazione a Top ha avuto un impatto sulla vita dei tutee. Gli studenti nel quintile più basso per abilità di partenza hanno pienamente compensato la "learning loss" stimata in quasi 9 mesi di apprendimento in matematica e italiano. Non solo i voti sono migliorati, ma anche le aspirazioni e il benessere socio-emotivo. Vediamo, ad esempio, che gli studenti che hanno partecipato a Top hanno una probabilità maggiore del 18% di frequentare un liceo: un cambio di prospettiva, uno sguardo verso opportunità che, in condizioni diverse, non sarebbero state considerate.
L’effetto positivo è stato registrato anche sui tutor stessi: si è osservato un aumento sostanziale delle soft skills e dell'empatia, un aumento del voto medio di laurea e, soprattutto, un accresciuto desiderio di avere un impatto sulla società con il proprio lavoro. I tutor hanno imparato la pazienza, la consapevolezza dei propri limiti e di quelli altrui, e il rispetto dei tempi di apprendimento; molti di loro hanno notato di essere diventati più sicuri e determinati.
“Il modello integrato, che vede operare in sinergia università, scuole, famiglie e il privato sociale, dimostra che nessuno può farcela da solo - ha detto Paola Cristoferi, responsabile del Programma Italia di Ciai-Top non è solo un programma, ma una visione condivisa, una scommessa vinta insieme, che continua a crescere grazie all'impegno di tutti, per costruire una società più giusta, più inclusiva e più capace di futuro”.
E per un progetto nato come pilota, cresciuto come modello di successo e replicabile, non è un piccolo traguardo. “A testimonianza del suo valore, Top entrerà in una delle nuove sfide strategiche della Fondazione - ha detto Alessandro Masciadri, Programme Officer, Area Servizi alla Persona di Fondazione Cariplo - Si tratta di “ZeroNeet"pensata per contrastare la dispersione e costruire nuovi percorsi per chi rischia di restare ai margini”.