venerdì 20 maggio 2022
Irene Ivoi, esperta di economia circolare: su rifiuti, mobilità e consumi gli orientamenti comportamentali danno ottimi risultati
Irene Ivoi, industrial designer e pioniera dell’economia circolare

Irene Ivoi, industrial designer e pioniera dell’economia circolare

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Le 'spinte gentili' possono cambiare il mondo. Non sono norme e nemmeno incentivi economici: si tratta di suggerimenti comportamentali, assolutamente non coercitivi che sono in grado di produrre nuove abitudini in maniera quasi 'automatica'. Sfruttano il funzionamento del cervello umano: quando decidiamo non siamo così razionali come pensiamo ma ci facciamo condizionare dalle componenti emotive e dalle generalizzazioni cognitive. Orientare le scelte, per il bene dei singoli ma soprattutto della comunità, è il compito delle spinte gentili, in inglese 'nudge' che si collocano a metà strada tra l’economia e la psicologia. Il punto di partenza è la psicologia comportamentale di Daniel Kahneman, vincitore del Nobel nel 2002, mentre la teoria vera e propria è stata formulata dagli americani Richard Thaler, Nobel nel 2017, e Cass Sunstein. La sostenibilità è una delle aree più interessanti in cui sperimentare le spinte gentili, così come la sanità, la prevenzione delle malattie, l’emergenza climatica.

In Italia Irene Ivoi, industrial designer e pioniera dell’economia circolare, è una delle massime esperte e ha collaborato con diverse amministrazioni comunali e associazioni. «In Italia la pratica dei nudge non è ancora molto conosciuta e di conseguenza diffusa – spiega – ma ci sono importanti esperienze negli Usa con Barack Obama, in particolare per quanto riguarda la pensione integrativa, nel Regno Unito con il governo di David Cameron e in Germania grazie ad Angela Merkel. A Roma l’ex sindaco Virginia Raggi aveva avviato un progetto sulla riscossione delle tasse arretrate». Da designer Irene aveva già scelto di fare un passo indietro all’insegna della sostenibilità. «Ho deciso di non progettare prodotti, ma di occuparmi di come destinarli a miglior vita, consumando meno. Ho lavorato all’attivazione di 'buone pratiche' di prevenzione in materia di rifiuti con le pubbliche amministrazioni: Firenze, Genova e Brescia solo per citarne alcune». Lo stesso modello è stato applicato ad un alto tema essenziale per la tutela dell’ambiente: quello dell’acqua. In Italia quella 'pubblica' viene snobbata in favore della minerale. «Grazie a un bando del comune di Firenze tra il 2001 e il 2003 ho lavorato ad un progetto per promuovere il consumo di acqua del rubinetto. Non bastava dire che l’acqua era sicura e buona, serviva una comunicazione e delle iniziative che facessero cambiare idea (e comportamento) ai cittadini». Il tema dei rifiuti continua ad essere una 'palestra' importante. Gli studenti della Juav di Venezia hanno elaborato un progetto per il recupero di abiti usati. «I cassonetti sono l’abc per la raccolta differenziata del tessile, da gennaio obbligatoria. Ma serviva un passaggio in più – sottolinea Ivoi –. L’idea, che è arrivata da una fiction, è stata quella di trasformare un bisogno in un’esperienza di shopping per modificare il contesto e ridurre al minimo il disagio legato all’'avere bisogno'. A Torino il progetto 'Abito' si basa su questo stesso concetto: si vendono abiti usati presso una sede accogliente per facilitare la disponibilità a prendere ma anche a donare».

Ma c’è ancora molto da fare e l’economia del dono è un ambito su cui si deve insistere con i ragazzi. Partendo dal ciclo vitale delle tecnologia. «Dobbiamo far capire ai giovani che dismettono uno smartphone o un tablet, che quell’oggetto può ancora avere un utilizzo. Si innescherebbe un circolo virtuoso. Occorre facilitare le modalità di raccolta e dare garanzia sull’uso che ne verrà fatto». Di grande attualità, di fronte alla crisi energetica di oggi, la promozione di comportamenti virtuosi, nelle case e nelle scuole, per ridurre i consumi di luce e gas. Un’area in cui si può fare molto è proprio quella del risparmio energetico, in particolare sulla mobilità. «Per spingere le persone a usare i mezzi pubblici, la bicicletta o camminare a piedi occorre lavorare sulla percezione delle distanze, spesso sopravvalutata, realizzare delle app sul trasporto pubblico». Si tratta di strumenti complementari a quelli tradizionali, ad esempio a Milano l’introduzione dell’area C, che funzionano come facilitatori per introdurre comportamenti.

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