giovedì 23 marzo 2023
Da un cellulare è possibile recuperare 9 grammi di rame, 11 di ferro, 1 di terre rare. E 250 milligrammi di argento, 24 di oro, 9 di palladio
Oro e terre rare: il vecchio telefonino è un giacimento (per tutti)

Icp

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Il crescente aumento del costo delle materie prime ha riportato prepotentemente alla ribalta il tema dell’urban mining, un processo virtuoso che permette di ricavare metalli e materiali preziosi dai rifiuti. Anche a livello di politiche europee viene riconosciuta l’importanza dell’estrazione mineraria urbana, al fine di reinserire tali materiali nei cicli produttivi. Per arrivare ad una transizione dal modello economico lineare all’economia circolare tante volte sbandierata da governi ed aziende, molti addetti ai lavori sottolineano la necessità di pensare ad un quadro generale che includa una corretta informazione della popolazione sul tema dello smaltimento dei dispositivi in disuso, nonché a delle politiche che si occupino nel dettaglio dei rifiuti e della loro reimmissione nel ciclo produttivo.

L’urgenza del problema è confermata da uno studio della Banca Mondiale, che in un recente rapporto, «What a Waste 2.0: A Global Snapshot of Solid Waste Management to 2050», stima un aumento del 70% della produzione dei rifiuti urbani nel 2050. Entrando più nello specifico di quelli tecnologici, nel solo 2022 ben 16 miliardi di cellulari sono stati accantonati: sovrapponendoli, avremmo una torre alta ben 50mila chilometri, circa 6mila volte più dell’Everest. L’Italia ha il triste primato di essere fanalino di coda in Europa per quanto concerne la raccolta dei rifiuti elettronici, appena il 39.4%, a fronte di una media europea del 46.8%, comunque lontana dall’obiettivo Ue del 65%. La media di raccolta pro-capite è pari a 6.5 chilogrammi contro i 10 chilogrammi della media continentale. Ma da cosa è composto uno smartphone, il device più preoccupante secondo molti ambientalisti? Uno studio di E-waste Lab di Remedia, in collaborazione con il Politecnico di Milano, ha calcolato la composizione media di un cellulare: 9 grammi di rame, 11 grammi di ferro, 250 milligrammi di argento, 24 milligrammi di oro, 9 milligrammi di palladio, 65 grammi di plastica, 1 grammo di terre rare. La batteria al litio del cellulare, invece, contiene a sua volta 3,5 grammi di cobalto e 1 grammo di terre rare.

Considerando che in Italia si è prossimi al traguardo di 1 cellulare pro capite, il tema del riciclo appare sempre più di stretta attualità. Le terre rare, a dispetto del nome, sono in realtà abbondanti nel pianeta, ma la loro estrazione è molto complicata, in quanto spesso hanno all’interno dell’uranio radioattivo. Un altro dato che fotografa l’importanza del riciclo è dato dalla quantità di oro, ben 1.2 chilogrammi, che si può recuperare riciclando 50mila cellulari, riducendo al contempo l’immissione nell’atmosfera di tonnellate di anidride carbonica (57.8 tonnellate in meno grazie all’abitudine di un terzo delle famiglie italiane di regalare i vecchi dispositivi invece di disfarsene). Il valore che risulterebbe dalla vendita dei metalli risparmiati grazie al riciclo dei cellulari usati, come oro, argento, palladio, platino e rame, è pari a 160,2 milioni di euro, e pone l’Italia in 12esima posizione rispetto ai 27 Paesi considerati dall’indice 2021 sui rifiuti elettronici derivati da telefoni cellulari, realizzato da reBuy, società specializzata nell’acquisto e nella vendita di prodotti elettronici usati.

Ma quali sono le iniziative per far fronte a questo problema? Una di queste è il servizio “Uno contro Zero”, attivo dal luglio 2016, che dà la possibilità di consegnare gratuitamente apparecchi elettronici fino a 25 cm ai grandi negozi di elettronica. Un progetto in via di conclusione è invece “Portent”, cofinanziato dalla Regione Lazio con 140mila euro, attraverso il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, e coordinato dal Laboratorio Enea “Tecnologie per il Riuso, il Riciclo, il Recupero e la valorizzazione di Rifiuti e Materiali”. «Tale progetto – afferma il responsabile Danilo Fontana – si prefigge l’obiettivo di creare un nuovo processo per il recupero di materiali e metalli di alto valore da telefoni cellulari a fine vita. I ricercatori Enea utilizzano tecnologie idro-metallurgiche perché garantiscono bassi consumi energetici, ridotte emissioni, modularità degli impianti e flessibilità d’impiego. Una volta concluso il progetto – prosegue Fontana – i risultati della ricerca saranno trasferiti al tessuto imprenditoriale sia per l’innovazione tecnologica dei processi industriali, sia per lo sviluppo di nuove competenze professionali qualificate».

Altra iniziativa interessante è quella del Jane Goodall Institute, che ha promosso in tutto il mondo la campagna di riciclo dei cellulari, per consentire ad ognuno di noi di contribuire a ridurre la domanda di coltan, tantalio ed altri minerali che possono essere recuperati dai vecchi dispositivi inutilizzati. Il ricavato verrà impiegato per l’istruzione dei bambini orfani che vivono presso “La casa del bambino di Sanganigwa” in Tanzania, un progetto di cooperazione internazionale, dove oltre 100 ospiti sono seguiti affinché diventino individui autonomi, con fiducia in sé stessi e speranza nel futuro.

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