lunedì 25 ottobre 2021
Nell'isola si moltiplicano le coltivazioni di frutta tropicale. Sicilia Avocado è già il primo produttore europeo del frutto sudamericano. La Cooperativa Valle dell'Oreto fa banane da 4 generazioni
Gli avocado di Sicilia Avocado

Gli avocado di Sicilia Avocado

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Fra le eccellenze italiane dell'alimentare ora c'è anche la frutta esotica, sempre meno esotica e sempre più a km zero. Mango, avocado, banane e altri frutti tropicali arrivano oggi sui banchi dei mercati rionali, sulle tavole dei consumatori in tutta Italia e, in alcuni casi, anche sugli scaffali di selezionati supermercati direttamente dalle coltivazioni del Sud Italia.

Qui, secondo le stime di Coldiretti, negli ultimi tre anni le piantagioni tropicali sono raddoppiate superando i mille ettari. «Non
si tratta solo di cambiamento climatico, che anzi spesso ha solo effetti negativi sulle produzioni. Semmai sta tutto nel microclima e nelle particolari condizioni di un terreno e nella sua geografia», spiega Andrea Passanisi, imprenditore agricolo siciliano e fondatore di Sicilia Avocado. Andrea non è un coltivatore nato, ma un terreno ereditato dal nonno da portare a reddito e un viaggio in Brasile a 18 anni hanno fatto il resto. Dopo una parentesi a Roma e una laurea in economia, Andrea inizia a sognare
di coltivare nei suoi campi la frutta tropicale che aveva provato a portare dal Brasile nel 2001 e che, esperimento dopo esperimento, aveva iniziato ad attecchire e dare frutto. «La nostra è una zona vocata agli agrumi, e infatti nei nostri terreni convivono limoni e avocado», racconta Andrea.

La sua coltivazione di avocado si trova a Giarre, in provincia di Agrigento a 40 metri dal livello del mare e con una temperatura media di 16/17 gradi. «Siamo in una conca perché l'Etna ci copre dal freddo e dal vento e Giarre è uno dei comuni più piovosi e umidi d'Italia con oltre 1.000 millilitri di acqua piovana prodotta e una costante di umidità che influisce positivamente
sull'attecchimento», dice Andrea, spiegando che la sua azienda agricola segue la stagionalità dell'avocado: si inizia a raccogliere a ottobre e si termina ad aprile.

L'imprenditore 37enne ha intercettato un trend in crescita: «Nel 2016 il consumo procapite di avocado in Italia era di circa 160 grammi, oggi abbiamo raggiunto circa i 300 grammi e la gente sta scoprendo le proprietà nutritive di questo frutto e ha curiosità ma anche voglia di genuinità, complice anche il maggior tempo per sé e l'attenzione all'alimentazione nata grazie al lockdown e alla pandemia degli ultimi anni». Un trend che ha fatto segnare per l'azienda tra tra il 2020 e il 2021 una produzione di 1.400 tonnellate di avocado.

Più a Ovest – nel Palermitano – c'è la Cooperativa Valle dell'Oreto, un'azienda familiare che da quattro generazioni coltiva banane in una vallata attraversata dal fiume Oreto. Si tratta di una coltivazione che ha origini antichissime e che, anche in questo caso, convive con gli agrumi. «Negli Anni '20 il mio bisnonno esportava agrumi in America latina e da un viaggio di ritorno come souvenir portò delle piante di banane che per molti anni furono coltivate per uso domestico», racconta la nipote Letizia Marcenò che oggi gestisce l'azienda assieme ai fratelli.

Proprio loro si sono resi conto che la coltivazione continuava a dare sempre più frutti e nel 2010, dopo attente analisi di mercato, hanno intuito che estendere la produzione a fini commerciali sarebbe stato un ottimo investimento. «La domanda è altissima, si tratta di uno dei frutti più consumati al mondo», dice Letizia. La Cooperativa Valle dell'Oreto è oggi l'unica in Italia a produrre banane fuori serra, grazie al particolare microclima della zona. Ad oggi i raccolti si aggirano sui 300/400 quintali annui, ma si tratta di dati soggetti a cambiamenti in base a diversi fattori climatici e ambientali. «Il consumatore è convinto che le banane ci siano tutto l'anno ma non è così: il periodo di produzione va da marzo-aprile fino a ottobre-novembre, anche se qui, viste le temperature, possiamo arrivare anche fino a dicembre». Il quantitativo prodotto non permette ancora alle banane made in Sicily di arrivare ovunque, ma è solo questione di tempo. «Il nostro maggior canale è la vendita diretta tramite i mercati di Campagna Amica e il nostro punto vendita aziendale, ma stiamo lavorando per soddisfare una domanda sempre crescente», sottolinea Letizia.

Perché il "km zero siciliano" ha delle interessanti prospettive di distribuzione non solo in Italia, ma anche in altri Paesi esteri dove cresce l'attenzione verso prodotti di qualità, tracciati e che coprono distanze più "sostenibili" per arrivare dal campo alla tavola. «I consumatori oggi sono consapevoli che non potranno mai conoscere la storia di un frutto tropicale che arriva via aerea dal Sud America, mentre dei nostri prodotti possono conoscere tutto, compreso il momento in cui è partito e il giorno in cui arriva sulla
loro tavola», ricorda Andrea Passanisi che, grazie a un consorzio che riunisce una trentina di aziende e circa 140 ettari di terreno riesce a far arrivare la sua frutta esotica in tutt'Italia ma anche all'estero. «Abbiamo creato Dal Tropico, una società commerciale che distribuisce i nostri prodotti che oggi arrivano in tutta Italia, Francia, Svizzera e Belgio, e i nostri avocado sono arrivati persino in Cina via aerea». Una distribuzione efficace merito anche di una piattaforma ecommerce per le vendite al dettaglio che oggi conta circa 60mila utenti e che consentendo così alla frutta esotica km zero di diventare un'eccellenza mondiale del made in Sicily.

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