L'amore di Alessandra e Francesco si moltiplica. Su Instagram
Possono i social diventare un luogo di fede, di dialogo e di amore autentico? Alessandra Lucca e Francesco Rao, marito e moglie, quattro figli, hanno trasformato una crisi profonda in una vocazione

Esiste qualcosa di più personale del modo di vivere la relazione con il proprio partner? Forse no. Eppure, tutte le coppie si trovano prima o poi di fronte ad alcune domande, ad esempio: amare è una scelta? Che cosa significa rispettare la libertà dell’altro? Quanto conta l’autostima in una relazione? Per chi è credente, poi, si aggiungono altre questioni. Quanto conta il rapporto con Dio per la mia coppia?
Trovare queste risposte può essere fondamentale. Lo sanno bene Alessandra Lucca e Francesco Rao, marito e moglie, genitori di quattro figli. Una definizione li rappresenta bene: sono vulcanici, pieni di idee, racconti, incontri e attività in corso. Loro prendono quelle domande e provano a rispondere con puntate di podcast, una pagina Instagram (20mila follower), video su YouTube e una newsletter. Il loro progetto ha un nome: 5pani2pesci. Sono missionari digitali secondo una definizione data loro da Papa Leone XIV durante un evento del Giubileo dedicato proprio a chi lavora sui social. Alla parola influencer, invece, dicono di essere allergici. Hanno anche scritto un libro: Trombamica d’eccezione, come uscire dalle relazioni ambigue. Il loro linguaggio è fresco e ironico e ai temi seri e a volte anche scomodi – come la castità o la pornografia – si accompagnano anche leggerezze e un modo di porsi che fa sorridere perché ricalca tanti vissuti comuni.
Perché lo fanno? Alessandra e Francesco rispondono in videochiamata: «Il nostro obiettivo è aiutare i ragazzi e le ragazze a capire la loro vocazione, cioè il loro posto nel mondo, la loro pienezza di vita. Per farlo si passa attraverso le relazioni: quella con sé stessi, con gli altri e con Dio. Risanare il proprio modo di relazionarsi è fondamentale». Destinatari dei loro contenuti sono soprattutto i giovani, che vanno incontrati negli spazi che loro frequentano spontaneamente come, appunto, social. Da loro ricevono molte domande - scherza Alessandra - «a volte ci chiedono con toni disperati come trovare l’amore della vita».
A seguirli sono soprattutto giovani credenti, ma anche persone che si definiscono atee e che si interrogano sui solo stessi temi. Molte relazioni, poi, da virtuali diventano reali: spesso la coppia è in giro per l’Italia per incontri e testimonianze o ospita a casa propria alcuni giovani per settimane. «La famiglia è fatta apposta per accogliere» dice la coppia, «ci sono ragazze e ragazzi che hanno vissuto con noi anche per due anni, il legame che si è creato è proprio famigliare, fraterno». Tra le e-mail che ricevono, ce ne sono alcune che restituiscono il senso del loro progetto. Un ragazzo che li segue da tre anni, ad esempio, scrive: «Mi avete cambiato la vita, siete stati la porta d’ingresso a una fede più profonda e mi avete fatto capire che cosa significa amare nella libertà».
A chi li segue, i due raccontano anche la loro storia: il primo incontro a una marcia francescana, la volontà di Alessandra di entrare in convento, la relazione di Francesco con un’altra ragazza e poi le loro vite stravolte e unite.
