mercoledì 26 febbraio 2025
Una sneaker è per sempre: con Id.Eight anche la scarpa è circolare
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Può una buccia di mela trasformarsi talmente tanto da diventare prima un paio di scarpe “amiche dell’ambiente” e poi un pannello fonoassorbente? A quanto pare sì. Grazie all’intuizione di Giuliana Borzillo e Dong Seon Lee, coppia ben assortita – napoletana lei, coreano lui – che fonda nel 2019 “Id.Eight”. Una startup la cui unicità è quella di produrre sneaker dagli scarti della frutta e di farlo in modo green dall’inizio alla fine: mentre una “normale” scarpa da tennis ha una durata media che va dai 600 agli 800 chilometri, le loro sneaker possono percorrere addirittura una distanza lunga il doppio, tramite un attento e sapiente processo di riparazione. Per poi, una volta giunte a “fine vita”, essere raccolte da soggetti specializzati in riciclo che ne recuperano i materiali per creare a loro volta qualcosa di nuovo. E completare quel processo di economia circolare che contribuisce alla transizione ecologica di un settore, quello della moda, ancora in forte ritardo.

Una cifra su tutte: ogni anno a livello globale vengono prodotte 24 miliardi di scarpe – la maggior parte delle quali sneaker appunto – con un peso dell’1,4% sulle emissioni di CO2 (dati World Footwear Yearbook). Quello che caratterizza questa giovane azienda però, non è solo il suo essere originale tra le tante startup in crescita. Id.Eight ha un «di più» legato al fatto che nasce quasi per caso, e cresce parallelamente alla storia d’amore dei suoi fondatori fino a poco tempo prima privi di esperienza imprenditoriale, oltre che perfetti sconosciuti. Ma mossi dalla stessa volontà di impattare il meno possibile sul pianeta. «Ci siamo incontrati nel 2017 durante una fiera, parlando di scarpe», racconta Giuliana, allora brand manager con una particolare vocazione per l’ecologia. Dong Seon invece è un designer appassionato di sneaker. Entrambi vengono dal mondo delle calzature e più si conoscono, più sentono il bisogno di colmare un vuoto di mercato che non risponde ancora alla richiesta di prodotti che siano rispettosi per l’ambiente e, allo stesso tempo, belli e appetibili.

«Volevo io per prima delle sneaker sostenibili ma non trovavo nulla che mi piacesse», continua lei. « Dong allora ha pensato di disegnarne un modello per me, le “Hana”, da far realizzare». Bene, ma da chi? E soprattutto come, considerata la forte sensibilità green di Giuliana? Nasce così, un po’ in un gioco di corteggiamento, quella che è oggi un’impresa presente online e in un centinaio di negozi in Italia e all’estero. E che quest’anno ha venduto più di 5.000 paia di scarpe. «La scelta dei fornitori – spiega Giuliana – cade su alcune aziende italiane che usano nella lavorazione scarti alimentari come bucce di mela, raspi d’uva, foglie di ananas, mais e micelio». A cui si aggiungono tessuti in poliestere riciclato e cotone biologico, il tutto privo di elementi animali. « Il 70% dei componenti delle nostre sneaker è realizzato con materiali riusati e quasi il 90% è a sua volta riutilizzabile. Sappiamo che qualsiasi oggetto prodotto lascia un’impronta ecologica, noi volevamo trovare quella minima». Anche nel packaging che è di carta riciclata e contiene al suo interno una “bomba di semi” da piantare per dare un contributo alla biodiversità.

«Ad un certo punto però ci assale il timore che la nostra idea originaria stia assumendo dimensioni più grandi di noi», ricorda. Un rischio facile in tempi di pandemia, « per cui decidiamo di testare un prototipo delle “Hana” su alcuni amici e dopo su una piattaforma di crowdfunding». Le scarpe vengono accolte con entusiasmo e comprate in poche ore da cento sconosciuti, tanto che «abbandoniamo i nostri lavori e ci lanciamo in questa nuova avventura» fortificata da scelte di successo. Come l’accordo con DisanaPianta, laboratorio artigianale che ripara le sneaker usando gli stessi materiali, personalizzandole su richiesta, e allungandone la vita. O la partnership con Esosport per la gestione, la raccolta e il recupero di quelle “esauste”. Che diventano pannelli fonoassorbenti e termoisolanti. O ancora pavimenti antitrauma di giochi per bambini secondo un leitmotiv espresso già nel logo di Id.Eight: dove “Id” sta per Identità e “Eight” è il numero 8, simbolo dell’infinito, e quindi della capacità di rigenerarsi. Ogni modello infine ha un design evergreen per evitare che diventi fuori moda, spingendo il consumatore ad acquisti sempre nuovi. Giuliana e Dong Seon nel frattempo si sono sposati e sono genitori di una bimba, Yu Jin che in coreano significa «creare bellezza».

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