mercoledì 14 febbraio 2024
Una tassa per essere donna
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Ho sempre pensato che “firmare con il sangue” fosse un’espressione idiomatica sopra le righe, qualcosa da affidare all’epica della solennità, dove il sangue diventa metafora di lealtà, dentro un patto di scambio ematico che onora oltre ogni altra forma scritta un accordo tra le parti. In realtà la provenienza filologica fa riferimento agli accordi post-bellici, quando gli armistizi erano siglati solo dopo molte perdite umane e per questo motivo le tregue, i cessate il fuoco o la fine delle ostilità veniva decretata da firme insanguinate. Finito lo spiegone, arrivo al punto, toccato da un annuncio pubblicitario scritto con calligrafia ematica sulla superficie di un assorbente.

Nella pianificazione della pagina in bianco e nero sui principali quotidiani la comunicazione arriva in qualche modo più dolcemente, ma nella sua versione a colori il rosso del sangue è inequivocabile, e disteso su un’assorbente mestruale produce un effetto dirompente, richiamando in maniera forte l’attenzione di chi legge. E hanno fatto bene, perché ci sono messaggi che non possiamo silenziare e altri che meritano di scardinare qualsiasi perbenismo retorico se a muovere chi li firma è la sensibilizzazione verso un’ingiustizia sociale. La pubblicità è quella di una catena di supermercati, no, non sono quelli della pesca divorzista, perché qui il tema non è il consenso emozionale, ma la presa di posizione forte verso la politica che dal 2024 riporta l’Iva sugli assorbenti igienici al 10%.

La nuova Legge di Bilancio dell’attuale governo, infatti, dopo aver decretato nel 2023 la riduzione al 5%, riporta la “Tampon Tax” al suo valore precedente, evidentemente i conti non tornano e si raschia dal fondo del barile per raggranellare qualche spicciolo dove il consenso di chi vota è già compromesso da discriminazioni di genere decisamente più urgenti del ciclo mestruale. E così facendo non si fa che aumentare quel “gender gap” che in un nuovo rapporto Onu sulle diseguaglianze sposta il raggiungimento degli obiettivi 2030 al 2154 per andare a pareggio sul fronte dei pari diritti e delle pari opportunità.

La pagina della Coop scrive con il sangue su un assorbente che esiste una tassa per il solo fatto di essere donna. Denuncia l’innalzamento dell’Iva che è passato quasi sotto silenzio nelle pagine di politica interna, invita a firmare una petizione sulla piattaforma change.org, in collaborazione con l’associazione Onde Rosa, ma soprattutto neutralizza l’aumento dell’Iva sull’acquisto dei propri assorbenti igienici scontandoli come se fosse rimasta al 5% sugli scaffali. No, non è solo un’operazione promozionale, è il riconoscimento di un diritto civile. E se di questi tempi a farlo è la pubblicità di un supermercato, anziché una qualsiasi compagine istituzionale, la colpa non va a chi mette in pagina le istanze dei propri target, ma di chi ha permesso di confondere la politica con la pubblicità, e viceversa.

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