mercoledì 6 aprile 2022
Roberto Mattonelli ha dato vita ad un progetto per costruire in Portogallo un villaggio ecologico
Roberto Mattonelli con la fidanzata Michela e l'architetto Marco Pisello

Roberto Mattonelli con la fidanzata Michela e l'architetto Marco Pisello

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«Io con il cancro non ci sto facendo una battaglia, perché sarei perdente in partenza, è un avversario molto più forte di me. Il cancro è un compagno di viaggio indesiderato, e la speranza, è che un giorno si stanchi di proseguire e mi lasci in pace...». È quello che pensa del suo cancro l’ex azzurro del calcio Gianluca Vialli. Ed è anche la filosofia di vita di Roberto Mattonelli, cinquantenne umbro, di Foligno, che ha scelto di «viaggiare assieme al mio tumore», portandolo su rotte ancora inesplorate, persino per lui. Sì, perché fino a ieri Roberto, volto da eterno ragazzo incorniciato da riccioli appena inzuccherati dal passaggio inesorabile del tempo, era abituato a vivere da navigatore solitario. Un’esistenza a vele spiegate, a bordo della sua barca, andando controvento e sempre in direzione ostinata e contraria, alla ricerca di quella serenità che adesso la malattia ha messo a dura prova. Ma nonostante le lunghe giornate in cui è costretto a letto, «sono 28 mesi che vivo sdraiato, esco solo una volta, ogni tre settimane, per fare la chemio in ospedale» e a muoversi a fatica su una carrozzina, «dalla camera al bagno, sono appena pochi passi, ma spesso non mi aiutano le forze e rinuncio a camminare...», non ha mai smesso di viaggiare con la fantasia e di ragionare con lo spirito del capitano di lungo corso. La sua scialuppa di salvataggio quotidiano batte ancora la bandiera della speranza, e l’ultimo sbarco è avvenuto a Comporta. In Portogallo, per quello che considera «l’attracco del futuro, ma prima di tutto il progetto della vita». È lì che vorrebbe trascorrere la prossima estate «e tutto quello che mi resta da vivere» sottolinea, in quel piccolo eden che ha scoperto per caso. «Stavo leggendo un’intervista all’attore americano George Clooney e rimango colpito dalla notizia che ha appena venduto la villa sul lago di Como per trasferirsi nella “misteriosa” Comporta. Mi documento sul luogo, scopro che è vicina a Setúbal, la città natale di José Mourinho, e così decido di andare a vedere di che posto si tratta... Beh, un incanto: 70 chilometri di costa incontaminata, una spiaggia di velluto e un mare incantevole. Il clima? Temperatura sempre mite, adatta per persone con problemi di salute come me. E poi non piove praticamente mai». Dunque il luogo ideale per issare le tende e voltare pagina, per ricominciare. Messaggio in bottiglia recapitato a tutti i naviganti e in particolare a chi ha deciso di seguire ad occhi chiusi la rotta di Roberto. Al quale però mancava la scintilla per accendere il fuoco di questa nuova passione, «subito condivisa con la mia compagna, Michela». E la motivazione per farlo è arrivata da un bando. «Dopo qualche giorno dalla scoperta di Comporta leggo di un Premio Europeo per una “tiny house” in legno affidata a una società di architetti, la portoghese Mima Housing. Li contatto e gli spiego la mia idea. Li informo della mia situazione e gli chiedo se fosse possibile realizzare un resort con clubhouse, piscina, centro fitness, accoglienza e bar/tapas, 10/12 tiny house di 54 mq, 2 camere. Tutto in legno e tutto nel massimo rispetto dell’ambiente e delle norme sulla disabilità. Ma soprattutto una realizzazione a costi contenuti, perché chi deve investire lo deve fare per una giusta causa».

Nella mail preso dall’entusiasmo del progetto, Roberto a ogni riga scrive: «Avremo un orto. Avremo un frutteto. Avremo degli asinelli...». E dall’altra parte, un po’ smarriti dal plurale maiestatis, quelli di Mima Housing gli chiedono cortesemente di specificare: «Ma avremo chi?». Sorride Roberto mostrando una foto scattata quarant’anni fa: «Noi avremo, vuol dire noi i ragazzi di via Magellano: Lillo, Cajella, Zaira, Efisio, Claudio, Leonardo, i fratelli Manuele e Federica e mia sorella Erika. Sono gli amici di Foligno con cui per tutta l’infanzia siamo stati inseparabili, una cosa sola dalla sera alla mattina. Poi le vite, le storie, i matrimoni ci hanno inevitabilmente separati, ma ora sono tutti degli splendidi cinquantenni che ho rimesso insieme per questo progetto che ho voluto chiamare “Nullafacenza”. Nessuno di noi vuole sbarcare a Comporta per fare business o per arricchirsi, le ragioni sono più profonde, come seguire il senso più nobile dell’otium e soprattutto il piacere di ritrovarsi per stare bene insieme, da buoni amici e traghettare in questo piccolo paradiso anche gli amici degli amici».

Dopo cinque mesi dai primi contatti con Mima Housing, Roberto è volato in Portogallo per andare a reperire i terreni dove sorgerà il villaggio di “Nullafacenza” (www.nullafacenza.com). «Ero stremato, ma riesco ad atterrare e proseguire in auto per andare a vedere una decina di aree edificabili. E finalmente, assieme all’architetto e amico Marco Pisello, abbiamo individuato i 2-3 terreni idonei». Trattativa rapida, con acquisto, permessi, progetto architettonico approvato e costituzione della società con gli amici di via Magellano. «Fondamentale in tutto questo è stato l’incontro con Paola, un avvocato italiano referenziata da un’amica che vive a Lisbona, la quale accetta di assistermi e così sveltiamo le pratiche ». Il sogno di “Nullafacenza” è partito alla velocità di bordo: «Siamo a “mare forza nove”, come Maracaibo, la canzone della nostra gioventù spensierata che, con i ragazzi di via Magellano, vorremmo ricantare e rivivere lì, a Comporta». L’obiettivo di Roberto è riuscire a costruire le casette di legno affacciate sull’Oceano entro il prossimo Natale, «perché il 2023 vorrei tanto aspettarlo in costume sulla spiaggia di Comporta. Magari sarà davvero la mia ultima spiaggia. Forse, mi restano ancora due anni di vita... ma non voglio restare inerte a guardarla passare. Piuttosto, voglio viverla fino all’ultimo respiro, con gli amici di sempre e con quelli nuovi che vorranno conoscermi e seguirmi fino in Portogallo».

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