mercoledì 27 marzo 2024
Da un lato i fondi di un nuovo piano d’azione Ue, dall’altro quelli del Pnrr: obiettivo eliminare la povertà infantile
Scuola, giochi e sogni da realizzare: offriamo all’infanzia una garanzia nuova

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Un grande centro commerciale, poi il nulla. E poi ancora vecchi palazzi dell’edilizia popolare, l’incuria delle strade e la certezza di trovarsi in uno dei quartieri più disagiati della capitale. Siamo a Ponte di Nona, la parte vecchia, quella delle case occupate, quella del tasso di abbandono scolastico più alto di Roma. Partiamo da qui, dal Sesto municipio, a Roma Est, per capire cosa è, e dov’è la povertà infantile che un nuovo strumento europeo, la Garanzia Infanzia (European Child Guarantee), vorrebbe ridurre drasticamente entro il 2030. I bambini in stato di indigenza in Italia sono oltre il 28% del totale (come rilevato dai dati Istat 2023, che sommano povertà assoluta e quella relativa). Si tratta di una percentuale impressionante e sopra la media europea; seppure la Germania ha percentuali simili: mediamente un bambino su quattro è a rischio di povertà ed esclusione sociale.

A Ponte di Nona, come in altri quartieri ad alta presenza di persone in condizioni di precarità economica, la maggior parte dei bambini non sogna, non crede di avere nessuna possibilità di riuscire nella vita e la scuola, spesso, invece di rappresentare una soluzione, diventa il problema, perché difficile o lontana. Per questo parrocchie ed Ong portano avanti progetti di sostegno scolastico ma anche di realizzazione personale. «Vedere il mare, o giocare a pallone in un campo di calcio vero, con degli scarpini veri, può essere una cosa non alla portata di tutti», spiega Rosi Randazzo, coordinatrice Punto Luce di Ponte di Nona ed operatrice della Cooperativa Santi Pietro e Paolo, partner di Save the Children.

A Ponte di Nona, il Punto Luce (ce ne sono 26 in tutta Italia) esiste da oltre dieci anni e ha sostenuto centinaia di famiglie con progetti che vanno dall’insegnamento della lingua italiana per le mamme all’assistenza ai compiti per l’età scolare, ma prevedono anche moltissime attività ricreative. Punto di ritrovo nella piazzetta del quartiere, che in realtà è un parcheggio, questo spazio è molto visibile, pulito, pieno di giochi, libri e materiale didattico. Tra i programmi con maggiore successo proposti dall’Ong ci sono le “doti educative”, ovvero piani di supporto personalizzati sulle esigenze di bambini e delle loro famiglie che si impegnano a perseverare in un’attività educativa o sportiva a scelta dal minore e sovvenzionata da Save the Children.

E le storie di riscatto sono tante; come quella di Giadam (il nome è di fantasia),) che grazie ala questo importante sostegno oggi è diventato un professionasta della vela. «Ma non è stato facile – spiega Melissa Bodo, Responsabile povertà educativa e materiale di Save the Children –. Non aveva voglia di studiare anche se le sue capacità erano evidenti. La sua mamma, sola e con due figli, si è data sempre molto da fare per lui mentre il papà era totalmente assente». Frequentando il Punto Luce, a Giadam viene proposto di partecipare ad un campo estivo di vela, fuori Roma, e lui accetta. Il maestro di vela riconosce il suo talento, gli dà un ruolo di leader e il ragazzo inizia a credere in sé stesso. «La conseguenza di questo campo estivo è stata l’iscrizione all’istituto nautico – continua Bodo – nonostante le quattro ore al giorno di pendolarismo per raggiungere la scuola e tornare a casa. Oggi è un ragazzo felice».

La storia Giadam centra esattamente uno dei principali obiettivi della Garanzia Infanzia europea che punta ad aumentare l’accesso gratuito a cure mediche, educazione, educazione della prima infanzia, almeno un pasto nutriente al giorno e abitazioni adeguate. Questo strumento, che è stato formalmente approvato dal Consiglio Europeo (ovvero da tutti e 27 gli Stati Membri) nel 2021, è stato introdotto nei Paesi sotto forma di Raccomandazioni (non è quindi una Direttiva vincolante), ma con i suoi piani di azione punta a monitorare tutti i progressi raggiunti con fasi di valutazioni intermedie, tenendo a mente che l’obiettivo generale è quello di riduzione della povertà di almeno 15 milioni persone entro il 2030 (5 milioni dei quali sono bambini).

