venerdì 9 giugno 2017
Il direttore generale Papa: intervento di sistema. Governo in pressing anche su Intesa
Unicredit al lavoro sulle Venete per evitare il bail-in
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Potrebbe esserci un barlume di speranza per Veneto Banca e Popolare di Vicenza, le due banche a rischio oggetto da mesi di un intenso negoziato tra il governo e Bruxelles. Ieri il direttore generale di Unicredit, Gianni Franco Papa, ha confermato che «si lavora a una soluzione». Parole apparse una parziale conferma di indiscrezioni diffuse ieri dalla Reuters di «pressioni» del governo soprattutto sulla stessa Unicredit e Intesa Sanpaolo, per aiutare a trovare un miliardo di euro di fondi privati. E cioè quanto indicato dalla Commissione Europea come condizione per acconsentire a una ricapitalizzazione precauzionale di Stato delle due venete (si parla di circa 5 miliardi di euro).

Il Tesoro cerca di negoziare con Bruxelles una riduzione della richiesta di fondi privati, ma non pare – almeno per ora – che abbia ottenuto molto. Certo è che il tempo stringe, e senza una soluzione si avvicina lo spettro della risoluzione secondo le nuove regole europee, il che vuol dire l’applicazione del bail-in: a pagare le perdite e i costi della ristrutturazione (o la chiusura) devono essere anzitutto azionisti e titolari di obbligazioni (prima i 'junior' e cioè i subordinati, solo dopo i 'senior', e cioè i privilegiati, salvaguardati i depositi fino a 100.000 euro). I costi per l’intero sistema bancario di uno scenario così avverso sarebbero molto elevati, secondo Reuters si parla di 11 miliardi di euro di depositi da garantire, dieci volte quanto richiesto da Bruxelles.

Le possibili evoluzioni di ieri seguono l’operazione lampo, nel giro di una notte, sul Banco Popular in Spagna, acquisito per un euro da Santander, il che ha consentito di mantenere aperti gli sportelli, ma con perdite totali per azionisti e titolari di obbligazioni junior. È stato un bail in di fatto, ma solo parziale: del tutto preservati sono stati i titolari di obbligazioni senior e tutti i depositanti, anche sopra la soglia dei 100.000 euro. Il bail-in pieno è stato evitato solo perché c’era un compratore, che invece in Italia per le due venete per ora non c’è. Del resto il Tesoro esclude uno scenario «spagnolo» , ieri anche il vice presidente della Commissione Europea Valdis Dombrovskis è stato prudente.

«Non faccio paralleli o legami tra casi – ha dichiarato – ogni caso viene valutato nel merito in maniera a se stante», ricordando che «le autorità italiane hanno chiesto di lavorare sulla ricapitalizzazione precauzionale». Certo è che a Bruxelles si registra grande soddisfazione per l’operazione Banco Popular, «riteniamo – ha detto Dombrovskis – che sia stata un esempio di successo del primo utilizzo del meccanismo unico di risoluzione» nel quadro dell’Unione bancaria. E si apprezza la determinazione e la rapidità del governo spagnolo, che ha immediatamente escluso un aiuto di Stato, mentre trapela perplessità per le lungaggini italiane. «Più tempo passa – dicevano fonti europee – più si fa difficile la situazione». La sensazione è che il successo del primo test con il Banco Popular possa portare a spingere per una piena risoluzione delle due venete se non si troverà in fretta una soluzione. Decisiva sarà la Bce, che dovrà indicare la sorte dei due istituti, come ha fatto per Banco Popular.

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