giovedì 15 marzo 2018
Vertice al Mise con i sindacati che lanciano l'allarme: licenziamenti collettivi. Bloccate le prenotazioni per l'estate
Valtur in crisi, rischio liquidazione
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Nessun piano di ristrutturazione per Valtur, ma un concordato preventivo liquidatorio. A lanciare l’allarme sono i sindacati dopo l’incontro di ieri al ministero dello Sviluppo economico. Nel corso del quale la situazione è apparsa senza via d’uscita per il gruppo fondato nel 1964 e sicuramente uno dei brand più conosciuti (ma anche tormentati) del panorama turistico italiano. Il fondo Investindustrial di Andrea Bonomi, che ha rivelato la società nell’aprile 2016, secondo le indiscrezioni non sarebbe più intenzionato ad investire ma preferirebbe rinegoziare i contratti, procedendo con la cessione a "spezzatino" visto che al momento mancherebbe un acquirente.

La settimana scorsa Valtur ha presentato al tribunale di Milano la richiesta di concordato in bianco (per la quale avrà 220 giorni di tempo), così come era accaduto nel 2011 per un passivo di 300 milioni di euro. In teoria la richiesta di concordato doveva preludere alla presentazione di un piano di rilancio e risanamento. Piano che però, stando a quanto riferito dai sindacati, non è stato neanche nominato. Valtur è stata acquistata meno di due anni da Investindustrial, fondo di private equity, che complessivamente ha investito circa 100 milioni. Bonomi è famoso per aver ristrutturato e venduto diverse aziende tra le quali Ducati e Gardaland e possiede . Nel bilancio 2017, chiuso nell’ottobre scorso, Valtur ha registrato un fatturato di 86 milioni (più 7% rispetto all’anno precedente) e perdite per circa 80 milioni, di cui 60 per accantonamenti e interventi straordinari. La società specializzata in villaggi-vacanze e pacchetti turistici non ha debiti nei confronti delle banche, ma ha un’esposizione pari a circa 70 milioni verso terzi, nella quasi totalità fornitori. A complicare la situazione la guerra legale con l’ex proprietario, l’imprenditore veneto-montenegrino Franjo Ljuljdjuraj. Mentre a giugno dell’anno scorso la Cassa depositi e prestiti è intervenuta in maniera massiccia rilevando i tre resort di Ostuni, Pila e Marilleva.

Il fallimento adesso sarebbe dietro l’angolo. «Non c’è un investitore pronto a comprare tutto il perimetro, l’intenzione è quella di liquidare pezzo per pezzo e chiudere» ha commentato Luca de Zolt della Filcams-Cgil nazionale al termine dell’incontro al Mise aggiungendo che l’azienda ha annunciato l’avvio delle procedure di licenziamento collettivo. Nei villaggi turistici lavorano ogni stagione circa 1.200 persone in totale e nelle sede di Milano ci sono un centinaio di tour operator e amministrativi. Al momento le prenotazioni per la prossima stagione estiva nei villaggi sono bloccate e l’incertezza regna sovrana. «Non sappiamo cosa succederà, anche se ci hanno detto che quella invernale è andata anche bene», ha aggiunto Elena Vanelli di Fisascat-Cisl spiegando che «ci sono diverse persone che hanno già prenotato e cominciato a pagare le vacanze ma non si sa cosa succederà, la situazione è più tragica di quello che era stato preannunciato».

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