martedì 27 aprile 2021
La capacità mondiale di energia rinnovabile è aumentata del 10,3% nel 2020, raggiungendo il 36,6% del totale. Ma per centrare gli obiettivi 2050 servono 131mila miliardi di dollari di investimenti
Pale eoliche in un parco della California

Pale eoliche in un parco della California - Reuters

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Sarebbe esagerato dire che la pandemia ha “fatto bene” al settore dell’energia. Le ultime stime dell’Agenzia internazionale dell’energia (Aie) dicono che la domanda complessiva di a livello mondiale lo scorso anno è calata del 5,3% e gli investimenti sono precipitati del 18,3%. Però un effetto salutare c’è stato: l’industria ha accelerato il passo nella transizione energetica verso fonti a ridotte emissioni di anidride carbonica. Sono diminuiti i consumi delle fonti più inquinanti – -8,5% il petrolio, -6,7% il carbone, -3,3% il gas – mentre sono cresciuti, dello 0,9%, quelli di energia rinnovabile. Anche i nuovi investimenti su progetti di energia hanno riguardato, a grande maggioranza (più precisamente l’82%), piani per lo sviluppo di energia rinnovabile.

Non era previsto. Era normale aspettarsi che dopo anni di forte espansione anche gli investimenti su nuovi impianti di energia rinnovabile avrebbero rallentato. Invece i numeri dell’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (Irena) mostrano che, al contrario, il 2020 dell’energia verde ha superato le aspettative. La capacità mondiale di generazione di energia da fonti rinnovabili è aumentata del 10,3%, raggiungendo i 2.799 Gigawatt. Dei 261 Gigawatt di nuova capacità di energia rinnovabile, 127 sono di energia solare, 111 di eolico, 20 di idroelettrico, 2 di bioenergia e 0,16 di geotermia.

La crescita della capacità di energia rinnovabile installata nel mondo negli ultimi anni

La crescita della capacità di energia rinnovabile installata nel mondo negli ultimi anni - Irena

«Questi dati hanno sorpreso anche noi. Sapevamo che il settore delle rinnovabili sarebbe stato colpito meno degli altri, ma non ci aspettavamo un simile ritmo di crescita in un anno difficile come quello appena passato» dice Francesco La Camera, che dopo anni da dirigente del ministero dell’Ambiente dal 2019 è direttore generale dell’Irena, organizzazione intergovernativa con sede ad Abu Dhabi che aiuta le nazioni nella transizione energetica. Secondo La Camera i dati del rapporto Irena «raccontano una storia esemplare di resilienza e speranza. Nonostante le difficoltà e le incertezze del 2020, le energie rinnovabili sono emerse come una fonte di innegabile ottimismo sulla strada verso un futuro migliore, più equo e sostenibile».

Attualmente il 43% della capacità mondiale di generazione di energia rinnovabile è rappresentata dall’idroelettrico, mentre eolico e solare rappresentano ognuno una quota del 26%. Il 5% arriva da altre fonti rinnovabili. La tendenza per i prossimi anni resterà quella di una crescita trainata da solare e eolico, le uniche due fonti verdi che hanno grande capacità immediata di espansione. Con questi progressi le rinnovabili hanno portato dal 34,6 al 36,6% la loro quota sulla capacità energetica globale.




«Il tempo è una variabile decisiva: più tardi si fanno le scelte necessarie, più diventa difficile centrare l’obiettivo»



Questi passi avanti, però, non bastano. «Le nostre previsioni per mantenere l’aumento della temperatura entro i 1,5 gradi centigradi mostrano come i significativi investimenti energetici pianificati debbano essere reindirizzati per supportare la transizione, se vogliamo raggiungere gli obiettivi del 2050» spiega La Camera. È fondamentale muoversi rapidamente. «Le nostre analisi – continua il direttore generale dell’Irena –confermano come il tempo sia una variabile decisiva: più tardi si fanno le scelte necessarie, più diventa difficile centrare l’obiettivo. I prossimi dieci anni sono davvero fondamentali in questo senso».

L’Irena non nasconde che servono enormi investimenti. Nel suo World Energy Transitions Outlook, pubblicato a marzo, indica che per centrare l’obiettivo occorrerà spendere 131mila miliardi di dollari da qui al 2050. Sono 4.400 miliardi di dollari all’anno, circa il 30% in più di quanto attualmente pianificato. L’80% di questo investimento deve essere diretto a progetti di energia rinnovabile, efficienza energetica, reti elettriche di nuova generazione, sviluppo dell’idrogeno e tecnologie di cattura dell’anidride carbonica.

Joe Biden fotografato davanti a pannelli fotovoltaici a Plymouth, nel New Hampshire

Joe Biden fotografato davanti a pannelli fotovoltaici a Plymouth, nel New Hampshire - Reuters

Sul lato dei finanziamenti per progetti di energia rinnovabile oggi non si può dire che la situazione sia complicata. Da un lato c’è l’esplosione della finanza sostenibile, in cui gli investimenti contro il cambiamento climatico hanno un ruolo di primo piano. Dall’altro c’è la grande disponibilità di liquidità grazie alle politiche monetarie espansive delle banche centrali.

L’Irena ha dato un contributo preparando una lista di progetti “bancabili”, che possono essere finanziati. «Il mondo degli affari ha capito che investire nelle fonti tradizionali avrebbe rischiato di mettere denaro su impianti che presto dovranno chiudere. Come le centrali a carbone, che stanno chiudendo in Europa, negli Stati Uniti, nel Sudest asiatico. Quello che occorre è una struttura di mercati che permetta di fare gli investimenti senza rischi esagerati» spiega il direttore dell’Irena.

Francesco la Camera, direttore generale dell'Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (Irena)

Francesco la Camera, direttore generale dell'Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (Irena) - Irena (Flickr)

Stanno qui i problemi dell’Italia, che pur essendo la patria di Enel (che con 49 Gw è il primo operatore privato al mondo per capacità di energia rinnovabile installata) non agevola chi vuole investire per progetti di energia rinnovabile a causa della solita burocrazia. «In Italia è molto preoccupante la lentezza procedurale per ottenere le autorizzazioni – spiega La Camera –. Se l’investitore deve aspettare due anni per capire se può realizzare un parco eolico allora va altrove, dove ha la sicurezza di completare l’investimento in tempi rapidi. Purtroppo in questa situazione sono frequenti le aste deserte, perché non si riescono a ottenere prezzi efficienti e non si copre l’offerta».

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