martedì 27 aprile 2021
Se la risorsa nel terreno si trova senza difficoltà, un sistema geotermico permette di riscaldare e raffrescare le abitazioni con una spesa molto bassa. A Roma l'ha fatto il gruppo Mezzaroma
Le condotte dell'impianto geotermico che riscalda i condomini del progetto Rinascimento Terzo del gruppo Mezzaroma

Le condotte dell'impianto geotermico che riscalda i condomini del progetto Rinascimento Terzo del gruppo Mezzaroma - Mezzaroma

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Come funziona un impianto geotermico a uso abitativo? Quali vantaggi può offrire agli inquilini che ne usufruiscono e come viene installato? Tanto per cominciare, e in linea generale, questo tipo di installazioni si trova soprattutto nei condominii. Il costo iniziale è piuttosto elevato e rende poco appetibile la scelta del geotermico per le abitazioni autonome. Per dare un’idea, la spesa di un sistema adatto a servire una villetta di medie dimensioni si aggira attorno ai 25mila euro.

Non è un caso, quindi, se anche in una grande città come Roma, i primi impianti geotermici per la climatizzazione siano stati concepiti a scopo commerciale (come quello installato da Ikea per il suo store ad esempio). Poco dopo, però, è stato il gruppo edile Mezzaroma a scommettere su questa tecnologia per l’uso residenziale, adottandola per un complesso edificato nel quartiere Talenti. L’impianto serve tre stabili per un totale di 145 appartamenti.

Per costruirlo è stato prima effettuato un sondaggio (chiamato ground response test): il terreno viene perforato con una sonda per capire la profondità necessaria a utilizzare la risorsa e valutarne le caratteristiche. Nel caso specifico, «la sonda è penetrata fino a 140 metri di profondità – spiega l’architetto Massimo Venzi del gruppo Mezzaroma – dove ha riscontrato la presenza di una temperatura costante di 17 gradi. Sulla base del fabbisogno degli stabili è Stato fatto un progetto per riscaldare, raffrescare e produrre acqua calda sanitaria, cosa che ha previsto l’installazione di 48 sonde in grado di servire tutti gli appartamenti».

Le tubazioni contengono un fluido composto di acqua e glicole la cui peculiarità è quella di mantenere costante la temperatura. Una volta arrivata in profondità, l’acqua raggiunge i 17 gradi per poi risalire ed essere distribuita nei singoli appartamenti grazie a un impianto radiante a pavimento. Per l’estate si tratta già di un ambiente ideale e il problema è risolto senza ulteriori accorgimenti: entrando in una casa servita da un sistema del genere e lasciandosi alle spalle il caldo esterno, si ha la stessa sensazione che si avverte mettendo piede in una cantina o nell’atrio di un grande palazzo d’epoca (“effetto cantina” è appunto la locuzione usata per descrivere il risultato ottenuto). «Attenzione però – fa notare Venzi – non si tratta di una climatizzazione ma di un “raffrescamento”, e ha bisogno di pochissima energia elettrica per raggiungere l’obiettivo desiderato».



L’unica spesa da mettere in conto per il riscaldamento è quella
dell’energia che alimenta le pompe di calore e che potrebbe comunque
essere presa da pannelli fotovoltaici ottenendo così un circuito a costo zero e interamente sostenibile


Per il riscaldamento nei mesi invernali il meccanismo è un po’ più complesso. Anche in questo caso il circuito spinge il fluido fino al livello di profondità stabilito per raggiungere i 17 gradi. Ma prima di rientrare negli appartamenti l’acqua viene fatta passare per delle pompe di calore che la portano fino a 36/38 gradi (20/22 gradi circa in casa) contro i 60/65 dei termosifoni. La differenza minima di temperatura non impone un gran lavoro alle pompe, limitando così la componente di utilizzo di elettricità al minimo indispensabile.

Non servono bocchette, termosifoni o split, occorre però avere delle accortezze. «A differenza di un condizionatore o di un termosifone, i pavimenti radianti non sono impianti veloci, perciò bisogna accenderli con un certo anticipo. Va poi messa in conto l’installazione di un deumidificatore per l’estate – spiega l’architetto – perché si può formare della condensa sul un pavimento».

In questo modo l’unica spesa da mettere in conto per il riscaldamento è quella dell’energia che alimenta le pompe di calore e che potrebbe comunque essere presa da pannelli fotovoltaici ottenendo così un circuito a costo zero e interamente sostenibile.
Il risparmio non è trascurabile: «Mediamente un appartamento di del genere spende 220 euro per cinque mesi, circa 45 euro al mese – conclude Venzi – ma nel costo non c’è solo il riscaldamento, anche l’acqua calda sanitaria e la climatizzazione. Rispetto ad altri sistemi il risparmio arriva quasi al 50%».

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