mercoledì 20 ottobre 2021
"Dopo dieci anni è un buon momento per lasciare" ha detto il presidente della Banca centrale tedesca, che va via alla fine del 2021 per "motivi personali".
Jens Weidmann, presidente della Bundesbank

Jens Weidmann, presidente della Bundesbank - Reuters

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Dopo oltre dieci anni alla guida della Bundesbank, la banca centrale tedesca nota anche come “Buba”, il presidente Jens Weidmann ha deciso di dimettersi per motivi personali chiedendo al presidente della Repubblica Federale di Germania di essere sollevato dal suo incarico alla fine dell’anno. “Sono giunto alla conclusione - ha scritto Weidmann ai dipendenti della banca - che più di dieci anni sono un buon momento per iniziare un nuovo capitolo, per la Bundesbank e per me personalmente”. “La politica monetaria - ha aggiunto - ha svolto un ruolo significativo di stabilizzazione durante questo periodo. Tuttavia, le numerose misure di emergenza di politica monetaria sono state associate anche a notevoli effetti collaterali e nella modalità di crisi in corso, il sistema di coordinate della politica monetaria è cambiato. I miei colleghi del Consiglio direttivo sotto la guida di Christine Lagarde meritano un ringraziamento per l’atmosfera aperta e costruttiva nelle discussioni a volte difficili degli anni passati. Occorre prestare maggiore attenzione agli effetti collaterali e, in particolare, ai rischi per la stabilità finanziaria”.

Le dimissioni del banchiere centrale tedesco giungono nel mezzo del tentativo di formazione del nuovo governo. Nato il 20 aprile del 1968 a Solingen, ha frequentato il Gymnasium a Backnang nel Baden-Wurttemberg, conseguendo il diploma nel 1987, poi ha studiato economia alla Université Paul Cezanne Aix-Marseille III e alle università di Parigi e Bonn. Ha ricevuto il titolo dottorale sotto la supervisione dello studioso di economia monetaria Manfred J.M. Neumann. Durante i suoi studi, Weidmann ha svolto tirocini alla Banca di Francia e alla Banca Nazionale del Ruanda. Per la dimestichezza acquisita con il settore finanziario dell’economia francese, la sua successiva carriera nella politica finanziaria tedesca è stata favorevolmente accolta come contributo al sistema di relazioni franco-tedesche in ambito europeo. A febbraio 2006 è stato nominato direttore della quarta divisione (politica economica e finanziaria) della Cancelleria tedesca e durante questo periodo è stato a capo dei negoziatori della Germania ai summit del G8 e del G20 finché nel maggio del 2011 è approdato alla guida della Buba.

All’interno del Consiglio dei governatori della Bce di cui fa parte di diritto, Weidmann è stato a lungo considerato un “falco”, sostenitore cioè della linea del rigore e oppositore dell’allora presidente dell’Eurotower Mario Draghi sulla linea dell’acquisto dei titoli che salvò l’euro durante la crisi del debito sovrano, il famoso “whatever it takes” del 2012. Weidmann è stato contrario fra l’altro al piano OMT che ha dato alla Bce poteri di prestatore di ultima istanza per i paesi che ne facessero richiesta e al Quantitative Easing. “Rispetto la decisione di Weidmann - ha detto la Lagarde, presidente della Bce - ma me ne rammarico anche immensamente. Jens è un buon amico personale sulla cui lealtà ho sempre potuto contare. Sebbene avesse opinioni chiare sulla politica monetaria sono sempre rimasto colpita dalla sua ricerca di un terreno comune nel Consiglio direttivo, dalla sua empatia per i suoi colleghi dell’Eurosistema e dalla sua volontà di trovare un compromesso”.

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