mercoledì 19 aprile 2023
Non possiamo restare indifferenti di fronte a un annuncio che qualche settimana fa mostrava una dottoressa sorridente per una campagna contro la violenza verso gli operatori sanitari e socio-sanitari
Con i nostri medici in balia della viltà

Sergey Nivens

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Continuo a essere convinto che il livello di civiltà di una qualsiasi nazione si misuri anche attraverso la qualità della sua produzione pubblicitaria. Per quanto riguarda l’Italia, fortunatamente siamo lontani dalle derive più sessiste che fino a qualche anno fa occupavano buona parte della nostra programmazione mainstream, dal silicone di Giovanna («brava Giovanna, brava») al telefonino di Megan contro quello della Canalis, entrambe opportunamente erotizzate per venderci i primi abbonamenti di telefonia mobile. Vero che non siamo del tutto al sicuro, ma oggi le provocazioni più sessiste sono rimaste appannaggio di qualche misera attività commerciale in cerca di facile visibilità, opportunamente segnalata da gruppi attivisti che usano i canali sociali per stigmatizzare l’ennesima inutile scemenza innaffiata di doppi sensi e stereotipi (straordinario a questo proposito il lavoro di Hella Network, da seguire).

Tuttavia, se parliamo di Paesi civili alle prese con la propria pubblicità, non possiamo restare indifferenti di fronte a un annuncio che qualche settimana fa mostrava una dottoressa sorridente, con tanto di stetoscopio al collo, per una campagna contro la violenza verso gli operatori sanitari e socio-sanitari. Non avete letto male, c’è scritto proprio così: «campagna contro la violenza verso gli operatori sanitari e socio-sanitari». Incredibile, vero? Gli stessi operatori (e operatrici) che in pieno lockdown riempivano i nostri feed con i visi sfigurati dalle protezioni indossate per ore all’interno dei reparti di rianimazione. Lo stesso personale sanitario che la retorica del Covid ha fatto assurgere a dimensione eroica, mentre loro usavano le ultime forze per registrare video in cui ci supplicavano di restare chiusi in casa, senza nessun piglio mitologico, erano semplicemente stremati. Proprio loro; chissà perché facciamo così fatica a ricordare quei giorni. Anche oggi, soprattutto oggi, che registriamo una cifra che sfiora le mille aggressioni all’anno nei reparti ospedalieri della Regione Toscana. La denuncia arriva direttamente dall’Ordine dei medici e degli odontoiatri di Firenze e provincia, in occasione della Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti dei sanitari. Eh sì, c’è anche una Giornata nazionale per sensibilizzare la cittadinanza che non si dovrebbe aggredire chi lavora per curarci, da non credere. Accanto al viso rassicurante della dottoressa il titolo della pagina pubblicitaria: «La violenza non ti farà stare meglio. Lei sì». E poi il testo dell’annuncio: «Gli operatori sanitari e sociosanitari lavorano tutti i giorni per la tua salute. Aggredirli verbalmente e fisicamente è un reato e un atto di inciviltà che va contro il tuo stesso interesse e quello della collettività». Finché avremo bisogno di messaggi come questo, resteremo un Paese il cui livello di civiltà non potrà essere valutato dalla sua pubblicità, civile o no che sia.

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