Ritrovarsi a vivere con “5 pani 2 pesci” non era nei loro piani, anzi, il progetto è iniziato in un momento di grande crisi per la coppia, con una possibile separazione all’orizzonte. «Era il 2013 e ci trovavamo in Germania – racconta Alessandra - Francesco è un fisico e all’epoca lavorava come professore universitario. Il suo lavoro era di livello altissimo, noi avevamo già due figli, vivevamo in una bellissima casa. Ma allo stesso tempo ci sentivamo soli e vuoti, soprattutto dopo anni ricchi di relazioni molto forti in Italia, con una comunità solida alle spalle e l’accompagnamento di persone come don Fabio Rosini». A questo punto, la coppia racconta qualcosa di molto personale, che appartiene alla loro relazione e che dice molto dell’orizzonte di senso in cui sono abituati a muoversi e che cercano di divulgare. «In quella crisi siamo tornati al Vangelo del nostro matrimonio. Era quel brano in cui gli apostoli sono sconsolati, sono in mare ma non riescono a pescare pesci. A un certo punto arriva Gesù e dice di buttare le reti dall’altro lato della barca. E lì la pesca è molto abbondante, in modo sproporzionato rispetto alle azioni dei discepoli. Gesù poi dice: “Vi farò pescatori di uomini”. Quel testo ci ha interrogati nel profondo, non ne capivamo il senso, e nel frattempo la nostra crisi continuava». Il senso lo avrebbero capito alcuni mesi dopo, grazie a un amico frate, racconta ancora Alessandra. «Gli dicemmo della nostra crisi e lui ci disse: venite a fare una testimonianza al corso fidanzati. Noi eravamo straniti. Ma come, io ti racconto che sono in crisi e tu mi chiedi di condividere la mia esperienza con persone che stanno decidendo di sposarsi?». La sfida, però, venne accettata. «Quella sera è successo qualcosa di totalmente inaspettato. Noi abbiamo condiviso il poco che eravamo, quello che avevamo capito del matrimonio come possibilità di infinita bellezza, e tutta la nostra fatica. E lì sono successe cose assurde, abbiamo visto in opera una grande sproporzione. Persone che hanno deciso di fidanzarsi, qualcuno che ha lasciato il convento, giovani che ci hanno riempiti di domande». Le interazioni con i ragazzi sono continuate via e-mail. «Ma a un certo punto era troppo impegnativo riuscire a rispondere a tutti. Così, è nata l’idea di un blog, da cui poi è nato tutto il resto».
Oggi, l’attività sui social è il loro lavoro. Ma chi li paga? «A un certo punto della nostra storia, Francesco ha deciso di lasciare il suo incarico universitario per dedicare più tempo proprio a questa attività, che abbiamo sentito come la nostra vocazione – rispondono i due -. Prima ci siamo reinventati come fotografi ai matrimoni fino a che nel 2019 abbiamo deciso di cambiare ancora vita e di vivere di Provvidenza». Chi vuole, sul loro sito può donare l’equivalente di un caffè, o di più. «Abbiamo una comunità di persone che ci segue e ci sostiene - spiega ancora Francesco – So che può sembrare strano, ma se ci pensiamo è la stessa cosa che succede a chi opera come missionario in altri ambiti: ci sono sempre delle persone che rendono possibile la missione».
C’è un altro tema che è interessante per le famiglie che lavorano sui social: l’esposizione, o meno, dei figli. Nei post degli ultimi quattro anni, i loro figli non appaiono mai. «Sono adolescenti e non vogliono che le loro fotografie siano sul nostro profilo. Loro non usano Instagram o altri social perché non vogliono, ma sulle piattaforme ci sono i loro amici», spiega Alessandra. Essendo però “5pani 2pesci” un progetto che va ben oltre la vita online, Alessandra specifica che «tutte le scelte, come chi ospitare a casa nostra, sono condivise con loro. È un equilibrio da ricercare ogni volta, a volte riusciamo, a volte no. Ci capita ogni tanto di essere una famiglia in burnout, ma ci proviamo sempre».
In fondo ai loro post e alle loro newsletter c’è sempre un invito a qualche azione concreta. Che sia sedersi e stare qualche minuto in silenzio, scrivere a una persona, leggere un libro. E c’è sempre una frase che si ripete: per chi prova a mettersi in gioco, a guardare le cose da un altro punto di vista, a farsi le domande giuste, «il rischio è di essere felici».
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