mercoledì 20 marzo 2013
​Entro 4 mesi dalla fine dell'istruzione obbligatoria, ai ragazzi va offerto un tirocinio, un'occasione di lavoro o un corso di studi superiore
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​Un programma per l’inserimento dei giovani, entro 4 mesi dalla fine della scuola, e di orientamento verso il proseguimento degli studi, il tirocinio o una prima offerta di lavoro: è la "Garanzia Giovani" della Commissione europea. È lo schema di garanzie per i giovani (Youth guarantee), presentato da Bruxelles il 5 dicembre 2012 e approvato dai ministri del Lavoro Ue lo scorso 28 febbraio. Un modello mutuato dall’esperienza scandinava. Si tratta di favorire al meglio la transizione dalla scuola verso un livello superiore d’istruzione, la formazione professionale o direttamente il primo impiego, accorciando i tempi del passaggio. Una transizione che l’Ue vuole limitare al massimo a 4 mesi, per contrastare e ridurre drasticamente il numero dei cosiddetti Neet (not in education, employment or training), quegli 8 milioni di under 25 che appunto non lavorano, non studiano, né frequentano corsi di formazione, e che all’Europa costano ogni anno 150 miliardi di euro, pari all’1,2% del Pil comunitario.Il modello scandinavo, si diceva. L’approccio all’occupazione under 25 risale addirittura al 1984, quando la Svezia introdusse i primi youth guarantee schemes, periodicamente aggiornati fino al 2010 con il programma ora denominato Swedish job guarantee for young people; lo stesso hanno fatto la Danimarca (dal ’93) e poi la Finlandia (dal ’96) in particolare, con il Finnish youth guarantee. Nei programmi di Finlandia e Svezia, osserva la Commissione europea il ruolo centrale è giocato dai servizi pubblici per l’impiego (Pes). In Finlandia, il Pes è tenuto, entro i primi tre mesi in cui il giovane è registrato come disoccupato, a sviluppare un piano di sviluppo personale per la ricerca di lavoro, con una valutazione delle esigenze e del sostegno necessario alla ricerca dell’impiego, e a offrire un lavoro, un’opportunità di studio o un’altra misura che possa favorire l’occupabilità (formazione, coaching, consulenza, lavoro sovvenzionato). In Svezia il sostegno pubblico è diviso in tre fasi: registrazione nel Pes; valutazione approfondita, nei successivi tre mesi, delle esigenze e delle aspirazioni professionali del job seeker; dopo tre mesi di disoccupazione, la ricerca del lavoro è intensificata e combinata con misure attive di mercato del lavoro, come tirocini, apprendistato, supporto nell’accesso all’istruzione e alla formazione, finanziamento dello start up. In Svezia, i giovani che si sono rivolti al programma occupazionale sono aumentati dai 10mila del 2008 ai 53mila nel 2010, con risultati soddisfacenti per quasi il 50 per cento dei ragazzi. In Finlandia, l’85 per cento dei disoccupati under 25 che si sono rivolti al Finnish youth guarantee ha trovato un’occupazione. I programmi, osservano gli analisti, sembrano essere più efficaci per i giovani pronti a lavorare (work-ready) e dunque si concentra sui nuovi ingressi nel mercato del lavoro piuttosto che sui giovani disoccupati di lunga durata.Ora l’Ue vuole esportare il modello scandinavo in tutti i 27 Stati membri, nel rispetto delle proprie specificità occupazionali. Lo Youth guarantee è una raccomandazione – e dunque non un atto giuridicamente vincolante – con cui la Commissione invita dunque gli Stati a prendere iniziative di inclusione giovanile. Il costo della Garanzia, ha stimato l’Ilo, sarebbe per l’Eurozona pari a 21 miliardi (0,45 del suo Pil) e dunque molto inferiore ai 150 miliardi che servono per mantenere i Neet. L’Ue, inoltre, farà la sua parte: il Pacchetto sull’occupazione giovanile, in cui rientra lo Youth Guarantee, sarà finanziato con 6 miliardi per il periodo 2014-2020 – di cui 3 provenienti dal budget Ue e il resto dal Fondo sociale (Fse) – che sosterranno le misure d’inserimento al lavoro per i giovani di quelle regioni con la disoccupazione junior superiore al 25%. Tra le linee guida per implementare la Garanzia Giovani, la Commissione indica almeno 40 "voci" specifiche in cui il Fse può assistere gli interventi dei singoli Paesi: dall’individuazione del "talento" o delle caratteristiche specifiche dei candidati ai programmi di re-inserimento nella scuola secondaria, dalla formazione per il primo impiego al training per la creazione di micro-imprese, dalla cooperazione tra servizi all’impiego alla promozione della mobilità del lavoro.

L’Ue, inoltre, sta lavorando con le parti sociali per maturare una proposta a favore di un quadro europeo di qualità sui tirocini, a cominciare dai contratti di tirocinio, per evitare l’abuso di stage inutili e non formativi, che come tali impediscono, di fatto, ai giovani di acquisire le competenze necessarie per competere nel mercato del lavoro. In Italia, la disoccupazione giovanile è passata dal 29,1% del 2011 al 35,1 del settembre 2012, i Neet sono quasi al 20%, mentre oltre il 18% abbandona prematuramente istruzione e formazione (dati Commissione europea). Alla fine del 2012 l’action team dell’esecutivo Ue ha identificato una serie di azioni specifiche a favore dell’istruzione e dell’occupazione giovanile: 300 milioni per l’istruzione in Campania, Calabria, Puglia, Basilicata e Sicilia, 452 milioni per un piano d’azione giovanile solo per la Sicilia, 100 milioni a favore del credito d’imposta per incentivare le imprese ad assumere giovani, promozione dell’apprendistato e della mobilità con i programmi Erasmus e Leonardo Da Vinci, miglior utilizzo dei fondi disponibili per migliorare la qualità dei servizi pubblici per l’impiego, sostegno ai servizi di cura per bambini e anziani.

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