mercoledì 7 aprile 2021
La professoressa emerita in Economics all’Università di Boston prova a risolvere il famoso dilemma del Samaritano
Per amore o per denaro, o per entrambi? La lezione di Julie Nelson
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Per una strana eterogenesi dei fini, tempo fa due premi Nobel per l’economia si sono interessati alla parabola del buon Samaritano. James M. Buchanan, Nobel nel 1986, ha elaborato il famoso dilemma del Samaritano, secondo cui un atto di beneficenza comporta due possibili reazioni nel beneficiario: 1) l’impegno a migliorare le proprie condizioni; 2) un disincentivo ad impegnarsi perché c’è chi è sempre pronto ad aiutare. Amartya Sen, Nobel nel 1998, ne ha tratto un insegnamento molto diverso: a creare la prossimità (neighborhood) tra la persona aggredita e il Samaritano non è l’appartenenza sociale o le motivazioni di quest’ultimo. Non sempre chi mi è vicino è il mio prossimo. È l’indigenza dell’Israelita e il riconoscimento del bisogno da parte del Samaritano a creare uno stato di cose che, secondo Sen, permette la prossimità.

Nella 'Fratelli Tutti' Papa Francesco ci ha invitato ad indossare le vesti dei personaggi della parabola, di tutti i personaggi. Noi vogliamo farlo con il protagonista e forse il personaggio più trascurato della storia: il Samaritano e l’albergatore. Dopo una notte passata a curare l’israelita, il Samaritano paga l’albergatore due monete per prendersi cura del-l’Israelita, e promette di pagare, al ritorno dal suo viaggio, le spese aggiuntive. L’economista Luigino Bruni ha tradotto questo episodio nel linguaggio della teoria dei giochi, ipotizzando un Trust Game (gioco della fiducia) tra il Samaritano e l’albergatore, immaginando i possibili finali della transazione economica - quello vero la parabola non ce lo rivela. A noi però interessa il non detto di quello scambio, gli interrogativi velati anche se essenziali: pagando un altro invece di continuare ad assistere l’Israelita in prima persona, il Samaritano ha guastato il bel gesto a cui la compassione lo aveva condotto? In generale, può un autentico e genuino rapporto di cura essere mediato dal mercato?

Volendo riassumere in poche righe una parte significativa del contributo scientifico di Julie Nelson, economista femminista e professoressa emerita di Economics all’università di Boston, si può dire che questo risiede proprio nel tentativo di dar risposta alle domande della relazione Samaritano-albergatore, denaro-assistenza, cura-mercato. La Nelson ci tiene a chiarire che non sono questioni da specialisti o studiosi: «le persone in carica, o le infermiere, si curano davvero, in senso emotivo, per i loro pazienti o sono soltanto preoccupate della ricompensa che otterranno dal loro benessere? Chiunque abbia considerato di mettere un bambino piccolo in un asilo o un genitore in una casa di riposo può capire la rilevanza di questa domanda» (Nelson 2005, Interpersonal Relations and Economics: comments from a feminist perspective, p. 258). La risposta di Julie Nelson è diretta: si possono fare queste cose per amore, per denaro, o per entrambe allo stesso tempo. La Nelson sa che parte dell’autenticità della cura sta nello spirito amorevole con cui viene fatta, ma l’attivista femminista ci tiene a ribadire che l’amore deve essere libero, non deve cioè nascondere situazioni di sfruttamento e di potere per cui alle donne viene 'imposta' la cura in casa. Ancora, la Nelson economista femminista sa che l’homo oeconomicus non descrive realmente i personaggi del mercato, primo perché è un uomo, secondo perché nel mercato, specialmente quello della cura, si possono perseguire i propri interessi e curarsi sinceramente del bene dell’altra parte.

Gli slogan "pagare di meno per avere di più" o "perché un’infermiera mal pagata è una buona infermiera" nascondono l’idea che il poco denaro porterebbe ad una autoselezione dei più sinceri. La Nelson dissente. Si può voler guadagnare per altri scopi, tipo mantenere la propria famiglia, e allo stesso tempo offrire autentici servizi di cura. La Nelson ci insegna il rifiuto delle logiche dicotomiche, aut aut. Non dobbiamo aver paura di portare più mercato nella cura, a patto di esser capaci di portare più cura nel mercato. Il 24 marzo l’Economy of Francesco ha incontrato Julie Nelson nella sua School. Il dialogo su questi temi è stato arricchito dalla presenza di tre giovani interlocutrici: Serena, dal villaggio CO2 delle Disuguaglianze; Olena, del villaggio Donne per l’Economia e Tracey, dal villaggio Lavoro e Cura. I nomi dei villaggi parlano ancor prima delle protagoniste del dialogo. Per l’Economy of Francesco la cura è una cosa seria, ed è urgente che se ne inizi a discutere fuor di retorica e riduzionismi.

Ricercatore in Filosofia ed Economia (CUC) e Visiting Scholar alla Erasmus University Rotterdam santori@esphil.eur.nl

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