Perché l'Ue ha dato una supermulta a X
L'azienda sanzionata per 120 milioni di euro per mancata trasparenza su spunta blu, pubblicità, trasmissione dei dati a chi fa ricerca. Ira di Washington

Centoventi milioni di euro in totale. Ecco la prima multa assoluta nel quadro del Dsa, la nuova legge sui servizi digitali in vigore dal 2023, colpito è il social network X (l’ex Twitter) di proprietà di Elon Musk. «Oggi – ha dichiarato la vicepresidente esecutiva della Commissione Europea Henna Virkkunen, ironicamente proprio sulla stessa piattaforma – abbiamo comminato una multa a X per violazione dei suoi obblighi di trasparenza nel quadro del Dsa. Le violazioni riguardano il design ingannevole della sua spunta blu, la mancanza di trasparenza sul fronte degli archivi pubblicitari, e il non aver fornito accesso ai ricercatori ai dati pubblici».
Una decisione della Commissione Europea che ha già attirato gli strali della Casa Bianca. «L’Ue dovrebbe sostenere la libertà di parola invece di attaccare le aziende americane per spazzatura» ha tuonato, ovviamente su X, il vicepresidente degli Stati Uniti JD Vance. «Apprezzo molto» è stata la reazione di Musk sul suo social network. Marco Rubio, segretario di Stato, è stato anche più duro, definendo la multa «un attacco a tutte le piattaforme tecnologiche americane e agli americani da parte di governi stranieri» e aggiungendo che «i tempi della censura online degli americani sono finiti».
«Questa decisione – ha replicato Virkkunen - riguarda la trasparenza di X, non ha nulla a che fare con la censura. Se si rispettano le nostre regole, non si viene multati, è semplice». Le tutele del Dsa, ha commentato anche Paola Pinho, portavoce capo della Commissione, «non riguardano la censura, non limitano i contenuti, ma riguardano la trasparenza: siamo d’accordo di non essere d’accordo» con Vance.
La multa, di per sé modesta in rapporto al fatturato di X (2,5 miliardi di dollari, pari a 2,1 miliardi di euro, nel 2024), è legata a tre diverse violazioni contestate da Bruxelles al social network di Musk. La prima riguarda il design “ingannevole” della spunta blu a fianco degli account. Una spunta che dovrebbe indicare un account verificato e dunque affidabile, invece è puramente frutto di un pagamento. Dietro potrebbe esserci chiunque, anche criminali, governi ostili, estremisti.
«Questo – spiega una nota della Commissione – viola l’obbligo nel quadro del Dsa per le piattaforme online di impedire pratiche di design ingannevole nei loro servizi». La prassi di X, avverte ancora Bruxelles, «espone gli utenti a truffe, compreso il furto di identità, nonché altre forme di manipolazione da parte di agenti ostili». La multa per questa fattispecie è pari a 45 milioni di euro, un alto funzionario comunitario ha spiegato che è «nell’ordine di grandezza» dei proventi ottenuti da X vendendo la spunta blu. La seconda fattispecie riguarda la mancanza di trasparenza sul fronte degli archivi pubblicitari. Il Dsa prevede l’obbligo per le piattaforme di rendere accessibile e ricercabile gli archivi pubblicitari, che, spiega la Commissione, «sono essenziali per ricercatori e società civile per individuare truffe, campagne di minacce ibride, operazioni coordinate di informazione e falsi annunci». Per questa fattispecie la multa è di 35 milioni di euro.

La terza, infine, è la violazione dell’obbligo previsto dal Dsa di consentire ai ricercatori accesso ai dati pubblici della piattaforma. «I termini di servizi di X – lamenta la Commissione vietano ai ricercatori di accedere in modo indipendente i suoi dati pubblici». Inoltre, «le procedure di X per l’accesso dei ricercatori ai dati pubblici impongono barriere non necessarie, minando così la ricerca su vari rischi sistemici nell’Ue». Per questa fattispecie la multa è di 40 milioni di euro.
X ha ora sessanta giorni per rimediare al primo rilievo, novanta per gli altre due. Altrimenti scatteranno multe accessorie giornaliere fino all’adempimento delle richieste di Bruxelles. Ieri l’alto funzionario comunitario ha comunque sottolineato che con X (che potrà fare ricorso alla Corte Ue) c’è stato costante dialogo, che la piattaforma ha avuto pieno accesso a tutta la documentazione.
Contro X, peraltro, sono in corso altre due indagini della Commissione. Una riguarda la possibilità della violazione del Dsa sul fronte della lotta alla diffusione di contenuti illegali e dell’efficacia delle misure di risposta, l’altra le modalità di utilizzo degli algoritmi. La saga continua.
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