A giugno 2023, la ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Elvira Calderone, insieme alla ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, Eugenia Maria Roccella hanno nominato Maria Burani Procaccini nuova coordinatrice nazionale del Piano per la Garanzia Infanzia. Burani si è detta pronta a prendere in mano il piano d’attuazione dopo i primi due anni passati a rilento; in contrasto con la velocità con cui, invece, l’Italia aveva approvato la Garanzia Infanzia e presentato il suo piano d’azione (tra i primi paesi nell’Ue). I fondi per Garanzia Infanzia sono di circa 600 milioni di euro, ma cifre molto più importanti sono invece previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr). Gli investimenti pianificati nel settore scuola e infanzia includono 4,6 miliardi per asili nido e scuole dell’infanzia, 300 milioni per infrastrutture sportive nelle scuole e 1,5 miliardi per ridurre i divari territoriali; oltre 800 milioni per migliorare il reclutamento e la formazione degli insegnanti, più di 3 miliardi per sviluppare competenze digitali. Infine, quasi 4 miliardi per la sicurezza e la riqualificazione delle strutture scolastiche. Sullo stesso tema lavora anche Unicef in Italia, ricordando che oltre ad investire nella scuola bisogna anche sostenere il reddito delle famiglie.

«L’accesso alla cura della prima infanzia e a un’istruzione di qualità, in particolare in alcune regioni del sud-Italia, va potenziato – spiega Nicola dell’Arciprete, coordinatore risposta in Italia, Ufficio Unicef per l'Europa e l'Asia Centrale –. Ma è centrale anche fornire sostegno economico alle famiglie a basso reddito e promuovere politiche sociali che abbiano un impatto diretto sulla situazione dei bambini in condizioni di particolare vulnerabilità». Come i bambini con disabilità, con background migratorio, minori non accompagnati o con problematiche di salute mentale. Così come Save the Children, anche «Unicef ha contribuito alla stesura del Piano Nazionale di attuazione della Garanzia Infanzia (Pangi) supportando la partecipazione dei ragazzi nella stesura del Piano, grazie un organismo partecipativo, lo Youth Advisory Board, che tuttora sta lavorando per dare alla politica input e raccomandazioni sulle principali misure di attuazione della Garanzia Infanzia. Ma le sfide nell'attuazione della Garanzia Infanzia sono tante – ammonisce Dell’Arciprete – e riguardano il coordinamento tra diversi attori e settori, le risorse finanziarie adeguate, la necessità di sensibilizzare l'opinione pubblica sull'importanza di garantire i diritti dei bambini, l’utilizzo di dati e indicatori precisi e che possono essere monitorati e confrontati nel tempo. E infine il pieno coinvolgimento degli enti locali e delle Regioni».

Per superare queste sfide, le organizzazioni che lavorano sul campo suggeriscono di adottare una strategia di collaborazione diretta che parta dagli enti locali per arrivare fino al governo, all’Europa e alle istituzionali internazionali. È difficile immaginare però un filo diretto tra Bruxelles e il Punto Luce di Ponte di Nona (finanziato da donatori privati) anche se in realtà potrebbe esistere facilmente grazie ai fondi europei. La Garanzia Infanzia è finanziata infatti attraverso il Fondo Sociale Europeo + (FSE+). l’Italia è tra i Paesi che si sono impegnati a spendere almeno il 5% del Fondo Sociale sul contrasto alla povertà minorile, oltre al già citato Pnrr che, lavorando su formazione e infrastrutture, punta ad avere un effetto diretto sulla cittadinanza e sui più vulnerabili. Ora la sfida però è mettere la Garanzia Infanzia in pratica, riuscendo ad arrivare in tutte le periferie dove a molti giovani, e giovanissimi, sembra impossibile immaginare un futuro diverso dal contesto di appartenenza.

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