mercoledì 10 aprile 2024
Il programma Deempact aiuta le aziende più piccole nella valutazione d’impatto sociale e ambientale in modo quasi automatico e con una spesa modesta. L’attenzione di Etisos per la finanza filantropica
Il software che aiuta le imprese a fare il bilancio di sostenibilità
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Dal 2027 redigere un bilancio di sostenibilità sarà una pratica comune e obbligata per le imprese europee. La direttiva sul Corporate Sustainability Reporting (Csrd) varata dell’Unione nel 2022 nell’ambito del Green Deal prevede un calendario che a partire dall’anno fiscale 2024 introdurrà per gradi, a seconda della dimensione delle aziende, il vincolo relativo alla rendicontazione di sostenibilità. L’ultima tappa è prevista nel 2029, quando saranno interessate anche le imprese extra europee. Se per le realtà maggiori questo impegno dell’Europa nella direzione di far sviluppare un’economia sempre più moderna ed efficiente, oltre che competitiva e sostenibile, non sarà particolarmente gravoso, il problema si pone soprattutto per quelle più piccole. Ed è a loro che si rivolge la proposta elaborata da Deempact, un programma per redigere la valutazione d’impatto sociale e ambientale e generare bilanci di sostenibilità in modo quasi automatico e a bassissimo costo.

A spiegare di cosa si tratta è Fabio Salviato, 66 anni, nome arcinoto nel mondo della finanza etica perché è stato uno dei principali protagonisti di quel glorioso percorso che dalle Mutue di Autogestione (le Mag) ha portato alla nascita della Banca Popolare Etica, di cui Salviato è stato un “padre” e per forza di cose il primo presidente, dal 1999 fino al 2010. A lui può poi essere collegata la nascita di varie realtà attive nella finanza “buona” che si sono consolidate nel tempo, come il consorzio finanziario Etimos, fondato per sostenere i piccoli produttori del Sud del mondo, o Etica Sgr, la società di gestione del risparmio controllata da Banca Etica, o ancora Febea, la Federazione europea delle banche etiche e alternative, che ha guidato dal 2011 al 2017, e infine Sefea Holding, realtà attiva nel settore degli investimenti d’impatto sociale, di cui è stato presidente e amministratore delegato. Oggi l’impegno di Salviato, instancabile promotore di iniziative finanziarie alternative, ma capaci di abitare il mercato, si è spostato dalla finanza etica a quella filantropica, attraverso una creatura recente, che si chiama Etisos, in cui Deempact è di fatto venuta alla luce.

Di cosa si tratta, dunque? «Deempact opera sui bilanci di sostenibilità, una rendicontazione che una grande impresa può ottenere senza oneri eccessivi, ma che per una realtà più piccola rischia di diventare un adempimento costoso e gravoso – spiega Salviato –. Già ai tempi in cui ero impegnato in Sefea con Giada Storti, attuale Ceo di Deempact, ci eravamo resi conto della necessità di aiutare le pmi a restare nel mercato, considerato che senza un bilancio di sostenibilità sa-rà problematico ottenere finanziamenti dalle banche o partecipare ai bandi europei. Così abbiamo creato un software che permette di redigere un bilancio di sostenibilità in modo quasi automatico, con una spesa modesta, attorno ai 3-4 mila euro. Il cliente tipo sono le imprese con al massimo 20 milioni di fatturato e 20 dipendenti, di fatto 12 milioni e mezzo di aziende in Europa, il 95% del totale».

Deempact è nata in seno ad Etisos, la fondazione di partecipazione di cui Salviato è presidente. Tra le varie attività che la fondazione porta avanti in tema di finanza filantropica c'è la creazione di un fondo di “venture philanthropy”. E anche in questo caso la sensazione è di trovarsi di fronte a una realtà che sta facendo da apripista in un ambito poco noto in Italia. Per capire di cosa si tratta è necessario partire dal concetto di “venture capital”, l’attività di un fondo di investimento che immette capitale di rischio per sostenere la nascita di un’impresa in grado di promettere buoni ritorni dall’investimento. Il fondo di venture philanthropy opera di fatto allo stesso modo, ma i capitali provengono dalle donazioni, e non da soci che si aspettano di guadagnare, mentre le realtà sostenute vengono selezionate in base al loro “valore” o all’impatto sociale atteso.

Si tratta, dunque, di sostenere un’organizzazione di scopo sociale per aiutarla a massimizzare il suo impatto con finanziamenti su misura, sostegni non finanziari, e la misurazione e la gestione delle ricadute positive della sua attività. «È molto semplice - spiega Salviato –. Etisos è una fondazione di partecipazione iscritta al Runts, e persegue finalità di promozione dello sviluppo dell’economia sostenibile, con attenzione all’ambiente, al sociale, all’innovazione. Gli investimenti che può fare sono possibili grazie a chi dona, e con la riforma del Terzo settore le donazioni godono di agevolazioni fiscali interessanti: per le imprese è prevista una deduzione del 10%, per i privati si può arrivare a una detrazione del 30%. Dunque, il fondo di venture philanthropy raccoglie dalle donazioni e attraverso la fondazione di partecipazione investe valutando non tanto il ritorno per i soci, ma per il sociale e per la società». Il passaggio dalla finanza etica alla finanza filantropica, a 25 anni dalla nascita di Banca Etica, può aprire una nuova stagione di sostegno al Terzo settore, sostiene Salviato, aprendo un nuovo spazio a favore dell’innovazione in un momento in cui altri canali sembrano accusare una certa stanchezza. «Un fondo di venture philanthropy ha potenzialità enormi – continua il presidente di Etisos –. Attraverso la filantropia è possibile fare finanza con meno vincoli e gli spazi d’azione sono enormi anche perché in Italia il venture capital è molto limitato, mentre abbiamo l’opportunità di ideare, realizzare e promuovere strumenti finanziari innovativi a partire dal dono».

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