sabato 15 luglio 2023
Negli Usa proteste contro gli studios di Hollywood: tra le richieste, compensi più alti per i professionisti a “chiamata” e tutele per il lavoro autoriale e attoriale minacciato dall’uso dell’AI
L'AI e la paura del doppio digitale, perché scioperano gli attori

Reuters

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Nell’anno in cui il cinema avrebbe dovuto riprendersi dalle conseguenze della pandemia, il sindacato degli attori di Hollywood ha approvato uno sciopero per la prima volta dopo 43 anni, fermando il business cinematografico e televisivo americano da 134 miliardi di dollari.

A spingere oltre 160mila professionisti a protestare vi sono è la rabbia per i compensi non ritenuti adeguati, ma anche la paura per un futuro dominato dalla tecnologia. Gli attori cinematografici e televisivi temono che l'intelligenza artificiale possa essere utilizzata per duplicare le loro voci e sembianze. L'ultima proposta dei produttori degli studios di Hollywood sull'intelligenza artificiale, fortemente criticata dal sindacato, è stata la richiesta di poter scansionare i volti degli attori non protagonisti pagandoli per un giorno di lavoro, e di poter possedere e utilizzare la loro immagine «per l'eternità, in qualsiasi progetto, senza consenso e senza compenso».

Tra le “battaglie” che anche gli sceneggiatori hanno portato avanti, decidendo di interrompere il loro lavoro da maggio scorso, oltre alla minaccia dell'intelligenza artificiale, vi è la richiesta di una retribuzione più alta anche per i professionisti “a chiamata” che garantisca di accedere all’assicurazione sanitaria di base. Questo doppio sciopero, sceneggiatori e attori, mette più di 170mila lavoratori contro gli major hollywoodiane come Disney, Universal, Sony e Paramount, ma anche contro i colossi tecnologici come Netflix, Amazon e Apple.

Era dal 1960 che non vi era uno sciopero condiviso e in contemporanea, ma come si è arrivati a questo scontro? I leader del sindacato che rappresenta gli attori hanno annunciato lo sciopero dopo che le trattative con gli studi per un nuovo contratto sono fallite, con i servizi di streaming e l'intelligenza artificiale al centro della situazione di stallo. Gli sceneggiatori temono che gli studios utilizzino l'intelligenza artificiale per generare copioni. Gli attori temono che la tecnologia possa essere utilizzata per creare repliche digitali delle loro sembianze (o che le performance possano essere alterate digitalmente) senza il loro consenso e senza compenso per i diritti d’immagine.

Venerdì gli attori si sono uniti agli sceneggiatori in picchetti e manifestazioni a New York, Los Angeles e in dozzine di altre città americane: Fran Drescher, l’attrice famosa per la serie anni ‘90 “La tata” oggi presidente del sindacato Sag-Aftra, aveva spiegato in una conferenza stampa che «l'intero modello di business è stato cambiato» dai colossi dello streaming e che presto l'intelligenza artificiale lo cambierà ulteriormente. «Questo dunque è un momento storico, un momento di verità» aveva detto Drescher. «Ad un certo punto, dobbiamo dire: 'No, non lo accetteremo più'. Sappiamo che la tecnologia andrà avanti, ma non vogliamo partecipare a un contratto che finirà per sostituirci in qualche modo».

Gli scioperi sono l'ultimo colpo monumentale per un'industria dell'intrattenimento che è stata scossa negli ultimi anni dalla pandemia e dai radicali cambiamenti tecnologici. Gli studi di Hollywood hanno visto i prezzi delle loro azioni precipitare e i loro margini di profitto ridursi mentre gli spettatori per la televisione via cavo e di rete - così come i rendimenti al botteghino - sono crollati sulla scia della crescita esplosiva dell'intrattenimento in streaming. Le vendite di biglietti negli Stati Uniti e in Canada dall'inizio dell'anno (circa 4,9 miliardi di dollari) sono diminuite del 21% rispetto allo stesso periodo del 2019, secondo Comscore, che raccoglie i dati al botteghino. Lampi di speranza, comprese le forti vendite di "Spider-Man: Across the Spider-Verse", sono stati cancellati da risultati deludenti per film costosi come "Indiana Jones e il quadrante del destino", "Elemental", "The Flash".

L'Alliance of Motion Picture and Television Producers, che negozia per conto delle società di Hollywood, ha affermato di aver lavorato per raggiungere un accordo ragionevole in un momento difficile per un settore sconvolto dalla rivoluzione dello streaming, che la pandemia ha accelerato. «Il sindacato ha purtroppo scelto un percorso che porterà a difficoltà finanziarie per innumerevoli migliaia di persone che dipendono dal settore», ha affermato l’associazione dei produttori hollywoodiani.
Sebbene Hollywood dall'inizio dell'anno si stesse preparando a uno sciopero degli sceneggiatori, avvenuto ben otto volte negli ultimi 70 anni, di cui l'ultima volta nel 2007, l’insolita determinazione degli attori ha colto alla sprovvista dirigenti e produttori. Gli attori avevano messo in scena l'ultima volta un grande sciopero nel 1980, quando i dettagli economici di un boom ancora nascente nel noleggio e nelle vendite di videocassette erano un punto critico.
Il primo segnale di allarme per gli studios è arrivato già a giugno, quando 65mila membri del sindacato degli attori hanno votato per autorizzare uno sciopero. Nonostante ciò i negoziatori delle major sono arrivati ai colloqui ottimisti e sono rimasti sorpresi quando hanno visto un elenco di proposte del sindacato lungo 48 pagine. Gli studios di Hollywood dovranno ora gestire una guerra del lavoro su due fronti: restano molte domande aperte, incluso il fatto che gli attori e gli sceneggiatori possano richiedere che i futuri negoziati siano condotti in contemporanea. Mentre per quanto riguarda gli effetti del doppio sciopero potrebbero riflettersi anche sugli spettatori di tutto il mondo già tra due mesi, a meno che non ci sia una risoluzione immediata delle controversie. Se gli scioperi si dovessero trascinare in autunno, tutte le produzioni di film e serie tv programmate per dopo l’estate potrebbero essere ritardate e i telespettatori ritrovarsi a guardare migliaia di repliche e film datati.

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