mercoledì 28 febbraio 2024
Don Robert Sirico trae spunto dalle storie evangeliche per evidenziare aspetti universali. La comunità imprenditoriale può assumere un profondo valore civile.
Parabole quotidiane: da quei racconti contributi per il bene comune
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«Tutto ciò che vale la pena avere richiede sacrificio; il prezzo stesso delle comodità di cui godiamo oggi può produrre una grande ricompensa, commisurata al nostro investimento. Per rendersene conto serve un progetto e per raggiungere questo obiettivo occorrono coraggio e impegno». Con queste parole, don Robert Sirico conclude il commento alla parabola evangelica “Il re che va in guerra”, una delle tredici parabole commentate nel suo libro: L’economia delle parabole (Cantagalli, 2023, pp. 231). Agli occhi di chi scrive, il libro appare bello, ricco e profondo, un contributo intellettualmente onesto e indispensabile per comprendere come la comunità imprenditoriale possa assumere un profondo valore civile. Intenzione dichiarata dell’autore è di evidenziare alcuni aspetti fondamentali e universali contenuti nelle parabole, approfondendo quelli economici che interpellano le persone nella loro realtà quotidiana come il commercio, la finanza, l’impresa, l’amministrazione. È altrettanto importante rilevare come l’autore non intenda dedurre dalle parabole alcuna «teologia dell’economia».

L’intento di Sirico è «di individuare le premesse economiche universali in gioco nelle storie raccontate, riconoscendo allo stesso tempo che questi non sono di per sé l’intento, la morale o l’obiettivo centrale della parabola». Ecco allora che le parabole possono essere lette a partire da diversi registri: spirituale, morale, teologico, ma non andrebbe escluso quello economico. Spesso le parabole raccontano conflitti e vicende che interessano la vita quotidiana, familiare, lavorativa; in pratica, investono questioni che riguardano tutti, perché possono accadere a tutti. Per ragioni di sintesi, faremo cenno solo a tre parabole analizzate e commentate da Sirico, basandoci su uno schema logico che assume l’intrapresa economica, e l’impresa che ne consegue, come un attore civile, un attributo della sovranità dei singoli cittadini e, di conseguenza, come un dispositivo di autogoverno (res-publica) di cui necessariamente si dotano le democrazie liberali, affinché possano assomigliare al buongoverno. La prima è la parabola dei «talenti».

Anche in questo caso, precisa Sirico, abbiamo diversi livelli di interpretazione e se dal punto di vista spirituale l’interpretazione è quella della salvezza: «il padrone che ha intrapreso il viaggio rappresenta chiaramente il Signore stesso, e il giudizio è sulla nostra fedeltà di cuore», dal punto di vista economico, si tratta di una storia sul capitale, sugli investimenti, sull’imprenditorialità e sull’uso corretto di risorse economiche scarse, nonché sul rischio connesso al loro impiego. La parabola dei talenti ci dice l’importanza della creatività, in quanto virtù fondamentale di qualsiasi intrapresa economica. Con tale termine intendiamo in primo luogo la virtù dell’iniziativa che sgorga dalla soggettività creativa, ossia l’inclinazione a cogliere, anche solo intuitivamente, ciò che altri non riescono a vedere. Per secoli si è creduto che la principale forma di capitale e di ricchezza fosse la terra, mentre il lavoro e la creatività fossero soltanto elementi sussidiari, subordinati alla fonte primaria. Corollario della creatività, allora, è la virtù dell’intrapresa economica. Essa nasce dalla considerazione che i cittadini sono sovraha ni, quindi spetta a loro accorgersi degli eventuali pericoli, delle esigenze e delle opportunità, ed assumere i provvedimenti del caso, con senso di responsabilità e di comunione.

La seconda parabola racconta del “Re che va in guerra” e ci dice della prudenza che l’imprenditore è necessario che adotti nelle relazioni che intraprende. «La produzione di mercato richiede anche la capacità e la resistenza di pianificare in anticipo, il che significa anticipare il previsto e l’imprevisto, prevedere le situazioni prima ancora che diventino reali. È una responsabilità e un onere, come illustra questa parabola»; la phronesis, la recta ratio, il realismo ovvero la prudenza sono virtù cardinali per chiunque si accinga ad intraprendere un’attività economica. L’imprenditore dovrà sempre vigilare affinché nessuna percezione possa offuscare il limpido contorno della realtà, e per far ciò avrà bisogno di confrontare continuamente i suoi progetti con quelli di persone che hanno idee diverse dalle sue. Qui entra in gioco il ruolo fondamentale del dirigente, chiamato a comprendere nel modo più nitido possibile i segni della realtà e, di conseguenza, ad indirizzare correttamente l’attività imprenditoriale.

L’ultima parabola alla quale accenniamo delle tredici analizzate da Sirico è quella del “Buon samaritano”; scrive l’autore, ricordando la lettura che di recente ne dato papa Francesco in Fratelli tutti: «Racchiude un chiaro significato, una commovente lezione sulla solidarietà: siamo tutti fratelli e abbiamo in comune un unico Creatore e meritiamo il riconoscimento della nostra dignità. […] La fonte della ricchezza che permette al samaritano di comportarsi in modo caritatevole proviene dalla sua stessa impresa, ed è questo spirito imprenditoriale che funge da base per i suoi istinti caritatevoli. […] il samaritano rappresenta realmente la moralità e la carità» È la parabola della solidarietà nella sussidiarietà e l’impresa, come insegna la Laborem exercens, è una comunità di persone che lavorano, perché il lavoro è lavoro con gli altri per gli altri. La rilevanza civile di una tale virtù è sotto gli occhi di tutti. La virtù della responsabilità civica (status publicus) deriva dal fatto che i cittadini non sono dei meri sudditi, pertanto sono chiamati a promuovere non solo la propria felicità e quella dei propri cari, bensì, come si conviene ad un sovrano, sono responsabili anche del raggiungimento del bene comune, prendendosi cura l’uno dell’altro. Come ha avuto modo dire papa Francesco all’assemblea di Confindustria il 12 settembre 2022, gli imprenditori sono «una componente essenziale per costruire il bene comune, sono un motore primario di sviluppo e di prosperità».

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