mercoledì 11 giugno 2025
Drammatici i dati diffusi nel dossier realizzato dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, in collaborazione con Cismai e Terres des hommes. Sono 113.892 le piccole vittime di violenza
I bambini maltrattati sono raddoppiati in 5 anni
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Nella valanga di statistiche da cui siamo quotidianamente sommersi, ci sono tanti numeri inutili, tanti che ci lasciano indifferenti, tanti che rimbalzano sempre uguali. Ma quelli diffusi stamattina nella Terza indagine sul maltrattamento di bambini e adolescenti realizzata dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, in collaborazione con Cismai e Terres des hommes, sono numeri che arrivano diritti al cuore. Non raccontano solo il disagio profondo, la sofferenza, l’ingiustizia assurda e intollerabile sopportata ogni anno in Italia da 113.892 bambini e ragazzi che, secondo l’indagine, subiscono varie forme di maltrattamento. Ma ci dicono che ci sono migliaia e migliaia di famiglie in difficoltà.

Da un lato è possibile immaginare che tante bambine e tanti bambini siano rimasti coinvolti nella crisi economica ed esistenziale che si è abbattuta in questi anni su troppi nuclei familiare dalla pandemia in poi, dall’altra però non basta evocare le difficoltà economiche, l’impoverimento educativo, la solitudine genitoriale, la minor efficienza dei servizi per spiegare l’impennata dei maltrattamenti. In troppe famiglie sembra sia stato smarrito il senso della tutela, della protezione e dell’assistenza ai più piccoli. Non parliamo ancora di educazione, che è già una forma evoluta di attenzione degli adulti nei confronti di bambini e ragazzi, ma solo di umanità fragile, incerta, ondivaga. In molti casi anche di indifferenza, egoismo, crudeltà. E sono atteggiamenti che fanno spavento, perché – ci dice ancora l’indagine – non sono solo terribilmente frequenti, ma anche in aumento. Al 31 dicembre 2023 i casi di maltrattamento registrati erano il 58% in più rispetto alla precedente indagine del 2018. Vuol dire che in cinque anni la percentuale dei bambini maltrattati nel nostro Paese è più che raddoppiata. Sul totale della popolazione minorenne residente in Italia questo significa un passaggio da 9 a 13 minorenni maltrattati ogni mille. Al Sud l’aumento è del 100% con 10 minorenni su mille rispetto ai 5 del 2018. Significativo altresì è l’aumento del 45% del Centro-Nord.

In totale i bambini in carico ai servizi sociali sono 374.310, un numero enorme, ma che si è mantenuto pressoché costante rispetto al 2018, anche in considerazione del calo demografico. Purtroppo, è cresciuta in modo inatteso la gravità delle segnalazioni che avviene, nella maggior parte dei casi, a partire dai 6 anni. Al 31 dicembre 2023, il 18% dei minorenni in carico per maltrattamento, aveva tra 0 e 5 anni, il 32% tra 6 e 10 anni e il 50% tra 11 e 17 anni. Perché sono numeri che suscitano grande preoccupazione? Perché questi dati – si fa notare nell’indagine – “sollevano interrogativi sulla capacità di intercettare il fenomeno precocemente e di attivare azioni efficaci di prevenzione primaria e secondaria da parte dei servizi su questa fascia d’età”. Il motivo è chiaro. Se la presa in carico avviene più frequentemente tra i 6 e i 17 anni, quando le situazioni di disagio risultano spesso già consolidate, gli interventi saranno obbligatoriamente meno efficaci. “Un elemento chiave che contribuisce a questa difficoltà è rappresentato – si legge ancora del documento - dalla bassa frequenza di bambini e bambine nei servizi educativi per la prima infanzia. Attualmente, solo il 28% di bambini e bambine sotto i tre anni trova posto nei nidi o in altri servizi educativi analoghi, con forti disparità territoriali, soprattutto al Sud, dove in alcune regioni la copertura scende sotto il 15%”.

Le forme di maltrattamento
Ma cosa intendiamo quando parliamo di “bambini maltrattati”? La prima forma di maltrattamento viene definita “neglect/trascuratezza” che, nelle sue tre forme, rappresenta la tipologia di maltrattamento più frequente (37%). Vuol dire che ai bambini non vengono fornite le cure essenziali per quanto riguarda l’alimentazione, il vestiario, l’igiene (trascuratezza fisica); che si registrano gravi carenze per quanto riguarda educazione ed istruzione (trascuratezza educativa) e che si sono registrate carenze nell’ambito dello sviluppo della sfera emotiva per quanto riguarda l’età evolutiva del bambino (trascuratezza emozionale). Al secondo posto, tra le forme di maltrattamento, la violenza assistita (34%) quasi sempre di tipo intrafamiliare. Il significato è chiaro. Bambini e ragazzi sono costretti ad assistere ad episodi di violenza fisica, verbale, sessuale, psicologica, situazioni di stalking di cui sono protagonisti i genitori, i fratelli più grandi o altre figure adulte di riferimento. Anche la violenza sugli animali domestici davanti a un bambino è un gesto maltrattante. C’è poi, non meno grave, la violenza psicologica (12%), cioè tutte quelle situazioni in cui il minore è vittima di ricatti affettivi, indifferenza, rifiuto, denigrazione o svalutazioni che inibiscono il suo sviluppo cognitivo-emozionale.
Quasi la stessa percentuale (11%) è rappresentata da casi di maltrattamento fisico. Meno diffusi risultano la patologia delle cure, cioè cure inadeguate o esagerate rispetto ai bisogni fisici del bambino (4%) e l’abuso sessuale (2%). Da sottolineare come l’abuso sessuale, oltre a incontrare maggiori difficoltà nell’essere riconosciuto e intercettato, non necessariamente arriva all’attenzione dei servizi sociali poiché può procedere direttamente per le vie giudiziarie senza che venga attivato nessun percorso di sostegno e intervento. E anche questo è una forma di trascuratezza.

