lunedì 29 maggio 2023
Fondazione Tender to Nave Italia sta portando a bordo di un brigantino 23 associazioni ed enti del non profit provenienti da tutta Italia e una anche dal Sudafrica
La terapia del veliero: così chi ha bisogno ritrova sé stesso
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Per molti è la prima volta che si sale in barca, qualcuno ha anche timore dell’acqua o pudore di mettersi in costume perché si vedono cicatrici di una malattia che ha cambiato il proprio corpo. Ma tutti sono accomunati dalla voglia di mettersi in gioco, di tornare al timone della propria vita, di superare i propri limiti scoprendo inaspettate capacità. E quello che si vive tra le onde per cinque giorni tra i mari d’Italia è una sorta di “terapia dell’avventura”, un andar per mare per qualche giorno che serve più come giro di boa nella vita di tante persone che – per malattia, disabilità o semplice parentesi negativa – stanno attraversando o hanno attraversato un momento complicato della propria vita. E il metodo Nave Italia ha dimostrato in questi anni di funzionare, proprio perché flessibile, di influire positivamente sul benessere di chi vive un disagio o una disabilità. Una campagna di solidarietà, ideata da Fondazione Tender To Nave Italia Ets, che sta vivendo in queste settimane la nuova edizione per il 2023.

Il 18 aprile il brigantino armato a goletta di 61 metri, su cui è presente un equipaggio della Marina Militare e uno staff scientifico della Fondazione, è salpato così dal porto di La Spezia per toccare, nell’arco di circa sei mesi, i porti italiani di Genova, Savona, Livorno, Civitavecchia, Olbia e Cagliari. A bordo, con cadenza quasi settimanale saliranno 23 associazioni ed enti non profit del Terzo settore provenienti da tutta Italia e una perfino dal Sudafrica per sperimentare come la vita di mare possa essere terapeutica. Un metodo che, quest’anno, ha avuto due importanti riconoscimenti: il conferimento della Medaglia del presidente della Repubblica alla campagna solidale 2023 della Fondazione e l’emissione da parte di Poste Italiane, in concomitanza dei 30 anni dal varo della nave, del francobollo di Nave Italia in tiratura speciale. Sempre per celebrale il traguardo del trentennale poi, l’istituto idrografico della Marina Militare ha dedicato alla Fondazione Tender To Nave Italia un’inedita carta nautica con l’indicazione della rotta solidale che viene distribuita quest’anno alle associazioni che si alterneranno a bordo della nave.

Dal 2007 ad oggi Nave Italia ha percorso oltre 40mila miglia, promuovendo «la cultura del mare e della navigazione come strumenti di educazione, formazione, inclusione sociale e supporto alla terapia riabilitativa», ricorda l'ammiraglio Giorgio Lazio, presidente di Fondazione Tender To Nave Italia. Dopo il difficile periodo dovuto alla pandemia da Covid-19, che ha comunque visto Nave Italia operare senza interruzioni seppure in forma ridotta, già dal 2022 si è tornati «a navigare a vele spiegate con un ricco calendario che, anche per questo 2023 – prosegue l’ammiraglio – vedrà a bordo oltre venti ambiziosi progetti che auspichiamo favoriscano ulteriormente il consolidamento del metodo Nave Italia, nel quale crediamo fortemente, per la creazione di una società più inclusiva e priva di barriere».

I risultati postivi del metodo Nave Italia sono «scientificamente provati da un “controllo qualità” che viene effettuato insieme a tre atenei – spiega Paolo Cornaglia Ferraris, direttore scientifico della Fondazione – gli effetti benefici sui naviganti adolescenti insieme all’università Cattolica di Milano, l’intervento sull’autostima per modificare il comportamento con l’università di Perugia e i benefici sugli anziani con deficit cognitivo insieme all’università di Bergamo». Solo nel 2022 hanno beneficiato del metodo Nave Italia 239 persone tra bambini, adolescenti, adulti e perfino anziani con demenze e 91 operatori, ma dal 2007 Nave Italia ha imbarcato 7mila persone tra passeggeri speciali, operatori e volontari dedicati e ha realizzato 336 progetti cresciuti in questi anni, per numero e qualità, fornendo ai beneficiari percorsi formativi e riabilitativi unici.

