giovedì 8 febbraio 2024
Oltre 500 bambini in rappresentanza di 24 nazionalità hanno partecipato al progetto di inclusione "InsegnaMi l'arte" promosso dall'Istituto di Antropologia di Milano. Spettacolo al teatro Strehler
Arte e storia per formare i cittadini di domani
COMMENTA E CONDIVIDI

Viste da dietro le poltrone del teatro sembrano vuote. E invece, seduti, ci sono loro, i bambini, che riempiono tutta la grande sala. Hanno un appuntamento speciale qui, al Teatro Strehler di Milano, insieme agli insegnanti e ai loro genitori, per incontrare i rappresentanti delle più importanti istituzioni, Comune e Regione Lombardia. Un evento festoso che conclude il progetto “InsegnaMI l’arte. Milano, la Ca’ Granda e la sua Quadreria raccontate ai bambini”, che ha coinvolto 500 piccoli cittadini delle periferie milanesi, studenti delle scuole elementari dei quartieri di Gratosoglio, Ripamonti, Bovisa e Bovisasca. Un’intera mattinata durante la quale si tirano le somme dell’iniziativa promossa e coordinata dall’Associazione Mirasole-Istituto di antropologia per la cultura della persona e della famiglia, in collaborazione con la società Ad Artem. Un’attività avviata in risposta al bando Cariplo “Alla scoperta della cultura. Avvicinare bambine e bambini ai luoghi della cultura e della comunità”.

“Un lungo percorso, concepito più di anno fa, pensato per avvicinare i giovanissimi delle periferie alle radici storiche e culturali del capoluogo lombardo”. Così ricorda Paola Tettamanzi, anima del programma e responsabile del coordinamento delle attività e dei progetti di ricerca dell’associazione.

L’idea ruota attorno al patrimonio artistico della Ca’ Granda, l’Ospedale Maggiore di Milano, che raccoglie le opere eseguite nei secoli a seguito delle donazioni di pazienti illustri, oggi scrigno di dipinti preziosi, tra i quali le tele di Francesco Hayez, di Carlo Carrà, di Mario Sironi. A partire dagli inizi del Seicento infatti l’Ospedale decise di ricompensare i benefattori con un ritratto eseguito dai più grandi pittori del tempo. E così, dallo scorso mese di ottobre fino alla fine di novembre, dal lunedì al giovedì, un gruppo di bambini di età compresa tra i nove e gli undici anni, ha trascorso un’intera mattinata al museo, nello spazio espositivo “I tesori della Ca’ Granda”, ospitato in via Francesco Sforza 28, sede degli uffici amministrativi e dell’Archivio Storico del Policlinico di Milano, nel pieno centro della città.

Hanno seguito un programma fatto di gioco e conoscenza, grazie alla presenza di una guida esperta, tutta dedicata a loro. Dopo la visita venivano accompagnati nell’archivio del museo dove partecipavano a un particolare laboratorio, realizzando il loro autoritratto. A colpire è l’eterogeneità di questi alunni, basti pensare che sono 24 le nazionalità presenti nella popolazione scolastica, con qualche classe composta tutta da studenti stranieri. Piccoli cittadini della Milano del futuro, sempre più multietnica e multinazionale.

“La Ca’ Granda è un luogo magico, dove non si incontra solo l’arte astratta ma veri e propri gesti di solidarietà, e si tocca con mano lo spirito accogliente e inclusivo della nostra città”, sottolinea Paolo Galimberti, responsabile del museo, che è stato inaugurato nel 2019 e nel 2021 ha ricevuto il riconoscimento regionale. “E’ forte il legame tra l’ospedale e il capoluogo lombardo, un vincolo che viene mantenuto vivo anche grazie a questi importanti progetti di formazione alla cittadinanza”.

Che Milano diventi sempre più accogliente e solidale viene auspicato anche da Barbara Mazzali, assessore al turismo, moda e marketing territoriale della Regione Lombardia. “Lo dobbiamo a tutti i piccoli che saranno i milanesi del domani. Proprio loro, con esperienze di integrazione come quella presentata oggi, sono già di grande esempio per tutti noi”.

I dati completi dei nove mesi di lavoro appena concluso, con le relative statistiche, verranno diffusi a marzo ma già ora viene annunciata la volontà di dare seguito al progetto.

Leonardo Salvemini, presidente dell’Istituto di antropologia, si è detto orgoglioso della riuscita di questa avventura. “La nostra esperienza dimostra come attraverso l’arte sia possibile promuovere non solo l’inclusione sociale, ma anche il senso civico, di appartenenza, e la pace. Ce l’hanno fatto capire questi bambini”.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: