venerdì 12 giugno 2015
L'area del lavoro studentesco si è ridotta dal 39 al 26%. È quanto rivela la VII indagine Eurostudent.
Università, cala il numero degli studenti-lavoratori
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Studenti-lavoratori in calo. Gli universitari che, oltre a studiare, svolgono un lavoro retribuito (temporaneo o continuativo) sono passati dal 39% all'attuale 26%, l'area del lavoro studentesco si è ridotta dunque di circa un terzo. È quanto rivela la settima indagine Eurostudent presentata in un convegno: Università elavoro. Condizione studentesca e occupabilità in Italia -  organizzato alla Camera dall'Intergruppo Parlamentare per la Sussidiarietà e dalla Conferenza dei Collegi Universitari di Merito (Ccum).Le famiglie costituiscono la fonte primaria di supporto degli studenti che vivono 'fuori casa', fornendo in media oltre il 70% delle risorse di cui essi dispongono. Il lavoro costituisce laseconda fonte di entrata per gli studenti, contribuendo per oltre il 20% delle entrate medie totali (l'incidenza del reddito da lavoro sulle entrate totali cresce con l'età degli studenti).In presenza di un'entrata da lavoro, tuttavia, il supporto delle famiglie di origine si riduce ma non scompare, neanche per gli studenti con un lavoro continuativo. "La riduzione del lavoro studentesco rappresenta - ha spiegato Giovanni Finocchietti, direttore dell'indagine - un rischio per le prospettive di occupabilità degli studenti, non solo perché riduce le possibilità di studiare per gli studenti di condizione socio-economica non privilegiata ma anche perché riduce lepossibilità di rafforzare le prospettive di occupabilità attraverso il contatto diretto e precoce con il mercato del lavoro".Durante il convegno - in occasione del quale la presidente della Camera, Laura Boldrini, ha inviato un messaggio di saluto ai partecipanti - è stata presentata anche un'altra indagine, relativa all'occupazione degli alunni dei Collegi Universitari di Merito. Quest'ultimo studio, volto a conoscere la condizione occupazionale dei giovani che hanno frequentato i Collegi negli ultimi 15 anni, mostra che il 30% di coloro che hanno risposto all'indagine ha conseguito o sta conseguendo un dottorato di ricerca (a fronte di una media dei laureati italiani del 4,8%).Includendo, oltre ai dottorati, anche i master di primo e secondo livello e scuole di specializzazione, il 65,6% degli alunni Ccum ha conseguito o sta conseguendo un titolo di studio post-lauream. Ugualmente significativa la percentuale di coloro che hanno fatto almeno un'esperienza all'estero: si tratta del 46,6%, ossia quasi uno studente su due, mentre la percentuale nazionale rilevata da Istat è pari al 7,9% degli intervistati. Infine, il 67% degli allievi deicollegi ha trovato lavoro entro tre mesi dal conseguimento dell'ultimo titolo di studio e il 12% tra i tre e i sei mesi, raggiungendo quindi in totale il 79% del placement entro sei mesi dall'ultimo titolo di studio. Le conclusioni del convegno sono state affidate a Maurizio Carvelli, vice presidente della Ccum che ha avanzato un pacchetto di richieste alla politica. Tra queste una regolamentazione nazionale unica per lo svolgimento dei tirocini, interventi per favorire la mobilità degli studenti ela realizzazione di residenze di qualità per gli studenti universitari.
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