Bambini e bambine, differenze minime
Secondo l’indagine i bambini vittime di maltrattamento sono 57.963 ( 51%); mentre le bambine risultano essere 55.929 (49%). La distribuzione è in linea con l’andamento demografico della popolazione minorile italiana.
Le differenze di genere emergono nelle diverse forme di maltrattamento: i maschi sono più frequentemente vittime di neglect educativo, (54%), violenza assistita (52%) e patologia delle cure (54%) mentre le femmine sono più esposte ad abuso sessuale (77%) e violenza psicologica (53%). E chi sono i maltrattanti? Nell’87% dei casi persone della cerchia familiare ristretta. Nel 13% dei casi è esterno alla cerchia familiare. A segnalare i casi ai servizi sociali è nel 52% l’Autorità giudiziaria. “Si tratta di un dato emblematico di un sistema di protezione che si attiva tardi – si legge nell’inchiesta - spesso solo quando il danno è già conclamato e viene formalmente rilevato”. Altre segnalazioni arrivano dalla scuola – ma solo nel 14% dei casi- mentre ancora più marginale è il ruolo delle famiglie (12%). E poi ci sono strutture sanitarie, come ospedali e ambulatori, che nel complesso segnalano il 4% dei casi. E i medici di base e i pediatri? Pur essendo figure potenzialmente strategiche nella prevenzione e nell’individuazione precoce del maltrattamento, risultano pressoché assenti, con una percentuale dell’1%. “L’indagine – si legge ancora nel documento - per la prima volta prende in considerazione anche il contesto sportivo quale fonte di segnalazione, che però non raggiunge una stima statisticamente diversa da zero”.
Secondo Marina Terragni, garante per l’infanzia e l’adolescenza, si tratta di “dati impressionanti, tra gli altri, quello della violenza assistita, che riguarda un terzo dei casi di maltrattamento. Unitamente al fatto che ben l’87 per cento di tutti i maltrattamenti avviene all’interno della cerchia familiare ristretta, quel dato segnala la necessità e l’urgenza di porre la massima attenzione alla famiglia, colpita da una crisi sempre più diffusa e profonda”.
Sulla stessa linea Donatella Vergari, presidente di Terre des Hommes Italia, secondo cui è obbligatorio “cominciare da azioni di rafforzamento del tessuto sanitario, educativo e sociale, per una più qualificata e pronta segnalazione delle vittime e per l’individuazione e accompagnamento delle fragilità genitoriali. Fattori imprescindibili di cui tenere conto in ottica di prevenzione del fenomeno”.
Mentre Marianna Giordano, presidente del Coordinamento Italiano Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso all’Infanzia (Cismai), questo studio “permette di riflettere sull’impatto a breve medio e lungo termine sulle traiettorie di vita di bambine, bambini, adolescenti e rappresenta uno strumento prezioso per i decisori politici, per gli amministratori locali, per le operatrici e gli operatori territoriali per definire e realizzare politiche ed azioni appropriate in tutto il Paese per prevenire e contrastare la violenza e curare le piccole vittime ed i loro genitori vulnerabili”.

Ma, al di là delle riflessioni che arrivano dalle istituzioni pubbliche e private che hanno promosso l’indagine, cosa ci dicono questi numeri? Certamente una drammatica flessione dell’attenzione verso i più piccoli da parte dei servizi sociali conseguenza di scelte politiche che hanno portato all’impoverimento dei bilanci comunali, ma anche – ed è forse l’aspetto più sconvolgente – un peggioramento delle condizioni di vita delle famiglie, sia per quanto riguarda gli aspetti più concreti, sia per quelli valoriali, etici, educativi. E si tratta di una riflessione che va fatta, con urgenza e consapevolezza, coinvolgendo tutte le realtà interessate alla rinascita morale ed esistenziale delle famiglie. Altrimenti corriamo il rischio che, tra cinque anni, in occasione della prossima indagine, i dati siano ancora peggiori. Esito che nessuno può auspicare.

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