giovedì 21 maggio 2015
Si tratta di assunzioni attribuibili per 35.600 unità all'effetto del Jobs act e, di queste, 25.700 sono da ritenersi assunzioni effettivamente aggiuntive, mentre poco meno di 10mila sono da attribuirsi all'incentivo economico (nella foto Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere).
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Nel 2015 a decollare è soprattutto il lavoro 'stabile' alle dipendenze, che fa registrare un boom di contratti a tempo indeterminato del +82,5% (+73.140 unità rispetto al 2014), per un totale di quasi 162mila assunzioni complessive. È quanto emerge dai dati del Sistema Informativo Excelsior di Unioncamere e ministero del Lavoro sui fabbisogni occupazionali delle imprese contenuti nel Rapporto, secondo cui in crescita quest'anno è anche il numero delle pmi che prevedono assunzioni (19mila in più rispetto al 2014 per un totale di 210mila imprese).Si tratta di assunzioni attribuibili per 35.600 unità all'effetto del Jobs act e, di queste, 25.700 sono da ritenersi assunzioni effettivamente aggiuntive, perché in assenza della riforma non sarebbero state programmate dalle pmi, mentre poco meno di 10mila sono da attribuirsi all'incentivo economico che ha portato le aziende ad anticipare le assunzioni previste per il 2016.A programmare nuovi 'ingressi' è infatti il 14,1% delle piccole e medie imprese contro il 12,4% nel 2014, una quota che si eleva al 20% nel caso delle imprese online a fronte del 10% di quelle non presenti sulla 'Retè.  Secondo il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, "lo stato di salute della nostra economia sta migliorando, ma il paziente Italia non è ancora guarito"."Per accelerarne la ripresa, quindi, bisogna inserire nella cura dosi massicce di innovazione. E nell'era del web 2.0 questa innovazione si chiama 'e-business'. Perché sono proprio le imprese che hanno colto i vantaggi del web quelle che stanno dimostrando di saper trainare la nostra economia e offrire maggiori opportunità per la crescita occupazionale, in particolare giovanile", sottolinea."Per questo - spiega - è importante che le riforme messe in atto dal governo, i cui primi effetti iniziano a essere evidenti, vengano accompagnate da chiari indirizzi di politica economica che sappiano spingere più incisivamente verso la digitalizzazione del nostro Paese. Perché con la nostra cultura, i nostri saperi che rendono unico il made in Italy nel mondo, abbiamo le carte in regola per diventare una 'superpotenzà dell'economia digitale".
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