Si sale spesso con il pregiudizio di non farcela, con i genitori o i caregiver che lasciano il proprio cellulare convinti di dover andare a riprendere il proprio caro al primo porto di sbarco. «Nessuno avrebbe mai pensato, nemmeno lei stessa, che una ottantaquattrenne che cammina con il bastone – racconta ancora il direttore scientifico – sarebbe stata in grado di salire su un albero della nave, fare una vita attiva e sentirsi più integrata. Oppure che i bambini imbarcati sul brigantino con un progetto di recupero funzionale portato avanti dal Bambino Gesù ottenessero un miglioramento dell’equilibrio». L’originalità, infatti, sta anche nell’equipaggio della Marina Militare che «insegna la disciplina, dà ad ognuno un ruolo preciso e questo rende le persone più autonome, rinforza la loro autostima e la loro capacità di fare».

Quest’anno, dopo una selezione dei progetti di 50 associazioni, sono stati selezionati appunto i 23 equipaggi che si alterneranno fino a novembre. Tra loro i ragazzi dai 15 e 23 anni provenienti da comunità povere ed emarginate del Sudafrica che si avvicineranno al mondo della vela con il progetto Academy to Italy, promosso dal “Royal Cape Yacht Club Sailing Academy” di Città del capo.

Oppure i pazienti dai 12 ai 18 anni affetti da patologie onco-ematologiche seguiti al Policlinico Gemelli di Roma insieme al centro di Proton Terapia di Trento che fanno parte del progetto “È tempo di salpare 2”, promosso da Agop - Associazione genitori oncologia pediatrica. Nella prima settimana di agosto, tanto per citarne un altro, sarà la volta dei pazienti seguiti dal dipartimento di Oncoematologia dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. I pirati del Gianicolo, questo il nome del progetto, è parte integrante del percorso di cura e ha come obiettivo principale quello di far sperimentare a giovani tra i 12 e i 19 anni nuove abilità e comportamenti all'interno di una cornice avventurosa come quella del brigantino. Ad ottobre, poi, la stagione 2023 si concluderà con i giovani tra 16 e 40 anni con disturbo dello spettro autistico che partecipano al progetto Autonomi, proposto dalla fondazione “Il domani dell’autismo” di La Spezia, con l’obiettivo di accompagnarli in un percorso finalizzato all’indipendenza per garantirgli un futuro adeguato fuori da un istituto quando i loro genitori non ci saranno più.

Questa esperienza viene pensata come «momento di cambiamento perché ci si è resi conto come la terapia ricreativa poteva essere legata anche ad un momento di vacanza», spiega Giuliana Baldassarre, docente di management del Terzo settore presso Sda Bocconi e project manager a bordo di Nave Italia per il secondo anno. Questo è vero in ogni malattia o disabilità, ma ancor più per le patologie oncologiche dove «si è talmente tanto incentrati sulla cura e sulle terapie, spesso molto invasive, e sull’obiettivo della guarigione che ci si dimentica che intorno c’è la vita». Anche l’esperienza del “diario di bordo”, in cui i partecipanti riflettono sulle esperienze fatte durante la giornata da marinaio è, in sostanza, «un modo per far mollare loro gli ormeggi e riprendere la navigazione della vita sospesa dalla patologia». Oltre alla terapia dell’avventura, infatti, spiega Baldassarre che è anche referente del progetto Giro di boa 2, Viaggio nell’immaginario presentato dall’associazione “Gemme Dormienti” e dedicato alle pazienti che a causa di terapie aggressive hanno perso la possibilità di avere figli, i giorni sul brigantino saranno teatro anche di una nuova modalità di lavoro, utilizzando gli strumenti di coaching PoY (allenarsi a dire il proprio punto di vista, a volerne fare una estrema sintesi di questa metodologia) e tecniche del gioco di ruolo.

«Ciò che si capisce a bordo – spiega alla fine – è che sulla nave si ritrova il sorriso, perché le donne comprendono che hanno le stesse potenzialità di prima della malattia, che il tumore non le ha private di tante opportunità e soprattutto della loro normalità». Ecco l’aspetto più sorprendente anche per gli stessi organizzatori perché, dice alla fine Baldassarre, «l’esperienza di Nave Italia ha superato le aspettative, anche in un tempo così concentrato su pochi giorni i protagonisti vivono stimoli diversi e si portano a casa ciò che hanno imparato, soprendendosi anche a volte di sé».


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