Dall'estrazione alla rigenerazione: così le imprese aiutano il pianeta

Nel 2015 Andrea Illy scopre che il 50% delle terre coltivabili a caffè non lo saranno più entro il 2050 a causa dei cambiamenti climatici. È l’inizio di un viaggio che lo porterà a ripensare completamente il rapporto tra business e natura
December 19, 2025
Dall'estrazione alla rigenerazione: così le imprese aiutano il pianeta
La premessa è che, da imprenditore, puoi fare il parassita, sfruttando sia l’ambiente che le persone, oppure il benefattore cercando di tutelare entrambi. Nasce da questa convinzione, “ereditata” dal padre e prima ancora dal nonno, il libro di Andrea Illy “La società rigenerativa, un nuovo modello di progresso”, edito da Egea. L’imprenditore del caffè – per 22 anni ad e oggi presidente dell’azienda triestina che ha quasi cento anni di storia alle spalle – lo ha scritto per dimostrare che fare impresa in maniera sostenibile non solo è possibile ma è già una realtà, ed anche per spronare altri colleghi ad intraprendere questa strada. Non si è trattato di una conversione sulle via di Damasco, ma di un impegno costruito negli anni, mettendo insieme due grandi passioni, la chimica e la filosofia. «Da sempre mi sono occupato come chimico dell’impatto ambientale della produzione del caffè – spiega Illy –. Dipendiamo dal raccolto tropicale, l’85% dei produttori di caffè, circa 12,5 milioni di persone, hanno piccolissimi appezzamenti, inferiori ad un ettaro e vivono al di sotto della soglia di povertà. Siamo stati dei pionieri nel cercare di migliorare le loro condizioni di vita». Nel 2015, nel corso dell’Expo milanese dedicato al tema del “Nutrire il Pianeta” e che ospitava un padiglione tematico sul caffè, gli esperti annunciarono che la metà delle terre coltivate sarebbe diventata inospitale nel 2050 per le piantagioni di caffè a causa dei cambiamenti climatici. All’inizio fu il panico, poi qualche anno dopo, nel corso di un anno sabbatico, Illy decise di mettersi a studiare un nuovo modo di fare agricoltura, puntando sulla rigenerazione. Da qui nasce il progetto di rinnovare le piantagioni, molte avevano più di un secolo, adottare nuove pratiche di precisione e controllo delle coltivazioni e nei casi estremi aiutare i coltivatori a spostarsi a latitudini e altitudini più elevate per sfuggire al caldo estremo. In Etiopia e Guatemala vengono avviate le prime due piantagioni rigenerative che danno risultati sorprendenti: è l’inizio del cambiamento. Oggi si parla troppo di riduzione delle emissioni di carbonio, che sono la punta dell’iceberg, senza parlare delle cause che stanno a monte, vale a dire la tutela degli ecosistemi. «In questo ultimo secolo abbiamo bruciato il 50% del capitale naturale che ognuno di noi ha – sottolinea l’imprenditore –. Estraiamo le risorse dalla Terra come se fossero infinite. Se non proteggiamo le foreste, l’aria, l’acqua, non andremo da nessuna parte».
Nel suo libro mappa Illy racconta la trasformazione possibile dal paradigma estrattivo che da Cartesio e Bacone domina l’economia occidentale, a quello rigenerativo che mette al centro la persona come custode del capitale naturale. Attraverso decine di interviste con i pionieri della rigenerazione, esplora le frontiere di una rivoluzione già in corso. La domanda a cui cerca di rispondere non è se la trasformazione sia possibile, ma cosa dobbiamo fare per renderla tangibile a tutti. La volontà di fare rete con altre aziende lo porta a fondare la Regenerative Society Foundation, realtà che Illy presiede insieme all’economista Jeffry Sachs e che lo scorso 27 e 28 novembre ha organizzato un Forum sul tema dell’impresa rigenerativa.
Uno dei punti essenziali è il tema della riforestazione: ci sono dieci miliardi di ettari di foreste che vanno rigenerate di cui un miliardo che va riforestato. «Credo che il fatto che la Cop30 si sia tenuta in Amazzonia sia stato molto importante, al di là degli accordi siglati, perché finalmente si è parlato dell’importanza di questi sistemi vitali – spiega Illy – . Ma le foreste non sono solo in Brasile. Non tutti sanno che il 25% delle foreste è in Europa e che il nostro è il continente ha il 47% del territorio forestato».
Sbagliato però pensare che bastino le norme imposte dall’alto a guidare la transizione. «Serve un movimento che parta dal basso: i cittadini devono esprimersi attraverso la politica e attraverso il mercato ad esempio preferendo un prodotto piuttosto che un altro».
Obiettivo del libro, che è solo il primo di una piccola serie dedicata alle imprese sostenibili, è quello di raccontare gli esempi virtuosi che esistono, dall’acciaio green di Feralpi ai prodotti cosmetici Davines alla plastica riciclata Mater-Bi, alle case di legno di Lombardini 22. «Non si tratta di un’utopia ma di una realtà presente e scalabile, ecco perché questo libro è rivolto ad altri imprenditori». Creare un circolo virtuoso, un movimento “aspirazionale” non è l’unica sfida. Illy lancia un appello alla politica affinché si attivi per rendere possibile la tutela del Pianeta. La “rigenerazione” costerebbe circa il 2-3% del Pil mondiale. «Sino ad oggi la politica è stata ondivaga, mi aspetto che ci sia un “rimbalzo”» ammette, che faccia diventare le questioni ambientali prioritarie. «Non è tutto perso: da una parte l’emergenza climatica sta arrivando ad un punto di non ritorno tra catastrofi naturali e impatto sulla salute, dall’altra grazie al progresso, e mi riferisco all’Ia, abbiamo una chance in più di studiare i fenomeni e di agire in maniera chirurgica». Insomma, conclude Illy, «non abbiamo motivo di essere pessimisti, ma dobbiamo essere consapevoli».
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