mercoledì 12 marzo 2025
Scommettere per decreto

Ansa

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La notizia è di qualche giorno fa, ma sono giorni complicati ed è come se l’impazzire del mondo ci stesse facendo perdere di vista le ingiustizie, i soprusi, le furbizie meschine, come per esempio quella di veder tornare la pubblicità delle scommesse online nelle sponsorizzazioni sportive e, in particolare, sui campi di calcio. Sì, perché secondo un provvedimento voluto dalla maggioranza siamo pronti per salutare definitivamente il “decreto dignità”, approvato nel 2018 per contrastare il gioco d’azzardo. Qualche settimana fa “Repubblica” dava conto di un atto parlamentare che chiede all’esecutivo di «valutare la modifica del divieto vigente» relativamente allo sport. E a partire da questa indicazione sembra che il Ministero dello Sport stia per revisionare la norma del 2018 che aveva come obiettivo quello di combattere la ludopatia.

Il decreto di allora la dignità l’aveva nel nome, ma nei fatti nulla di dignitoso ha impedito alle società di betting online di continuare la pesca a strascico nel mare di Internet, aggirando la normativa grazie alla possibilità di promuoversi attraverso piattaforme “informative” che in un paio di clic rimandano al link dove si può scommettere liberamente, ovviamente dopo essersi adeguatamente informati. Sarebbero quasi da ringraziare: sembrano quelli che prima ti rompono una gamba e poi ti porgono una stampella. Nello stesso articolo non si manca di far notare che il decreto al vaglio della maggioranza parlamentare destinerebbe, bontà loro, una quota annuale dei proventi «derivanti da giochi sullo sport e scommesse sportive agli organizzatori degli eventi sui quali si scommette».

La cosa sarebbe vista come un aiuto al calcio, visto che il divieto di pubblicità indiretta previsto dal decreto Dignità sarebbe costato 100 milioni l’anno ai club di Serie A (fonte L’Espresso). Poverini, diamogli una mano. La mozione inoltre vorrebbe assegnare almeno l’1% del ricavato a un fondo per la costruzione e l’ammodernamento degli stadi, ma anche per le immancabili progettualità a sostegno delle generazioni più giovani e, neanche a dirlo, con attività di sensibilizzazione verso la ludopatia, l’abuso, la violenza e la discriminazione nei confronti degli atleti. La retorica dei buoni sentimenti val bene qualche spicciolo. La discussione quindi si è riaperta: la commissione Cultura del Senato potrebbe far tornare negli stadi gli operatori del gioco legale, con una risoluzione della maggioranza che in caso di approvazione tornerà a beneficio del gioco più amato nel nostro Paese. Quello in mano alle mafie del tifo organizzato, per intenderci, quello che ricatta le società sportive, che muove interessi in grado di spostare il prodotto interno lordo e che potrebbe incassare la fiducia della nostra maggioranza parlamentare per tornare a scommetterci sopra grazie alla pubblicità. Che è ancora l’anima del commercio, anche per chi l’anima l’ha persa insieme alla dignità.

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